Venerdì scorso sono stato ad una trasmissione in diretta su Rai 3 nella quale si parlava delle difficoltà di accesso al credito per l'acquisto della prima casa, in particolare per le giovani coppie.
In studio c'era un rappresentante dell'ABI il quale, con la solita prosopopea ed arroganza di chi si sente al di sopra di tutti e tutto, ha sostenuto inizialmente che le banche non concedono i mutui ai giovani per tutelarli perché avendo lavori spesso precari, se si trovassero nella situazione di non poter rimborsare le rate sarebbe peggio per loro!
Da circa un anno è operativa un "fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie coniugate o dei nuclei familiari anche monogenitoriali con figli minori". Sono disponibili 50 milioni di euro affinché le giovani coppie possano comprarsi la prima casa, ma ne sono stati utilizzati pochissimi (meno del 5%) per la semplice ragione che le banche non informano i giovani che vanno a chiedere mutui di questa opportunità. Durante la trasmissione è stato fatto vedere un filmato realizzato in incognito nel quale si dimostrava come gli impiegati allo sportello bancario neppure sapevano di questa cosa. Perché non vengono informati?
Il rappresentante dell'ABI lo ha detto chiaramente in trasmissione: le banche non ci guadagnano abbastanza!
Mi ha colpito la “serena arroganza” con il quale il rappresentante dell'ABI esprimeva questo concetto come se fosse la cosa più normale del mondo. Mi è sembrato, da vicino, che fosse quasi sinceramente stupito di come si potesse dissentire dal suo ragionamento.
Lo scopo delle banche è fare soldi. Non sono una società pubbliche. Se non ci guadagnano abbastanza, perché farlo? Se si possono fare più soldi in altra maniera, perché non farlo? Sembra tutto così ovvio e scontato.
Sono talmente abituati a questo paradigma che si stupiscono se qualcuno dissente. L'obiettivo di massimizzare i profitti non può essere il solo obiettivo del sistema bancario anche per la ragione che quando il sistema bancario è in difficoltà, lo stato è – di fatto – obbligato ad intervenire con soldi pubblici. L'idea di guadagnare meno su alcune tipologie di clienti al fine di essere utili al complesso della società non li sfiora neppure minimamente.
Quindi, ci sono soldi pubblici a disposizione affinché i giovani possano avere accesso ai mutui, anche a condizioni agevolate, ma non si utilizzano perché non conviene abbastanza alle banche. Ma la domanda è: quanto è “abbastanza”? Quanto vogliono guadagnare queste banche sui mutui?
I mutui prima casa previsti da queste convenzioni hanno spread (cioè il ricarico della banca) sui tassi di riferimento che vanno dall'1,2% al 1,5%. Oggi gli spread che le banche praticano normalmente sono tra il 3% ed il 4%. A fronte di un minor ricavo le banche hanno comunque una parziale garanzia dello stato il quale pagherà rapidamente con il fondo nel caso in cui la giovane coppia non potesse più pagare (oltre a rifarsi sull'immobile, ovviamente!). Si tratta, quindi, di un minor ricavo a fronte di un minor rischio.
Il punto di fondo è che abbiamo bisogno con urgenza di ripensare completamente l'intero settore bancario-finanziario. La finanza, il denaro, è un mezzo. Come più volte abbiamo scritto in questo sito è possibile strutturare un sistema finanziario che sia al servizio dell'economia e non un ostacolo alla stessa. E' necessario però un cambiamento assolutamente radicale che parta dal concetto stesso di denaro. Fino a quando l'unico vero obiettivo sarà quello di continuare ad accumulare denaro, continueremo ad avere paradossi come i fondi pubblici stanziati per l'acquisto della prima casa alle giovani coppie che non sono utilizzati perché le banche “non ci guadagnano abbastanza”
Un estratto della puntata di Codice a Barre, su Rai 3 del 28 Settembre 2012 si può vedere qui:
L'intera trasmissione è visibile sul sito della Rai3 a questo link. Il tema dei mutui ai giovani inizia al decimo minuto circa.
fonte: aduc.it
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