mercoledì 5 settembre 2012

I continenti sono sei: crescono senza sosta le isole di rifiuti galleggianti

Le isole di rifiuti; infografiche e articolo. La plastica nel Mar Mediterraneo. Il mare come discarica tra passato e presente: quando gli USA utilizzavano il mare come discarica. Sostanze tossiche che finiscono in mare: legalmente e non.

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Sono due le immense "isole di rifiuti" formate grazie alle correnti che hanno concentrato in due precise zone migliaia di tonnellate di rifiuti, in gran parte "shoppers", ovvero buste di plastica. Le due zone, che sono in continua crescita, sono state chiamate "Pacific Trash Vortex" e "Spiral Island". Si estendono in una superficie paragonabile a quella di un continente: solo il Pacific Trash Vortex ha raggiunto una dimensione doppia a quella degli Stati Uniti. Ma anche il Mare Nostrumnon versa in condizioni migliori, pur non essendoci nessuna "isola" di rifiuti: plastica, ma non solo: in mare ci finiscono rifiuti speciali, legalmente e non: a fine articolo approfondimenti.

Il "Pacific trash vortex"



INFOGRAFICHE SU PACIFIC TRASH VORTEX:
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Di seguito un articolo pubblicato da "ilfattoquotidiano.it" alcuni mesi fa:


di Andrea Bertaglio 
SECONDO ALCUNI STUDIOSI il Pacific Trash Vortex ha raggiunto una dimensione doppia a quella degli Stati Uniti. È la discarica più grande del pianeta e si è formata principalmente a causa dei sacchetti di plastica usa e gettaCresce costantemente il Pacific Trash Vortex, l’accumulo di rifiuti di plastica che galleggiano nell’Oceano Pacifico. Con decine di milioni di tonnellate di detriti che fluttuano tra le coste giapponesi e quelle statunitensi, si tratta di fatto della più grande discarica del pianeta. Secondo scienziati ed oceanografi, fra cui Marcus Eriksen, direttore di ricerca presso l’Algalita Marine Research Foundation, la sua estensione ha ormai raggiunto “livelli allarmanti”: forse “il doppio di quella degli Stati Uniti”. Ma come può essere così vasta? Raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, il dottor Eriksen ha spiegato che il Trash Vortex “non forma un’isola o un’accumulazione densa di frammenti. La densità è simile a quella di un cucchiaio di confetti di plastica sparsi su un campo di calcio”. Fra i rimedi consigliati dagli esperti, spicca la necessità di abbandonare globalmente i sacchetti di plastica usa e getta. Una scelta già fatta dall’Italia, che adesso tutta l’Europa vuole imitare.
PALLONI DA CALCIO E DA FOOTBALL, mattoncini di Lego, scarpe, borse, kayak e milioni di sacchetti usa e getta. Sono questi gli ingredienti della “zuppa di plastica” che anno dopo anno si sta impossessando del Pacifico. Un quinto di essi, secondo gli studiosi, proviene da oggetti gettati da navi o piattaforme petrolifere, il resto dalla terraferma. Questo enorme vortice di rifiuti è però visibile solo da navi e barche, non dai satelliti. Esso si trova infatti al di sotto della superficie marina, fra i pochi centimetri e i 10 metri di profondità.Scoperto alla fine degli anni ’80 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) ma reso noto soprattutto da Charles Moore, il Great Pacific Garbage Patch (altro nome del Trash Vortex) si divide in due grandi blocchi: “Uno a circa 500 miglia marine dalle coste californiane, ed uno al largo di quelle giapponesi – spiega il dottor Eriksen – connessi dalle correnti che ruotano in senso orario attorno ad essi”.
IN QUEST’AREA DEL PACIFICO SETTENTRIONALE le correnti portano ogni anno ad accumularsi enormi quantità di rottami marini e rifiuti, composti per il 90% da plastica, di cui si ritrovano anche pezzi fabbricati negli anni ‘50. Le materie plastiche, infatti, fotodegradandosi possono disintegrarsi in pezzi molto piccoli, ma sostanzialmente non si biodegradano. I polimeri che le compongono possono così finire nella catena alimentare, in quanto queste briciole vengono scambiate per plancton o altri tipi di cibo da molti animali marini. Un problema comune anche al Mare Mediterraneo, che vede però nelle dimensioni raggiunte nel Pacifico un fenomeno decisamente allarmante. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), già nel 2006 ogni miglio quadrato di oceano conteneva 46mila pezzi di plastica galleggiante. Oggi, secondo i calcoli più recenti, si è arrivati con il solo Trash Vortex ad un totale di 100 milioni di tonnellate. Per Charles Moore il problema è dovuto soprattutto all’enorme diffusione nel mondo dei sacchetti di plastica. Se non se ne ridurrà il consumo, avverte “Captain” Moore, “questa massa galleggiante potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio”.
UN FENOMENO QUELLO DEI SACCHETTI USA E GETTA di cui si sta discutendo molto in Europa, ma che finora ha portato solo l’Italia a metterli definitivamente al bando. Nel Belpaese, una volta tanto all’avanguardia nella tutela dell’ambiente, la legge che dall’inizio del 2011 vieta la produzione e la commercializzazione di questi sacchetti è diventata infatti un esempio virtuoso per tutto il resto del vecchio continente. Tanto che, secondo una consultazione pubblica della Commissione europea sull’uso delle buste di plastica non biodegradabili, a cui hanno partecipato oltre 15mila cittadini dell’Ue e centinaia fra associazioni, Ong ed università, “il 70 per cento degli europei vuole che il bando italiano venga esteso al resto dei Paesi membri”.
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ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO - i mari come discarica, e la situazione del Mare Nostrum:


"Dumping", gli oceani come discariche tra passato e presente" Fino a qualche decennio fa, gli USA - ma anche altre nazioni - utilizzavano gli oceani come vere e proprie discariche, gettando in esso rifiuti di diverso tipo, spesso anche i rifiuti speciali. A differenza della plastica però, questi si inabissano e quindi non suscitano clamore.. 

"Nel Mediterraneo galleggiano 500 tonnellate di plastica (quasi tutti shopper)"   e "I sacchetti di plastica soffocano i mari Anche il Mediterraneo è a rischio"Anche nel "Mare Nostrum" ci sono tonnellate di rifiuti di plastica... e non solo: il giornalista d'inchiesta Gianni Lannes ha documentato ampiamente come le ecomafie italiane smaltiscono rifiuti speciali a pochi km dalle nostre coste... infine c'è chi è autorizzato a farlo: come Solvay, che secondo Lannes ha scaricato nei mari di Rosignano Solvay, legalmente, oltre 400 tonnellate di mercurio.




Staff Nocensura.com

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