Nel silenzio assoluto, il governo Monti ha fatto un bel
regalo dell’Epifania alla Morgan Stanley: 2 miliardi e 567 milioni di euro sono
stati dirottati dalle casse del Tesoro a quelle della banca newyorkese. Il tutto
è avvenuto il 3 gennaio scorso, un mese fa, all’insaputa degli organi di
informazione italiani, così attenti ai bunga bunga o ai party del premier
uscente ma evidentemente poco propensi a occuparsi dell’attuale governo in
carica. Sono stati gli stessi vertici della Morgan Stanley ad aver comunicato
che l’esposizione verso l’Italia è scesa da 6,268 a 2,887 miliardi di dollari:
una differenza di 3,381 miliardi corrispondenti a 2,567 miliardi di euro, circa
un decimo della manovra “salva-Italia” varata dall’esecutivo Monti. Una somma
utilizzata dal governo italiano per estinguere una operazione di derivati
finanziari, anche se non è chiara la ragione per cui la Morgan Stanley abbia
richiesto la “chiusura della posizione”, opzione prevista dopo un certo numero
di anni da quasi tutti i contratti sui derivati ma raramente applicata: il
motivo più verosimile potrebbe essere il declassamento deciso dall’agenzia di
rating Standard & Poor’s. Certo, finché nessuna delle due parti fornirà
spiegazioni, si potrà rimanere solo nell’ambito delle ipotesi.
La banca
newyorkese si è limitata ad annunciare trionfalmente il recupero della somma, il
governo italiano non ha fornito alcuna spiegazione e i media non indagano né
chiedono alcunché, né sulla gestione delle operazioni in derivati da parte del
Tesoro, né sul motivo per il quale tra tanti creditori si sia scelto di onorare
il debito proprio con la Morgan Stanley. Il questo modo il governo non è tenuto
a spiegare perché abbia optato per il silenzio e la segretezza assoluta anziché
ammettere che, mentre venivano stangati i pensionati e non solo, lo Stato
provvedeva a rimborsare 2 miliardi e mezzo alla investment bank. Non sarebbe
stato il massimo dal punto di vista dell’immagine e della popolarità, ma in
fondo è stato lo stesso “Full Monti”, ribattezzato così proprio dalla Morgan
Stanley al momento della sua nomina a premier, a dichiarare di non dover
soddisfare alcun elettore, in quanto non eletto. E allore perché tace? Ha paura
dell’impopolarità?
Dove sono i giornalisti che ponevano le dieci domande a
Berlusconi o pubblicavano le intercettazioni telefoniche? Esiste ancora qualcuno
interessato ad indagare sull’operato del governo?
Diamo un merito
all’Espresso, l’unico organo di informazione italiano a parlarne: un
articolo uscito ieri a firma Orazio Carabini esprime pure un certo
disappunto per il fatto che né Morgan Stanley né il Tesoro abbiano voluto
fornire spiegazioni al settimanale.
FONTE
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