È caduta nel vuoto la denuncia del cardinal Bagnasco contro la forsennata promozione in tv dei giochi d’azzardo
di Marcello Veneziani -
È caduta nel vuoto la denuncia del cardinal Bagnasco contro la forsennata
promozione in tv dei giochi d’azzardo.
Non provate imbarazzo e vergogna nel vedere lo Stato italiano non solo in veste di biscazziere ma anche di istigatore al gioco tramite campagna dei Monopoli di Stato?
Siamo grandi e vaccinati e non criminalizziamo i giochi che coinvolgono mezza Italia e travolgono due milioni di accaniti. Ci sono sempre stati e crescono proprio nei momenti di crisi e paura del futuro. Però, diamine, che il servizio pubblico, che lo Stato si neghi a compiti educativi e poi si metta a far pedagogia rovesciata, invogliando al gioco seppur con l’alibi di temperare gli eccessi, beh, mi pare un po’ schifoso.
Passi che lo Stato faccia il biscazziere, come fa lo spacciatore di fumo (si astiene solo dalla prostituzione); ma almeno sulle sigarette fa terrorismo psicologico sulla sua nocività per mettersi la coscienza a posto. Invece con la scusa di educare al gioco, alleva le nuove generazioni alle scommesse, dove noi italiani già bruciamo due finanziarie all’anno. E rubano la parola gioco alla bellezza dello sport,all’incanto dell’infanzia,alla creatività dell’artista e al divertimento disinteressato, per usarla sulle scommesse.
Lo Stato alimenta la becera idea che la vita si fondi su una botta di fortuna e dice: giocate in modo oculato, ma poi la «o» iniziale sparisce. Altro che meritocrazia, insegna lo Stato, nella vita ci vuole Culo. Bella lezione etica per un Paese già provato, soprattutto in quei paraggi.
Non provate imbarazzo e vergogna nel vedere lo Stato italiano non solo in veste di biscazziere ma anche di istigatore al gioco tramite campagna dei Monopoli di Stato?
Siamo grandi e vaccinati e non criminalizziamo i giochi che coinvolgono mezza Italia e travolgono due milioni di accaniti. Ci sono sempre stati e crescono proprio nei momenti di crisi e paura del futuro. Però, diamine, che il servizio pubblico, che lo Stato si neghi a compiti educativi e poi si metta a far pedagogia rovesciata, invogliando al gioco seppur con l’alibi di temperare gli eccessi, beh, mi pare un po’ schifoso.
Passi che lo Stato faccia il biscazziere, come fa lo spacciatore di fumo (si astiene solo dalla prostituzione); ma almeno sulle sigarette fa terrorismo psicologico sulla sua nocività per mettersi la coscienza a posto. Invece con la scusa di educare al gioco, alleva le nuove generazioni alle scommesse, dove noi italiani già bruciamo due finanziarie all’anno. E rubano la parola gioco alla bellezza dello sport,all’incanto dell’infanzia,alla creatività dell’artista e al divertimento disinteressato, per usarla sulle scommesse.
Lo Stato alimenta la becera idea che la vita si fondi su una botta di fortuna e dice: giocate in modo oculato, ma poi la «o» iniziale sparisce. Altro che meritocrazia, insegna lo Stato, nella vita ci vuole Culo. Bella lezione etica per un Paese già provato, soprattutto in quei paraggi.
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