venerdì 12 ottobre 2012
Monti giurava: “niente più aumenti IVA” e invece l’IVA sale al 22%
Ricordate quante volte nell’anno il Premier Monti e i suoi Ministri ci hanno ripetuto la pappardella a memoria (come si diceva un tempo) che “l’aumento dell’Iva è stato scongiurato dai tagli della spending review?”. Noi non ci abbiamo mai creduto e abbiamo scritto in alcuni nostri articoli dei mesi scorsi che ad ottobre ci sarebbe stata la resa dei conti e l’IVA sarebbe aumentata. Siamo stati facili profeti, perché i tagli fatti da Monti, Berlusconi, Bersani e Casini non sono bastati per garantire lo sviluppo e il taglio delle tasse. Dal 2013, dunque, secondo quanto approvato dal Consiglio dei Ministri, ci sarà la riduzione di un punto dell’Irpef sulle aliquote più basse, ma si alza di un punto l’Iva che da metà anno salirà dal 21 al 22% (anziché al 23% come previsto).
Il cetriolo alla fine va sempre a finire nel didietro dell’ortolano, dunque anziché avviare una reale spending review della politica partendo magari i costi della Presidenza della Repubblica (oltre 230 milioni di euro annui contro i circa 90 milioni della Regina d’Inghilterra)
e passando per la restituzione dei rimborsi elettorali (nella loro interezza), del recupero delle cifre rubate dai vari consiglieri e assessori regionali fin qui presi con le mani nella marmellata… Si aumenta ancora una volta l’Iva che non avrà altro che il risultato di alzare ulteriormente i prezzi dei beni e diminuire i consumi. D’altronde c’è anche da recuperare il mancato introito dell’Imu della Chiesa: dopo la bocciatura del Consiglio di Stato, la norma verrà ripresentata. Questa volta ce la farà?
fonte: controcopertina.com
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