Milano 31.08.1945 - Le sedute pubbliche del quarto Congresso del Partito Comunista Italiano si svolsero a Milano nel gennaio del 1948. Il servizio d’ordine che proteggeva, sorvegliava e bloccava l’accesso al palco dei dirigenti nazionali e dei delegati esteri era formato da circa cinquanta persone armati e in divisa militare con giubbotto di pelle marrone, dai bordi con lana di pecora. Sulla manica destra, cucito con cura, recava un triangolo di stoffa con la scritta “Volante Rossa”. Alcuni portavano sul petto una medaglia lucida di ferro sospesa legata ad un nastrino di colore rosso. Da un lato vi erano foglie di quercia in rilievo che sovrastavano la scritta “Brigata d?Assalto”; dall’altro vi era in primo piano una figura che imbracciava e mirava con il fucile. Generalmente gli uomini si spostavano insieme, viaggiando su alcuni camion Dodge, trafugati alle forze armate statunitensi. A volte, nelle rare occasioni di parata in pubblico per le strade della città, cantavano una marcia di origine russa adattata con parole italiane. Il gruppo storico della famigerata Volante Rossa, sorse nell’estate del 1945, come risposta alle riorganizzazioni neofasciste, per volontà di alcuni ex partigiani appartenenti alla Brigata comunista Garibaldi Valgrande Martire. La sede, fu collocata presso la Casa del Popolo di Lambrate in via Conte Rosso, mentre la direzione fu affidata a Giulio Piaggio, soprannominato Tenente Alvaro, ed ex comandante della Brigata Garibaldi. Operaio elettrotecnico presso la fabbrica Bezzi, riuscì ad ottenere l’esonero dal servizio militare come elemento insostituibile per la produzione aziendale. Già a partire dalla fine di agosto del 1945 si ebbe notizia di una prima esecuzione sommaria attribuita alla Volante Rossa. Grazie alle indagini condotte dalla Magistratura e al lavoro della stampa per la divulgazione della notizia stessa, fu svelato il mistero dell’assassinio della famiglia Sciaccaluga. La signora Sciaccaluga Rosa Bianca e la figlia Liliana, fanatiche fasciste, si erano trasferite a Milano quattro mesi prima, per sfuggire alle persecuzioni dei partigiani. Il marito, Stefano, fu giustiziato il 26 aprile mentre tornava da Brescia in divisa da ufficiale della Decima Flottiglia Mas. Le due donne vivevano in una camera di pensione presso la casa in via Pindemonte, a Porta Monforte. Nel giugno dello stesso anno, avevano subito una perquisizione ad opera di presunti agenti del Commissariato di Magenta. Il 31 agosto, intorno alle diciassette, furono invitate, dagli stessi uomini, a recarsi presso gli uffici amministrativi. Entrambe furono ritrovate alcuni giorni dopo nello stagno della cava Gaslini, cinquanta metri dal cimitero di Corsico,
uccise da un colpo di rivoltella sparato a bruciapelo al volto.
http://libero-mente.blogspot.com/2011/08/rosa-bianca-e-liliana-sciaccaluga.html
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