Una donna di 35 anni, Sarah C., è stata condannata ad 8 anni di prigione per essersi provocata un aborto a soli due giorni dalla data prevista della nascita. Una condanna che non ha soddisfatto tutti quelli che hanno seguito il caso, tanto che diversi commentatori hanno sottolineato che il caso sarebbe dovuto essere trattato come un vero e proprio omicidio, che porta a pene più severe, visto che il bambino sarebbe nato a distanza di poche ore. Sarah C. ha abortito il bambino, un "maschio che non respirava e non si muoveva" una volta partorito, come afferma nel corso del processo la donna, assumendo un farmaco acquistato su internet. Ma la storia di Sarah C. sembra avere origini molto più lontane. Mentre frequentava l'università, infatti, la donna ha dato alla luce una figlia in ospedale e l'ha data in adozione subito dopo, nascondendo la gravidanza ai genitori. Successivamente ha conosciuto Stephen C., da cui ha avuto due figli. Nel 2000, però, durante le prime fasi della loro relazione, Sarah C. ha abortito, in accordo con il futuro marito, "intorno al limite di legge" delle 24 settimane. La prima figlia, invece, è nata solo perché la gravidanza era "troppo avanzata", come emerge nel processo, mentre per la seconda gravidanza la donna è riuscita a tenerla nascosta a Stephen C. finché non è nato il figlio. Nel 2009 i due si sono sposati, ma nel frattempo Sarah C. ha intrattenuto una relazione per diversi anni con un collega di lavoro, anche lui sposato. Sarebbe stato lui il padre del figlio abortito due giorni prima della nascita, e anche in questo caso il marito pare che non si fosse mai accorto dello stato interessante della moglie. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nell'ottobre 2009 Sarah C. ha detto al suo amante che era incinta, ma alla fine lui non ha voluto saperne più niente. Nel marzo 2010 la donna ha provato ad abortire in una clinica, ma i medici hanno scoperto che aveva superato il limite massimo già da alcune settimane. Analizzando il computer di Sarah C., quindi, gli investigatori trovano le tracce delle ricerche internet su come "poter abortire illegalmente", e capiscono che nell'aprile del 2010 la donna ha ordinato dall'India un farmaco abortivo, ricevuto il 10 maggio. Sarah C. ha quindi preso un pomeriggio di ferie dal lavoro il 25 maggio del 2010, e gli investigatori presumono che sia stato nelle ore successive che la donna ha assunto il farmaco abortivo. Sarah C. ha ammesso di aver "fatto tutto da sola" nella sua casa di Sherburn-in-Elmet, nello Yorkshire del Nord, di aver dato alla luce un bambino già morto e di averlo seppellito. Solo che la donna si è rifiutata di dire dove. Gli agenti non hanno mai trovato i resti del bambino o le prove del fatto che non sia nato invece vivo. Ancor più inquietante il fatto che il giorno dopo l'aborto la donna è andata in vacanza con il marito in Francia, mentre già nel giugno del 2010 ha ripreso la relazione extraconiugale con il collega d'ufficio. Sembra che il signor Stephen C. voglia rimanere affianco della moglie nonostante la scoperta di tale crimine.
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