Cinisello Balsamo, 12 giugno 2011 - Lorenzo, ex operaio della Falck di Sesto San Giovanni, dopo essersi trasferito al Sud per diversi anni, torna a Cinisello Balsamo alla ricerca del suo amore perduto: lì aveva incontrato, ancora ragazzo, una donna bellissima di cui si era innamorato e quella stessa donna l’aveva rivista perché occasionalmente compariva nelle puntate di «Grand Hotel». In poche righe si può solo accennare a quella che sarà la traccia di «Ricordami per sempre, non tornare mai più», titolo del progetto promosso dal Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, dove ieri si sono tenuti i casting per troare i protagonisti.
Un omaggio al fotoromanzo, un omaggio a «Grand Hotel», un omaggio a Cinisello Balsamo. «Era un mio sogno nel cassetto — spiega Matteo Balduzzi, curatore del progetto —. Già all’apertura del Museo ci pensavo a quanto sarebbe stato bello pensare a un tributo al genere: poi fummo costretti ad abbandonare il progetto». Ora, grazie anche a un bando regionale, ecco la possibilità di riaprire quel cassetto: «Dovremmo riuscire a fare 100mila copie: le riprese saranno fatte tra giugno e luglio, in città. Sceglieremo, al termine del casting, quattro o cinque attori che saranno protagonisti della storia; attorno ad essi poi ruoteranno altre comparse».
Coprotagonisti, o meglio, co-registi del progetto, Giulio Mozzi, sceneggiatore, e Marco Signorini, fotografo, che per due giorni hanno vestito i panni dei selezionatori. Il primo, la mente e la penna: scrittore, talent scout e consulente editoriale per le maggiori case editrici italiane; il secondo, l’occhio e il dito che scatta, docente a Brera e forse uno dei maggiori fotografi contemporanei del nostro Paese. «Ci colpisce il senso civile delle persone che vengono al casting — dicono —. Abbiamo incontrato persone di tutti i generi, di tutti i ranghi: c’è anche qualcuno che curiosamente ha una storia personale molto simile a quella del nostro progetto».
In fila, ad attendere di essere intervistati, ci sono anche quelli che con il mondo dello spettacolo hanno già qualche contatto: «Noi però non cerchiamo solo gente che abbia già avuto esperienze di questo genere — aggiungono —. Vogliamo stare con i piedi per terra, rimanere aderenti alla realtà di Cinisello, alla sua gente. Una cosa che ci ha colpito entrambi è il numero di disoccupati che si sono presentati per il provino».
Il fotoromanzo è un’avventura nuova per entrambi: per questo, dichiarandosi, si dicono reciprocamente. «Io sono salito su questa barca solo perché sapevo che c’era lui». Si indicano: a dire il vero, ci confidano che non è il primo lavoro che fanno insieme. E comunque l’avventura non li spaventa affatto, anzi: «Tanta gente leggeva i fotoromanzi di nascosto dai genitori; è un fatto, perché i fotoromanzi erano bellissimi. Non potevano non piacere».
A Giulio toccherà modellare la storia, riscrivere di volta in volta il canovaccio per restituire quel senso di «aderenza alla realtà e alle persone»; a Marco toccherà invece indovinare il clic giusto, carpire al volo la prospettiva migliore e più adatta. Parlano anche di Cinisello, e del Nord Milano: «Ci ha colpito la sensazione di sparizione dal territorio della storia recente. Lo si vede dalle costruzioni, dall’abbattimento delle fabbriche e di moltissimi edifici industriali: i centri città reggono ma il resto viene abbattuto e il paesaggio rimodellato in fretta. Questa cosa è spaventosa».
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