A
cura di Andrea Porcarelli
La ricchezza
del pensiero di Tommaso e la grande varietà dei temi affrontati
hanno fatto di lui un autore molto letto e citato, talora da studiosi
che si sono addentrati in profondità nello spirito e nei contenuti
del suo pensiero, talora da interpreti più frettolosi che hanno
contribuito a diffondere una visione distorta del tomismo. È bene,
in ogni caso, accennare anche solo di sfuggita al fatto che quando si
parla di "tomismo" non ci si riferisce – ovviamente –
al solo S. Tommaso, ma all'insieme di tutti coloro che – nel corso
dei secoli – a qualche titolo ne hanno esplicitamente ripreso
l'insegnamento, a partire dai grandi commentatori della "tarda
scolastica", di cui ci limitiamo – in questa sede – citare i
principali: Giovanni Capreolo (1380-1444), Francesco Silvestri da
Ferrara, più noto come "Ferrarese" (1468-1528), Tommaso de
Vio, più noto come "Gaetano" (1469-1534), Domenico Bañez
(1528-1604), Giovanni di San Tommaso (1589-1644) che hanno prodotto
studi monumentali, sia come commento alle opere di Tommaso, sia come
veri e propri strumenti per lo studio. Alla linea tomista
"domenicana" a cui si è appena fatto riferimento, si
affianca la linea "gesuitica", visto che fin dalla "Ratio
studiorum" del 1599 (ma anche prima, nella Ratio del Collegio
Romano) l'ordinamento degli studi dei Gesuiti prescrive
esplicitamente di attenersi alla dottrina di S. Tommaso; ma tale
riferimento comporterà un certo grado di libertà interpretativa,
per cui possiamo di fatto distinguere una linea ermeneutica distinta,
che si esprime attraverso alcuni grandi autori, tra cui citiamo:
Pedro Da Fonseca (1528-1599), Gabriel Vàzquez (1549-1604), Luis de
Molina (1536-1600) ed il "doctor eximius" Francisco Suàrez
(1548-1627).
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