domenica 28 ottobre 2012

Gli eurocrati vogliono aiutare gli indigenti, pur approvando l’austerità


La crisi europea è davvero grave: la disoccupazione si somma a una progressiva diminuzione del potere d’acquisto e per contrastare la povertà crescente la Commissione Ue ha deciso di proporre un fondo da 2,5 miliardi di euro per alleviare la piaga dell’indigenza particolarmente diffusa tra i ceti popolari. Nel documento dell’esecutivo comunitario preparato in occasione della conferenza che si è svolta a Bruxelles dal titolo Jobs for Europe si è parlato addirittura di ben 116 milioni di persone a rischio miseria.
Eppure non tutti gli Stati membri dell’Unione europea si sono dimostrati favorevoli all’idea dell’esecutivo comunitario. Ad opporsi in particolare sono stati Germania, Svezia e Gran Bretagna. Paesi in cui i sussidi di disoccupazione già esistono ma anche lì lo Stato sociale viene eroso di giorno in giorno con sempre nuovi tagli non solo ai meno abbienti ma persino ai portatori di handicap. E comunque tutti hanno un sistema che garantisce un minimo salariale ai meno abbienti ma in via di lenta dissoluzione, per l’attacco allo Stato sociale imposto proprio da Bruxelles e dall’Eurotower.
In ogni caso la Commissione europea non si è data per vinta e ha proposto l’istituzione di un Fondo Europeo di Aiuti per gli indigenti, con uno stanziamento di alcuni miliardi di euro per il periodo 2014-2020. Gli Stati membri Ue, ha spiegato la Commissione Ue in una nota diffusa a Bruxelles, pagherebbero il 15% dei costi dei loro programmi nazionali, mentre il rimanente 85% proverrebbe dal Fondo. Nell’ambito del Fondo gli Stati Ue richiederebbero un finanziamento per sostenere programmi operativi legati ad iniziative volte a erogare agli indigenti, ai senzatetto e ai bambini che versano in condizioni di deprivazione materiale: prodotti alimentari, indumenti e altri beni essenziali o di prima necessità, come ad esempio, calzature, sapone, shampoo e quant’altro indispensabile per condurre una vita degna di questo nome.
Finora gli aiuti alimentari Ue sono integrati al bilancio della Politica agricola comune (Pac), ma la Corte di Giustizia Ue ha deciso che il regime va riformato entro il 2013. La proposta della Commissione però potrebbe incontrare ostacoli in sede di approvazione da parte degli Stati membri Ue. Alcuni paesi infatti, come Germania, Svezia o Gran Bretagna, sono stati finora contrari all’idea di un aiuto alimentare di solidarietà Ue, e ritengono che questo tipo di aiuti debbano essere gestiti dai singoli Stati membri. '”A livello europeo – ha affermato il presidente dell’esecutivo comunitario José Manuel Durao Barroso – abbiamo bisogno di meccanismi di solidarietà e di risorse adeguate per aiutare i poveri e gli indigenti che in molti casi si trovano a vivere una vera e propria situazione d’emergenza sociale. Questa è la finalità del Fondo di aiuti europei agli indigenti approvato oggi”. Nell’ambito del Fondo gli Stati membri richiederebbero un finanziamento per sostenere programmi operativi nel periodo 2014-2020 per iniziative volte a erogare agli indigenti, ai senzatetto e ai bambini che versano in condizioni di privazione materiale prodotti alimentari, indumenti e altri beni essenziali, come ad esempio, calzature, sapone e shampoo. La proposta offrirebbe alle autorità nazionali una flessibilità notevole per programmare e fornire l’assistenza conformemente ai loro programmi nazionali. La messa a punto di criteri dettagliati per assegnare l’assistenza rientrerebbe nelle responsabilità degli Stati membri o anche delle organizzazioni partner, essendo queste in miglior posizione per convogliare l'assistenza sulla base dei bisogni locali.
Sintomatiche e condivisibili le parole del presidente del sindacato tedesco Dgb, Michael Sommer, che ha sottolineato intervenendo a Firenze al convegno L’Europa del lavoro e della crescita, l’importanza di salvare il nostro modello sociale o l’Europa verrà distrutta. “L’Europa sarà sociale o non ci sarà Europa – ha puntualizzato senza mezzi termini Sommer – siamo di fronte a un bivio: o c’è uno sviluppo del modello europeo o l’Europa verrà distrutta dall’interno”. “'Una istituzione non può essere salvata se fallisce l’idea: non posso salvare Europa senza modello sociale. Senza questo”, ha sostenuto il capo dell’organizzazione dei lavoratori. Un’osservazione quella del sindacalista indubbiamente vera ma quanta colpa hanno anche i cosiddetti rappresentanti dei lavoratori per quello che è accaduto e sta accadendo. Molta, moltissima. Anche loro hanno permesso che si giungesse a questo, frenando le giuste proteste sociali e incanalandole nelle manifestazioni delle loro organizzazioni al servizio del grande capitale e del sistema, che tutto omologa e ingloba in un tutto indifferenziato per poterlo vanificare meglio, annullando la sua carica rivoluzionaria. Non più uomini liberi, ma solo consumatori e maggiordomi di un sistema governato da ricchi banchieri e tecnocrati, nemici dei legittimi interessi popolari.

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