sabato 25 febbraio 2012

Jan Zajic. Praga 25.02.1969



Praga 25.02.1969 - Le spoglie di Jan Palach, studente universitario e patriota cecoslovacco diventato simbolo della resistenza alla dittatura comunista, rimasero per qualche tempo nel cimitero praghese di Olsany. Fino a quando la polizia, esasperata dalle continue processioni di studenti e semplici cittadini che erano riusciti a trasformare la sua tomba in un mausoleo, fecero prima trasferire d'autorità la bara in un altro luogo e poi cremare i resti. Con un gesto di inconsueta pietà, l'urna con le ceneri fu consegnata alla madre. Ma nonostante tutti gli sforzi la memoria continuava a vivere. Dopo più di un mese dalla morte di Jan Palach, il 25 febbraio del 1969, un altro giovane Jan Zajic, decise di seguire la strada del suicidio. Nacque il 3 luglio del 1950 a Vitkov da Marta e Jaroslav Zajic. La madre era un’insegnante di scuole elementari mentre il padre era un farmacista. Nel 1965 si iscrisse presso la scuola di Ingegneria Ferrovia secondaria di Sumperk, coltivando interessi umanistici. Nel 1968 guardò con entusiasmo alla cosiddetta “Primavera di Praga” partecipando a numerose riunioni. Agli inizi del 1969 partecipò agli scioperi della fame e alle commemorazioni degli studenti per il sacrificio di Jan Palach presso la statua di San Venceslao a Praga. Il 25 febbraio del 1969, in occasione del ventunesimo anniversario del Colpo di Stato comunista, Jan Zajic si recò a Praga in compagnia di tre amici, portando con sé alcune lettere e un appello ai cittadini cecoslovacchi. Dopo aver consegnato agli amici tutto il materiale ed essersi congedato da loro, Jan Zajic acquistò del materiale infiammabile e si nascose nel portone dell'edificio al numero trentanove di Piazza San Venceslao. Verso le due del pomeriggio si diede fuoco. Cadde dopo pochi passi e morì. Jan Zajic espresse la volontà per il suo funerale a Praga. Ma la Polizia vietò l'inumazione nella Capitale. Invece i solenni funerali si svolsero a Vitkov il 2 marzo e tumulato nel cimitero comunale. Durante il suo ultimo viaggio migliaia di persone scesero in strada per rendere omaggio. Tra le lettere anche quella di addio ai familiari: "Mamma, papà, fratello e sorellina! Quando leggerete questa lettera sarò già morto o molto vicino alla morte. So quale profonda ferita provocherò in voi con questo mio gesto, ma non preoccupatevi per me ... Non lo faccio perché sono stanco della vita, ma proprio perché la apprezzo. E la mia azione ne è forse la migliore garanzia. Conosco il valore della vita e so che è ciò che abbiamo di più caro. Ma io desidero molto per voi e per tutti, perciò devo pagare molto ... Jan”.

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