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martedì 11 marzo 2014

Scatta lo sgombero dell'ex Impregilo, strade bloccate dal sit in di protesta


Sgombero all'ex Impregilo e siti in di protesta (1 / 4)

Sgombero all'ex Impregilo e siti in di protesta (2 / 4)

Sgombero all'ex Impregilo e siti in di protesta (3 / 4)

Sgombero all'ex Impregilo e siti in di protesta (4 / 4)

martedì 17 dicembre 2013

Ticket sanitari, nuove esenzioni. Ecco chi non dovrà più pagare

martedì 10 settembre 2013

Le offerte nel mirino dei ladri: chiesa e oratorio sotto assedio, tre colpi a segno in una settimana


La parrocchia San Giovanni Battista di via Fogagnolo, serrature a pezzi mentre il don è in pellegrinaggio
di Rosario Palazzolo
La chiesa di San Giovanni Battista a Sesto San Giovanni (Spf)
La chiesa di San Giovanni Battista a Sesto San Giovanni (Spf)

di Rosario Palazzolo
Sesto San Giovanni, 10 settembre 2013 - Chiese che rimangono con i portoni serrati nelle ore in cui non sono in programma funzioni o attività  parrocchiali. Uffici oratoriali blindati come se fossero banche.
Le parrocchie sono sempre più spesso nel mirino dei ladri, che dimostrano di non avere alcun rispetto per le religioni, nessuna attenzione per le istituzioni che aiutano i più bisognosi. La scorsa settimana gliuffici della parrocchia San Giovanni Battista di via Fogagnolo a Sesto San Giovanni sono stati oggetto di furto. Per ben tre volte. Una situazione davvero allarmante, che non si può dire isolata alla sola realtà sestese.

Il primo furto era stato compiuto nella notte tra lunedì e martedì. Qualcuno si era introdotto negli uffici parrocchiali forzando una porta e aveva prelevato circa mille euro da un cassetto. Il secondo tentativo invece è avvenuto venerdì notte. Ma questa volta, per fortuna, i ladri non sono riusciti a entrare in chiesa e negli uffici. Nonostante questo però, i problemi per la parrocchia non sono mancati dato che i malviventi sono comunque riusciti a fare diversi danni nel vano tentativo di forzare una porta.

Il terzo tentativo è avvenuto domenica. Questa volta è andato a segno: alcuni sconosciuti si sono introdotti nell’ufficio del parroco don Franco Motta e hanno rubato un tablet Samsung del valore di alcune centinaia di euro. Per farlo, però, hanno dovuto forzare una delle porte. All’ingresso infatti sono stati trovati alcuni cacciaviti utilizzati per manomettere gli ingressi. Tutto è avvenuto nella settimana in cui il sacerdote era assente, per un viaggio in Terra Santa insieme ad alcuni pellegrini sestesi. Tutti e tre gli episodi sono stati denunciati alle forze dell’ordine, tuttavia la sola denuncia non è servita a fermare i ladri.

Anzi, si pensa che ad agire siano stati sempre gli stessi malviventi, non paghi di quanto già  prelevato nel primo colpo. Purtroppo i furti nelle parrocchie stanno diventando sempre più frequenti. Il più doloroso si è verificato ai primi di luglio nella chiesetta del Villaggio Ambrosiano, dove erano stati trafugati da una cassaforte circa 7mila euro, che equivalgono agli incassi dei centri estivi dell’ultima stagione.
rosario.palazzolo@ilgiorno.net

sabato 10 agosto 2013

Meno iscritti e spese al rialzo: Sesto, il Pd chiude due circoli


I democratici rinunciano a via Fermi e via Podgora, in attesa della festa provinciale con Matteo Renzi e Gianni Cuperlo
di Laura Lana

Pd, Partito Democratico (foto Lapresse)
Pd, Partito Democratico (foto Lapresse)

di Laura Lana
Sesto San Giovanni, 8 agosto 2013 - In via Podgora e in via Fermi non sventoleranno più le bandiere del Pd. In tempo di crisi bisogna risparmiare. Anche sui circoli, che ormai pesano sempre più sul bilancio del partito. Un partito che in questi anni, nonostante il crollo verticale degli iscritti, aveva mantenuto i cinque circoli, uno per quartiere, oltre alla sede di via Fiorani. Visti i conti, l’assemblea cittadina ha deciso di abbassare la saracinesca in centro e alla Rondinella, rione storicamente a destra. Cala il sipario al circolo «Turoldo» per «la richiesta di un canone di affitto al di fuori delle nostre possibilità», come spiega il segretario Carlo Rapetti. Al «Picardi», invece, il problema è logistico. «Siamo in un seminterrato con un accesso poco sicuro. È questione di civiltà». Ottomila euro il totale a disposizione per l’affitto dei circoli, che ha rischiato quasi di raddoppiarsi.

«Lo sforzo sarà continuare a esserci anche nei rioni dove fisicamente non avremo sede. Soprattutto alla Rondinella». Intanto, si parla di rotazione nei diversi punti della città per incontrare i sestesi, usando bar, associazioni, gazebo. Un ripensamento reso indispensabile dalla presentazione del bilancio, che ha registrato aumento dei costi e calo degli iscritti: dai 474 del 2008 ai 353 del 2012, cifra oggi confermata al 90 per cento. Un documento sottolinea poi la perdita alle ultime elezioni «dei due senatori (Fiorenza Bassoli e Luigi Vimercati, ndr) che hanno sempre contribuito alle necessità economiche del partito».
Intanto, si aspetta la festa democratica al Carroponte che vedrà la sfilata di guest star pronte per il congresso autunnale: da Matteo Renzi — grande assente dello scorso anno — a Gianni Cuperlo. Il Pd locale sarà presente con lo storico ristorante Valtellina: agli evergreen cassoeula e pizzoccheri, si aggiunge la new entry dell’impepata di cozze, piatto già gustato al Carroponte dal ministro Cecile Kyenge. Un menù per tutti i gusti, proprio come il congresso. Che già entra nella direzione cittadina con le dimissioni del renziano Mauro Bernardi «congelate» da Rapetti.
laura.lana@ilgiorno.net
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sabato 15 giugno 2013

La crisi colpisce anche Unicef Chiude il negozio delle Pigotte


La città dei bambini e delle Bambine. Il titolo onorifico di Cinisello Balsamo rischia di rimanere un ricordo del passato
di Rosario Palazzolo
Il negozio Unicef di Cinisello Balsamo (Spf)
Il negozio Unicef di Cinisello Balsamo (Spf)

Cinisello Balsamo, 15 giugno 2013 - La città dei bambini e delle Bambine. Il titolo onorifico di Cinisello Balsamo rischia di rimanere un ricordo del passato. Con la fine del mese di giugno, in via Garibaldi,chiuderà il negozio Unicef, unico shop nazionale aperto 12 anni fa dall’organo Onu per la tutela dei diritti dei bambini. Un modello che doveva diffondersi in tutta Italia, e che invece si sta spegnendo sotto il peso della crisi economica e dell’indifferenza.
Nel 1986, a Cinisello, la «pasionaria» italo-americana Joe Carceau aveva dato vita alla prima «Pigotta», la bambola di pezza che è diventata simbolo di tutte le più importanti campagne Unicef e che, partendo dalle scuole e dai centri anziani di Cinisello, è diventata un simbolo mondiale di carità e unità tra i popoli. Oggi quel negozio che spedisce le «Pigotte» in tutto il mondo, chiude perché Unicef ha deciso di cambiare strategia, di alleggerire il suo impegno sui territori. Insomma, di ridurre i costi. Il presidio Unicef, che raccoglieva fondi vendendo gadget ad aziende, associazioni e scuole, era più di un semplice negozio.
Il sigillo dell’impegno delle istituzioni per migliorare la condizione dei bambini in una città dove soltanto 20 anni fa erano oltre 400 quelli affidati ai servizi sociali. E dove oggi si fanno i conti con la difficile integrazione dei bambini che arrivano dai Paesi del terzo mondo.
Insomma, la decisione di chiudere una vetrina che ai tempi d’oro raccoglieva oltre 200mila euro l’anno, forse avrebbe potuto essere condivisa con le istituzioni che invece ne sono state informate a fatto compiuto. Rammaricata Jo Garceau, che ha lavorato per Unicef fino al mese scorso nel negozio e che ora, all’età di 76 anni, ha deciso di lasciare.

«È il fallimento di un modello che ha dimostrato di essere buono», racconta Jo con la mente che va alle origini, quando Unicef era riuscita ad entrare in tutte le scuole e a trasmettere l’idea e gli stimoli per realizzare una città più vicina alle esigenze dei bambini. Immigrata di Springfield nel Massachussets, Jo ricorda col suo inconfondibile accento americano la nascita della Pigotta. «Grab dol si chiama – tiene a sottolineare -. Ricordo che mi trovavo in montagna con un amico e gli chiesi: “Come chiamate voi le Grap Dol, le bambole di pezza?”. Lui mi disse: in italiano non lo so, ma in milanese si dice Pigotta».
Jo realizzò le prime insieme agli allievi delle scuole elementari di Cinisello. Poi la passione per queste bambole si diffuse a macchia d’olio. I cinisellesi le costruivano e le compravano reciprocamente. Nel giro di qualche anno la moda si diffuse a livello nazionale. Ancora oggi la Pigotta permette a Unicef Italia di incassare donazioni per circa 2 milioni di euro l’anno, dicono i volontari cinisellesi.
rosario.palazzolo@ilgiorno.net

lunedì 27 maggio 2013

Notte di tragedia e miracoli al Bassini


L’ospedale di Cinisello ha debuttato nell’espianto multiorgano
di Rosario Palazzolo
Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (Spf)
Ospedale Bassini di Cinisello Balsamo (Spf)
Cinisello Balsamo, 27 maggio 2013 - Per tanti grandi ospedali è una routine, per il Bassini un miracolo di vita. L’ospedale dell’azienda Icp ha realizzato il primo espianto multiorgano della propria storia. Diverse équipe da Milano Niguarda, Bergamo e altri ospedali del Nord Italia sono approdate nelle sale operatorie cinisellesi per eseguire interventi di espianto a una paziente deceduta nel reparto di Cardiologia. Tutto è avvenuto in pochissime ore. 
I medici hanno chiesto ai familiari la disponibilità all’espianto e avviato la complessa macchina burocratica e tecnica che in poche ore dal decesso consente di arrivare a espianto e reimpianto. Il Bassini è dotato della commissione che ha il compito di verificare che tutte le condizioni mediche siano conformi alle norme. Non appena è arrivato il benestare, è stata predisposta una sala operatoria dove le équipe specializzate hanno eseguito gli espianti.
Un rene è servito a salvare una donna che nel frattempo era stata trasportata con un aereo militare dalla Puglia ai Riuniti di Bergamo. A Niguarda è stato reimpiantato un polmone. Altre équipe hanno agito nel corso di una notte di tragedia e di miracoli. Per una donna che ha smesso di vivere, grazie al grande senso di civiltà dei familiari, altre persone sono tornate a sperare.
Il Bassini si è dimostrato pronto a garantire una collaborazione stabile con i principali centri trapianti italiani, garantendo un servizio di segnalazione della disponibilità di organi oltre che la capacità di riunire in modo rapido la commissione medica chiamata a dare il via libera.
rosario.palazzolo@ilgiorno.net

giovedì 7 febbraio 2013

Mamme della crisi: aumentano gli abbandoni Commenti Otto i casi registrati soltanto all'ospedale di Sesto. La maggior parte delle volte si tratta di madri straniere


Otto i casi registrati soltanto all'ospedale di Sesto. La maggior parte delle volte si tratta di madri straniere
di Chiara Giaquinta

Una mamma allatta al seno (Frascatore)
Una mamma allatta al seno (Frascatore)

Sesto San Giovanni, 7 febbraio 2013 - L'abbraccio di mamma e papà, il loro profumo e il loro calore. Un inizio scontato per ogni vita, sempre straordinario. Che non tutti i bambini hanno, però, il privilegio di vivere. Nelle corsie colorate e accoglienti del reparto di ginecologia e ostetricia di Sesto otto piccoli batuffoli non lo hanno avuto. Otto bambini che, una volta partoriti, non sono stati riconosciuti dalle loro mamme naturali, affidati alle cure e all’affetto di medici e ostetriche prima di essere affidati ai loro futuri genitori adottivi. Tanti sono stati nel 2012 gli abbandoni alla nascita, quasiraddoppiati rispetto al 2011, quando per cinque volte il Tribunale dei Minori è stato allertato dall’ospedale di Sesto.
Un dato significativo se si pensa che in città si è registrato circa il 3 per cento degli abbandoni sul totale nazionale, attestato intorno ai 400 mancati riconoscimenti ogni anno (dati della Società Italiana di Neonatologia). "E' il segno dei tempi, purtroppo — spiega il primario dell’Unità di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Sesto, Giuseppe Ricciardi —. Le mamme che non riconoscono il loro bambino dopo il parto sono nella maggior parte straniere, spesso sole e senza possibilità economiche per mantenere il loro bambino. Situazioni difficili, nella maggior parte dei casi, in cui la scelta dell’abbandono è la più responsabile".
Una decisione consapevole, che solitamente arriva dopo un percorso che le mamme affrontano insieme a medici e infermiere, attenti a non far mancare loro il sostegno necessario per affrontare uno dei momenti più difficili della loro vita. "Se una donna che partorisce nel nostro ospedale ci comunica di non voler riconoscere il bambino, ha tempo dieci giorni prima di confermare la sua decisione — spiega Ricciardi —. In quel tempo cerchiamo, insieme al Tribunale dei Minori, di aiutarla a valutare la situazione. Nel caso non cambiasse idea, i bimbi rimangono in reparto una quindicina di giorni, in attesa delle famiglie adottive. Nel frattempo vengono coccolati e amati da tutti, come se fossero figli nostri".
In effetti la sensazione di essere in famiglia, nelle corsie del reparto al settimo piano dell’ospedale è palpabile. E' forse anche per questo che sono sempre tante le mamme che qui scelgono di partorire: nel 2012 sono state 975 (meno di 100 con il cesareo), qualcuna in meno rispetto al 2011, anno in cui si sono registrati 1071 parti. "Una tendenza in linea con la media nazionale, in calo ormai da tempo,ma anche determinata dal fatto che quest’anno il nostro reparto è stato interessato da un’ampia ristrutturazione — spiega il primario —. Poi c’è anche la crisi, che di certo non fa venir voglia di far figli, soprattutto alle italiane". E i dati lo confermano: le mamme straniere che hanno partorito a Sesto sono state ben 430, quasi la metà del totale dei parti. Anche l’età media è più bassa: le nostre concittadine iniziano a pensare a un bebè tra i 30 e i 35 anni, mentre le straniere lo fanno molto prima, intorno ai 20-25 anni.

giovedì 25 ottobre 2012

A Sesto si vota l'Imu e una manovra da 7,1 milioni Stangata su case e negozi sfitti


La polemica sulle barricate. Tittaferrante: "Non si incentiva il canone concordato". Franca Landucci sulle case in comodato d'uso gratuito: "Il Comune ha scelto l'opzione più costosa per il contribuente"
di Laura Lana
Cartelli per la ricerca di una casa in affitto
Cartelli per la ricerca di una casa in affitto
di Laura Lana
Sesto San Giovanni, 25 ottobre 2012 - È una manovra da 7,1 milioni di euro quella che stasera e domani approderà sui banchi del consiglio comunale. Si vota la variazione di bilancio e la modifica delle aliquote Imu. La Giunta porterà la sua proposta: invariata allo 0,4 per cento l'imposta sulla prima casa e allo 0,76 per cento l'imposta sulle attività commerciali e artigianali, su quelle innovative e tecnologiche e sulle start-up.
Una decisione per "rilanciare e non pesare ancora di più sul mondo del lavoro, che è stato il più colpito dalla crisi", ha spiegato l'assessore alle Politiche economiche e produttive Virginia Montrasio. Il Comune, lasciando le aliquote base per queste categorie, rinuncia a mettere in cassa un milione di euro.La stangata si ha così sulle case e sui negozi sfitti: l'Imu schizza all'1,06 per cento. Questione di equità, dice l'amministrazione. Eppure la minoranza ha sollevato più di una questione, durante la commissione consiliare dei giorni scorsi.
non tornare sono le cifre per le aliquote sulle case in affitto. Perché chi decide di mettere in locazione la seconda casa si ritrova un'imposta dell'1 per cento, mentre chi fa lo stesso ma a canone concordato si becca comunque l'aliquota allo 0,96. "In questo modo non si incentiva il canone concordato, che a Sesto andrà di fatto a sparire", denunciano Angela Tittaferrante (Sesto nel Cuore) e Antonio Lamiranda (Pdl). "Se ho una casa da affittare mi conviene andare sul mercato libero – commentano i due consiglieri della minoranza -. Con il canone concordato, perdo dei soldi sulla locazione e non ho neanche troppi vantaggi fiscali per poter pareggiare".
A rischio, ci sarebbe il progetto Lo.Care, che vedeva i proprietari dare in affitto appartamenti a canone concordato a cittadini bisognosi, con il Comune a fare da garante e intermediario. "Era giàmolto difficile prima, quando l'aliquota era allo 0,76 – racconta Tittaferrante, impegnata nel programma come operatrice Caritas -. Figuriamoci adesso. Andiamo a mettere in bilico un piano di intervento in un momento difficile come questo. Dove il bisogno di casa aumenta a livelli esponenziali". Insomma, uno sconto infinitesimale che non soddisferà gli operatori e non renderà appetibile il canone moderato, pronostica l'opposizione e anche una parte della maggioranza, come Sel. Che stasera potrebbe presentare un emendamento durante il dibattito in consiglio.
"Gli sfratti sono in aumento. Le graduatorie per un alloggio pubblico sono lunghe – ricorda Lamiranda -. Stiamo attenti al costo sociale come effetto collaterale di queste modifiche alle aliquote". A far saltare sulla sedia la capogruppo Pdl è invece la percentuale scelta per le case in comodato d'uso gratuito. Quelle spesso date dai genitori ai figli, per intenderci. Che non vengono assimilate alla prima casa.
"Si paga l'1,06 per cento come se fosse sfitta – lamenta Franca Landucci -. Non essendoci una prescrizione ad hoc, il Comune ha scelto l'opzione più costosa per il contribuente. Trovo tutta questa manovra profondamente iniqua: dato che mancavano dei soldi per pareggiare gli equilibri di bilancio, si è deciso di prenderli dai cittadini che stanno vivendo una crisi epocale. Si doveva rimettere mano alla spesa interna in modo più rigoroso, invece sono riusciti a recuperare poco più di 500mila euro".