martedì 28 febbraio 2012

Tre idee per salvare lo Stato sociale

E se sospendessimo la lagna sulla crisi e provassimo a pensare in positivo? So che si rischia l’utopia ma io ci provo

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E se sospendessimo la lagna sulla crisi e provassimo a pensare in positivo? So che si rischia l’utopia ma io ci provo.
Vedo un popolo ingegnarsi per suggerire nuovi tagli, ma perché non provare invece con proposte costruttive? Ve ne accenno tre che meritano giganteschi approfondimenti.
Uno, l’agricoltura. Verranno privatizzati da questo governo 338mila ettari di terreni agricoli di proprietà dello Stato; perché non agevolare il formarsi di cooperative e di paralleli corsi di formazione pratica per giovani a cui affidarli? E perché non censire e ridistribuire anche i terreni incolti, abbandonati o confiscati? Forse l’agricoltura oggi non può essere una fonte di sostentamento ma come prima attività per i giovani o come part time per chi ha attività compatibili, potrebbe essere il futuro. Due, i badanti. Tante famiglie cercano assistenti per anziani e vanno per parrocchie, bar, a caso. Perché non istituire un registro dove i ragazzi possono iscriversi, presentare curricula e referenze, formando liste da cui attingere con garanzie reciproche?
Tre, tema enorme. C’è un motore importante dietro lo sviluppo tedesco: si chiama Mitbestimmung, cogestione. Perché non sperimentare in aziende in crisi o volonterose la partecipazione dei lavoratori agli utili e alla gestione delle aziende? Sarebbe un impulso formidabile alla coesione, all’efficienza,alla corresponsabilizzazione.
Tre idee per non smantellare lo Stato sociale, come pensano i draghetti dell’economia, ma per ridisegnarlo.
E pensare in grande per aiutare dal vivo.





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