La polemica sulle barricate. Tittaferrante: "Non si incentiva il canone concordato". Franca Landucci sulle case in comodato d'uso gratuito: "Il Comune ha scelto l'opzione più costosa per il contribuente"
di Laura Lana
di Laura Lana
Sesto San Giovanni, 25 ottobre 2012 - È una manovra da 7,1 milioni di euro quella che stasera e domani approderà sui banchi del consiglio comunale. Si vota la variazione di bilancio e la modifica delle aliquote Imu. La Giunta porterà la sua proposta: invariata allo 0,4 per cento l'imposta sulla prima casa e allo 0,76 per cento l'imposta sulle attività commerciali e artigianali, su quelle innovative e tecnologiche e sulle start-up.
Una decisione per "rilanciare e non pesare ancora di più sul mondo del lavoro, che è stato il più colpito dalla crisi", ha spiegato l'assessore alle Politiche economiche e produttive Virginia Montrasio. Il Comune, lasciando le aliquote base per queste categorie, rinuncia a mettere in cassa un milione di euro.La stangata si ha così sulle case e sui negozi sfitti: l'Imu schizza all'1,06 per cento. Questione di equità, dice l'amministrazione. Eppure la minoranza ha sollevato più di una questione, durante la commissione consiliare dei giorni scorsi.
A non tornare sono le cifre per le aliquote sulle case in affitto. Perché chi decide di mettere in locazione la seconda casa si ritrova un'imposta dell'1 per cento, mentre chi fa lo stesso ma a canone concordato si becca comunque l'aliquota allo 0,96. "In questo modo non si incentiva il canone concordato, che a Sesto andrà di fatto a sparire", denunciano Angela Tittaferrante (Sesto nel Cuore) e Antonio Lamiranda (Pdl). "Se ho una casa da affittare mi conviene andare sul mercato libero – commentano i due consiglieri della minoranza -. Con il canone concordato, perdo dei soldi sulla locazione e non ho neanche troppi vantaggi fiscali per poter pareggiare".
A rischio, ci sarebbe il progetto Lo.Care, che vedeva i proprietari dare in affitto appartamenti a canone concordato a cittadini bisognosi, con il Comune a fare da garante e intermediario. "Era giàmolto difficile prima, quando l'aliquota era allo 0,76 – racconta Tittaferrante, impegnata nel programma come operatrice Caritas -. Figuriamoci adesso. Andiamo a mettere in bilico un piano di intervento in un momento difficile come questo. Dove il bisogno di casa aumenta a livelli esponenziali". Insomma, uno sconto infinitesimale che non soddisferà gli operatori e non renderà appetibile il canone moderato, pronostica l'opposizione e anche una parte della maggioranza, come Sel. Che stasera potrebbe presentare un emendamento durante il dibattito in consiglio.
"Gli sfratti sono in aumento. Le graduatorie per un alloggio pubblico sono lunghe – ricorda Lamiranda -. Stiamo attenti al costo sociale come effetto collaterale di queste modifiche alle aliquote". A far saltare sulla sedia la capogruppo Pdl è invece la percentuale scelta per le case in comodato d'uso gratuito. Quelle spesso date dai genitori ai figli, per intenderci. Che non vengono assimilate alla prima casa.
"Si paga l'1,06 per cento come se fosse sfitta – lamenta Franca Landucci -. Non essendoci una prescrizione ad hoc, il Comune ha scelto l'opzione più costosa per il contribuente. Trovo tutta questa manovra profondamente iniqua: dato che mancavano dei soldi per pareggiare gli equilibri di bilancio, si è deciso di prenderli dai cittadini che stanno vivendo una crisi epocale. Si doveva rimettere mano alla spesa interna in modo più rigoroso, invece sono riusciti a recuperare poco più di 500mila euro".
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