Roma: San Pietro - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
Ecco un altro tabù di Stato. Alluminio, arsenico, cromo, fosforo, mercurio, nichel, vanadio, fluoro, atrazina, bario: escono dai rubinetti delle case italiane. Come è possibile? Semplice: il trucco delle autorità è insito nelle deroghe che innalzano artificiosamente i limiti. Ovvero: inquinamento legalizzato, a norma di legge.
Trentino (Lagorai) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Da 12 anni, grazie al Decreto legislativo 31/2001, che disciplina “le acque destinate al consumo umano”. Queste norme stabiliscono i valori limite dei parametri microbiologici e chimici che possono essere presenti nell’acqua per definirla “potabile”.
Bene, anzi malissimo: in particolari circostanze di degrado dell’oro blu, l’articolo 13 del decreto concede alle amministrazioni interessate la possibilità di fissare, appunto, deroghe ai valori prescritti, purché non comportino «potenziale pericolo per la salute umana e sempreché l’approvvigionamento di acque destinate al consumo umano non possa essere assicurato con altro mezzo». Il problema è che le eccezioni nel Belpaese non durano settimane, e neanche mesi, ma anni.
Nella Puglia del presidente ecologista Nichi Vendola sono state disposte deroghe per cloriti e trialometani. Non solo. In Basilicata che fornisce risorse idriche alla Puglia, da alcuni anni le acque destinate al consumo umano della diga del Pertusillo (ma non solo) sono inquinate da metalli pesanti e idrocarburi. Ma alla gente, complici mass media controllati dal sistema di potere e giornalisti venduti al miglior offerente, non fanno sapere nulla, al massimo, il minimo possibile.
Il fatto è stato denunciato alla magistratura. Sempre in Puglia, c'è la diga delPappadai in provincia di Taranto, che avrebbe dovuto rifornire il Salento di acqua proveniente dalla Lucania. L'opera pubblica non è mai entrata in funzione. In compenso è stata trasformata in una discarica a cielo aperto. Ed è incredibile che la giunta Vendola insista nel pretendere cospicui finanziamenti pubblici per realizzarne un’altra: la diga di Piano dei Limiti.Non solo: il governo Vendola ha consentito alla Cogeam (Marcegaglia & soci) di piazzare una "discarica" sulla principale falda acquifera del Salento, a Corigliano d'Otranto.
Diamo come sempre i numeri. In Italia il deflusso delle acque superficiali ammonta a circa 150 miliardi di tonnellate all’anno. Di questo mare d’acqua vengono utilizzati appena 10 miliardi per gli usi delle abitazioni, circa 25 per le industrie e 40 miliardi di tonnellate per l’agricoltura. Circa il 35 per cento della popolazione servita dalla rete acquedottistica, però non dispone di acqua per tre mesi l’anno.
Il problema, tuttavia, non è tanto la scarsità, che pure si avverte nelle regioni del Sud, quanto l’inquinamento. E con l’acqua in bottiglia a caro prezzo e sempre più in aumento - fortuna delle multinazionali straniere che si sono accaparrate le fonti migliori (vedi Nestlè) - spesso va anche peggio. Ma è un’altra storia.
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=pappadai
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Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/06/italia-dai-rubinetti-acqua-tossica.html
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