martedì 7 giugno 2011

LONDRA 2012 La Fifa squalifica le iraniane con l'hijab


Il team ha abbandonato il classico velo per un copricapo più moderno, ma per la Federazione non basta

MILANO - Non è bastato abbandonare il classico velo e sostituirlo con una tenuta moderna e sportiva capace di coprire il corpo fino al collo e nascondere i capelli con un copricapo alla moda. Venerdì scorso i dirigenti della Fifa hanno vietato alle calciatrici della nazionale iraniana di scendere in campo ad Amman nella partita contro la Giordania per la qualificazione ai giochi Olimpici di Londra del 2012 perché il loro abbigliamento non rispettava le regole della federazione sportiva internazionale.
SQUALIFICA - I membri dell'organizzazione internazionale, capeggiati da un commissario del Bahrein, erano disposti anche ad accettare quel completino così poco ortodosso (una tuta da ginnastica sostituiva i classici calzoncini e la maglietta), ma nessun compromesso era possibile sul copricapo: le regole della Fifa non solo impongono ai calciatori di giocare a capo scoperto, ma vietano anche di indossare qualsiasi indumento o simbolo che rimanda a slogan politici o a precetti religiosi. Le ragazze iraniane non se la sono sentita di disubbidire alla loro religione che vieta di mostrare in pubblico il proprio corpo, capelli inclusi, e hanno abbandonato in lacrime lo stadio. La Fifa le ha squalificate e ha assegnato la vittoria a tavolino per 3 a 0 alla Giordania. La sconfitta ha determinato l'esclusione dalle Olimpiadi del team femminile iraniano e ciò ha provocato la rabbia e la delusione delle calciatrici.
RICORSO - La Federazione calcistica iraniana ha già annunciato che farà ricorso contro la decisione dei dirigenti della Fifa: «Abbiamo già apportato le correzioni che ci sono state chieste e prima di questa partita ne abbiamo discusso con la Fifa - lamenta Farideh Shojaei, responsabile del calcio femminile per la Federazione iraniana - Nessun dirigente della Fifa aveva trovato da ridire sull'abbigliamento delle nostre ragazze» . Il presidente della Federazione iraniana Ali Kafashian ha spedito una di queste divise a Sepp Blatter, l'attuale presidente della Fifa, per dimostrare che è conforme all'articolo 4 del regolamento della Fifa
LO HIJAB SPORTIVO – Lo scontro tra precetti religiosi e regole sportive angoscia non solo le calciatrici iraniane, ma anche le ragazze del paese asiatico che praticano altri sport. Proprio per risolvere questo problema Elham Seyed Javad, una studentessa canadese di origine iraniana ha sviluppato ResportOn , già ribattezzato dalla stampa internazionale «lo hijab delle donne sportive». Ideato nel 2007 dopo che in una competizione internazionale di taekwondo 5 ragazze iraniane erano state escluse perché indossavano il velo, questa divisa che copre completamente il corpo delle ragazze, ma che lascia il loro volto scoperto, è considerata meno pericoloso del classico velo e permette alle atlete di rispettare le regole della propria religione. Venduto su internet a 44 euro, questo indumento, come racconta il Guardian di Londra ha conquistato anche le donne e gli uomini non musulmani: lo hijab sportivo infatti non solo è meno caldo di qualsiasi altra casacca a cui è annesso un copricapo, ma permette agli atleti con una folta chioma di evitare che i loro lunghi capelli possano ostacolare la visuale durante le competizioni sportive: «Presto potrebbe indossarlo il capellone e capitano del Barcellona Carlos Puyol»ironizza il quotidiano britannico.
Francesco Tortora
07 giugno 2011

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