di Laura Muzzi
Hai pagato l’Iva sulla Tariffa di igiene ambientale (Tia)? Puoi farti rimborsare.
Un cumulo di rifiuti a Napoli
Una volta tanto una buona notizia che riguarda le tasse. Con la sentenza 3756 del 9 marzo 2012,i nfatti, la Corte di Cassazione ha stabilito nuovamente che la Tia (tassa rifiuti) è un tributo e come tale non è soggetto ad Iva. In altre parole è come se avessimo pagato una tassa sulla tassa. La notizia in sé non è nuova ma nonostante la prima sentenza con la quale la Corte Costituzionale aveva prospettato ai contribuenti la possibilità di ottenere il rimborso risale al 2009, ancora pochissimi cittadini hanno chiesto indietro i propri soldi. Sono oltre 6 milioni le famiglie (pari a circa 17 milioni di cittadini) residenti in ben 1182 comuni italiani, che, dal 1999 al 2008, hanno dovuto pagare l’Iva di troppo sulla tassa sui rifiuti, e che oggi devono avere indietro quanto versato in più del dovuto. La stima di tale spesa non è affatto di poco conto: secondo quanto indicato dall’ANCI si stima che i rimborsi per le famiglie ammontino a 993 milioni di Euro. Ad esempio: per una famiglia che paga 250 Euro all’anno di Tia, quindi, la restituzione corrisponderebbe a 25 Euro l’anno, che vanno moltiplicati per il numero di anni in cui si è pagata la Tia.
“Solo nel Comune di Roma – spiega Stefano Conti, vicepresidente Federconsumatori Lazio – parliamo di milioni di utenze. L’importo medio che devono avere i cittadini va da un minimo di 80 euro ad un massimo di 300 euro quindi è facile capire l’importanza di questa restituzione, soprattutto in questo periodo di carenza di mezzi finanziari per tutte le famiglie. Il Comune di Roma – ha continuato Conti - ha introdotto la Tia in sostituzione della precedente tassa nel 2003 e solo dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2009 ha smesso di trattenere l’iva, aumentando, tra l’altro, la tariffa di un importo corrispondente”. Il Comune di Roma quindi deve restituire l’iva trattenuta indebitamente a tutti i cittadini che hanno pagato la Tia dal 2003 al 2009. Non serve certo una calcolatrice per capire che si tratta di una somma davvero importante.
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Cosa fare per riavere i soldi
Prima di tutto bisogna controllare che nel proprio comune sia stata adottata la Tia al posto della Tarsu. Nel caso fosse così è necessario accertarsi di avere tutte le ricevute di pagamento relative alla Tia, facendo attenzione che, nelle relative fatture, sia stata effettivamente addebitata l’Iva. Dopo di che ci si può rivolgere ad un’associazione dei consumatori. In particolare, Federconsumatori e Altroconsumo si occupano della vicenda già da tempo. Altrimenti è possibile scaricare il modulo (scarica qui) di richiesta rimborso della Tia per poi spedirlo all’azienda o comune che emette le bollette.
Gli scenari variano da Comune a Comune. Alcuni esempi concreti: a Firenze, in un appartamento di 90 metri quadri abitato da quattro persone, il rimborso sarebbe di circa 100 euro considerando che questo Comune è passato alla Tia nel 2005. La stessa situazione darebbe diritto a un rimborso di 86 euro a Bolzano per gli ultimi cinque anni e di 78 euro a Trento per gli ultimi quattro anni. C’è chi non è ancora passato dalla vecchia TARSU alla TIA (Bari, Milano, Napoli, Nuoro, Torino, Trieste sono ancora in vecchio regime); alcuni Comuni si sono preoccupati di informare i cittadini, chiedendo di pazientare in attesa di un’applicazione chiara della decisione della Corte Costituzionale.
“È importante – spiega Altroconsumo - che tutti i consumatori in Italia abbiano le stesse opportunità di recupero delle somme versate: per la nostra associazione la soluzione consiste nell’introdurre una voce all’interno del modello di dichiarazione dei redditi 730 e Unico dove indicare l’ammontare dell’Iva pagata (documentata dal contribuente con le fatture in suo possesso) per procedere al rimborso, anche dilazionato nei tempi e modi previsti per i crediti Irpef”.
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