venerdì 28 settembre 2012

Grecia, ormai anche i poliziotti scioperano e fanno i cortei. Oggi la stangata di Samaras


Il giorno dopo lo sciopero generale che ha paralizzato il paese la Grecia già pensa al prossimo, che probabilmente si terrà ai primi di ottobre. Oggi a scendere in piazza sono addirittura i poliziotti. Nel giorno in cui il Governo darà la stoccata finale ai tagli portando l’età della pensione a 67 anni e martoriando gli stipendi dei dipendenti pubblici, sindacalisti e membri dell'Associazione dei Poliziotti dell'Attica, si sono trovati fuori dalle sedi dei tre partiti della maggioranza governativa - Nea Dimokratia (centro destra), Pasok (socialista) e Sinistra Democratica - per esprimere la loro rabbia nei confronti dei tagli agli stipendi e alle pensioni, previsti dal piano di austerita' messo a punto dal Governo in collaborazione con i creditori internazionali del Paese.
Samaras sta progettando un taglio di 13,5 miliardi di euro per il biennio 2013–2014, possibilmente prima della riunione dell'Eurogruppo, in calendario per l'8 ottobre prossimo. Le misure del pacchetto saranno al centro del vertice di maggioranza in programma per questa mattina. Secondo le prime anticipazioni di stampa, il pacchetto comporta, fra l'altro, l'abolizione della tredicesima e della quattordicesima mensilita' per gli impiegati statali, nuovi tagli alle pensioni al di sopra di 1.000 euro, innalzamento dell'eta' pensionabile ai 67 anni, dai 65 attuali, e la cassa integrazione per 15mila dipendenti statali per i prossimi due anni. Ad incrociare le braccia oggi e domani saranno anche i dipendenti del ministero delle Finanze. Syriza ha partecipato ieri al corteo che ha visto sfilare quasi 50mila persone. “La Grecia – ha dichiarato Alexis Tsipras, segretario del partito - non potrà essere trasformata in un enorme cimitero sociale".
Intanto, nella 'Troika' dei creditori internazionali della Grecia, costituita da Ue, Fmi, e Bce, è scontro sulle soluzioni per risolvere la crisi ellenica, con l'istituto di Washington che spinge per una ristrutturazione del debito detenuto dai paesi europei, mentre Bruxelles preferirebbe concedere ad Atene piu' tempo per applicare le misure di austerita' concordate in cambio degli aiuti.

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