Gli enti cancellati dal referendum di maggio stanziano centinaia di migliaia di euro, anche per progetti che vanno oltre la cessazione prevista il 28 febbraio 2013. Carbonia "investe" sulla libertà di internet in Cina, a Olbia pioggia di soldi su comunicazione e sagre. Dai referendari un esposto alla Corte dei conti
di Monia Melis
In primavera sembravano morte dopo il plebiscito del referendum sardo, poi sono state tenute in vita fino a febbraio del 2013 per evitare il caos amministrativo. In pratica per le otto Province dell’isola, quelle storiche e quelle cosiddette ‘nuove’ citate nei quesiti abrogativi (Ogliastra, Carbonia-Iglesias, Olbia-Tempio eMedio Campidano) non è cambiato nulla. Gestiscono fondi pubblici non in vista di una loro ‘liquidazione’, ma programmano per gli anni a venire,assumono personale, assegnano incarichi e distribuiscono contributi a sagre e fiere. E ricevono ingenti finanziamenti dalla stessa Regione.
Così c’è chi solleva un dubbio di legittimità sul loro operato. Così questa mattina è stato presentato un esposto alla Corte dei conti in “quanto inadempienti al dettato regionale 11/2012 del 25 maggio e all’indicazione del voto referendario”. Lo hanno fatto alcuni membri del comitato referendario “Sardegna si cambia”, anche appartenenti ai Riformatori sardi, partito si è speso per la campagna di una consultazione, sostenuta anche dal governatore Ugo Cappellacci, e per cui sono stati stanziati 6 milioni di euro. Allegate varie delibere provinciali “quelle pubblicate sui siti istituzionali, ma molte non lo sono”.
In particolare si contesta la non coerenza con la legge regionale di maggio sul riordino delle autonomie locali. La scaletta prevede che entro il 31 ottobre il consiglio approvi una legge e che entro l’anno, 31 dicembre, ne venga data attuazione. La data di fine è sempre la stessa: 28 febbraio dell’anno prossimo, intanto c’è la gestione “in via provvisoria” per “provvedere alla ricognizione di tutti i rapporti giuridici, dei beni e del personale dipendente ai fini del successivo trasferimento” Che vale soprattutto per le cosiddette ‘nuove’, ma anche per le storiche, su cui i sardi si erano espressi con un semplice quesito consultivo. Ma nonostante tutto si procede con gli acquisti anche con la copertura finanziaria del bilancio di previsione 2012.
Piccole e grandi spese. La giunta della provincia di Carbonia-Iglesias, per esempio, il 23 luglio delibera lo stanziamento di mille euro per “un congruo numero di copie, scontate rispetto al prezzo di copertina” del saggio “Il controllo politico di internet in Cina” – pubblicato da Ex Libris. Da distribuire agli studenti delle scuole superiori perché “spunto di riflessione, perché abbia ricaduta nella scuole”. La stessa provincia gestisce ovviamente anche cifre più consistenti. È l’unica che ha avuto un presidente dimissionario nelle ore calde del referendum, Salvatore Cherchi (Pd) ex parlamentare Pci, poi subito tornato sui suoi passi. Per il progetto “Welfare to work” la stessa provincia colpita da una grave crisi e dalla chiusura delle fabbriche, manovra risorse per un milione e 115mila euro, coperta dai bilanci degli anni passati. Il contributo è di 15mila euro per ogni nuova azienda e ci sono voucher formativi e bonus assunzionali per 651mila euro.
La provincia d’Ogliastra, 58mila anime appena, chiude i conti con il Progetto terre civiche che prevede l’istituzione di un Osservatorio e vista l’”urgenza” il 23 agosto si stanziano 30mila euro al Dipartimento di Sanità pubblica dell’Università di Cagliari. Altra provincia in bilico, altre spese. Nel Nord Sardegna quella di Olbia-Tempio punta tutto comunicazione e su un apposito piano 2012 e sulle sagre. A cui la giunta provinciale dà l’ok il 2 agosto. Ci sono soldi a pioggia per “valorizzare le produzioni vitivinicola”: 10mila euro alla Confraternita del Nebiolo di Luras, 12mila alla Cantina del Vermentino, 20mila all’Agrimercato Gallura Onlus. E poi le feste: 10mila per la “Grande Danza di San Pantaleo” e ancora 10mila al’Associazione culturale Fidale di Tempio. E via discorrendo, somme da versare dopo apposita rendicontazione. E poi pubblicazioni varie.
Ma il fatto che le province non si considerino in dismissione arriva dal capitolo pianificazione. Sempre quella di Olbia-Tempio il 2 agosto deliberava il “conferimento di un incarico per il Pup/Ptcp” ossia il Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Per le assunzioni sbaraglia tutti la Provincia di Cagliari, illesa dai quesiti referendari, il 25 settembre procede attraverso una determina di un dirigente con la gara semplificata per l’affido a un’agenzia interinale. L’Adecco Italia spa si aggiudica il piano di tre anni per l’assunzione di lavoratori interinali: si tratta di 4 milioni e duecentomila euro, iva inclusa.
Anche la Provincia di Nuoro ha bisogno di altro personale, così tra luglio e agosto diventa esecutiva una delibera che prevede vari incarichi co.co.co.: uno per un esperto di politiche ambientali, equattro per esperti di lingua sarda parlata e scritta. Ma anche per la Regione si va avanti come se nulla fosse. Tanto che a inizio settembre, il 4, approva un disegno di legge che trasferisce alle province ben 12 milioni di euro. Sono i soldi necessari per il funzionamento dei Cesil (Centri servizi inserimento lavorativo) e dei Csl (Centri servizi per il lavoro), una vertenza che va avanti da anni, con centinaia di precari che lavorano nelle pubbliche amministrazioni. Ebbene, finora, come recita la stessa delibera, la sistemazione e il finanziamento erano stati più volte cassati dalla Corte Costituzionale. Ora si è trovata una soluzione tampone, ancora, “per la prosecuzione dell’attività lavorativa del personale in servizio”. Ma che fine faranno, poi, questi dipendenti?
fonte: ilfattoquotidiano.it
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