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domenica 24 giugno 2012

Ostriche e aperitivi chic: le spese allegre di Penati


Quarantasette euro per due toast, un caffè e un'aranciata, 4.700 euro a uno studio fotografico per due "ritratti istituzionali" in maniche di camicia e cravatta


Ha speso 47 euro per due toast, un caffè e un’aranciata in un lussuosissimo hotel milanese. Ha sganciato oltre 4.700 euro a uno studio fotografico per «due ritratti istituzionali in maniche di camicia e cravatta».
Filippo Penati
Filippo Penati
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Più volte s’è seduto ai tavoli dei ristoranti più «in» di Roma per pranzare con gli amici a ostriche e Morellino di Scansano. E spendendo sempre tra i 130 e i 260 euro. Insomma, un bel pugno nello stomaco della crisi, per lui che per anni ha guidato dalla poltrona di primo cittadino la Stalingrado d’Italia, la rossissima Sesto San Giovanni.
Perché di Filippo Penati, finito mesi fa sotto inchiesta dalla procura di Monza per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, tutto si può dire tranne che abbia il cosiddetto braccino: come tanti altri della «democratica» cerchia di amici, anche il buon Filippo ha dimostrato di avere a sinistra solamente il cuore. E il portafogli? No, quello sta altrove...
Come riportava l’edizione di ieri del quotidiano genovese il Secolo XIX, l’ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani aveva trovato un modo tutto sommato brillante per godere a pieno dei piaceri della tavola: non pagare. O meglio, farsi rimborsare pranzi, spuntini, aperitivi e cene dalla sua fondazione Fare Metropoli.
Nata del 2008 come associazione culturale senza scopo di lucro, Fare Metropoli è stata uno dei canali attraverso cui l’ex vicepresidente del consiglio regionale lombardo ha ricevuto finanziamenti da privati per decine e decine di migliaia di euro: l’associazione è entrata nell’inchiesta della Procura di Monza nell’agosto del 2011, quando il pm Walter Mapelli ha firmato il decreto di perquisizione con cui la Guardia di Finanza si è presentata negli uffici del commercialista dell’associazione e nella sede milanese in via Galilei sequestrando estratti conti, ricevute di versamenti in contanti, copie di bonifici, elenchi di finanziatori e tutta la documentazione relativa ai trasferimenti economici tra l’associazione e i comitati elettorali di Penati per le Provinciali del 2008 e per le Regionali del 2010. Due settimane fa, parallelamente alla chiusura delle indagini, sono spuntati anche gli scontrini che fotografano la dolce vita di Penati: negli atti depositati a Monza si legge che l’ex primo cittadino ha incassato dalla fondazione 21.502,34 euro in 17 mesi, dal luglio del 2009 al novembre del 2010, somma giustificata dal rimborso di spese di viaggio, alberghi e consumazioni di pasti. Allo stesso modo sono finiti 6.419 euro di rimborsi a Rita Dileo, moglie di Penati, e 12.847 euro al portavoce Franco Maggi.
Ed è proprio spulciando tra i rimborsi pubblicati ieri dal Secolo che si possono ricostruire le «imprese» culinarie e non di Penati. Proprio così: vere e proprie imprese. Perché per pagare 47 euro due toast, un caffè e un’aranciata bisogna mettersi d’impegno. E pazienza se alla fine a saldare il conto era qualcun altro. Come non facile deve essere stato sganciare 4.740 euro per due-dicasi-due fotografie. Certo. Sono «ritratti istituzionali» e avranno fatto risaltare al massimo il sorriso pacioso e bonario del buon Filippo: però sono sempre oltre otto milioni delle vecchie lire per due poster... Dai rimborsi della fondazione, poi, salta fuori che Penati, ex uomo forte del Pd lombardo, è spesso di stanza a Roma. E della Capitale dimostra di conoscere più i ristoranti che i sacri palazzi della politica: gli scontrini raccontano di pranzi e cene al Bolognese di piazza del Popolo (specialità cucina regionale, conto di 220 euro); in più di un’occasione Penati si presenta al Sapore di Mare, pieno centro della Capitale, dove ordina ostriche e crostacei, bagnati da abbondante Morellino di Scansano. Costo delle (ripetute) spedizioni? Tra i 130 e i 260 euro a «seduta».
Tutto puntualmente rimborsato da Fare Metropoli, che a seconda dell’occasione Penati trasforma in Fare Cassa, Fare il pieno o Fare botta e ribotta, giusto per scomodare i luculliani pranzi di Giosuè Carducci.
Penati è quindi avvistato al Raw Fish Cafè di Milano, specialità crudità di pesce, o alla Buganvillea di Sabbioneta dove per un menu fisso paga un conto di 100 euro.
A pancia piena si ragiona meglio. Se poi a pagare è qualcun altro...

sabato 4 febbraio 2012

STRADE E MARCIAPIEDI GHIACCIATI, L'ASSESSORE REGIONALE ROMANO LA RUSSA PROPONE DI UTILIZZARE I PROFUGHI DELLA LIBIA "OSPITI" DELLA LOMBARDIA: "SONO IN ALBERGHI E ALTRE STRUTTURE E NON SVOLGONO ALCUNA ATTIVITA'"

Sesto San Giovanni - "Come ha gia' sperimentato il comune di Como, invito gli amministratori locali a valutare la possibilita' di utilizzare, per le operazioni di pulizia delle strade, rimozione del ghiaccio e spargimento del sale, gli oltre 3.000 profughi che, in attesa di sapere se la loro domanda di asilo politico sara' accolta, sono ospitati in hotel e strutture ricettive lombarde senza essere impegnati in alcuna attivita' professionale". Cosi Romano La Russa in merito all'emergenza maltempo che sta colpendo la Lombardia in questi giorni. "Dallo scorso mese di aprile - ha aggiunto l'assessore regionale alla protezione civile - migliaia di profughi provenienti dalla Libia, sono alloggiati nelle citta' lombarde a spese dei contribuenti. Sarebbe un bel segnale offrire loro la possibilita' di rendersi utili nei confronti del Paese che li sta accogliendo". Solo a Milano sarebbero quasi 400 i profughi tutt'ora ospitati.
http://sestonotizie.it/leggi.php?artID=2255734

giovedì 24 novembre 2011

Vecchioni batte cassa: per la sua cultura chic vuole 220mila euro

Il cantautore milanese chiede un super compenso per presiedere il Forum. E i cittadini stufi degli sprechi infilzano De Magistris: stracci il contratto

Luci a San Siro, ombre al San Paolo. Roberto Vecchioni stecca proprio nella capitale della melodia: da qualche giorno sta montando la polemica sul ricco compenso che il professore-cantautore si è fatto dare per presiedere a Napoli il Forum delle Culture.

venerdì 4 novembre 2011

I morti della guerra civile? Per Pisapia hanno valore solo se erano partigiani...

di Giannino della Frattina
Il sindaco di Milano, in visita al cimitero della Gloria, fa la sua scelta. I partigiani meritano i fiori e gli omaggi, i repubblichini no. Una decisione che nessuno dei suoi predecessori aveva preso
Giuliano Pisapia in visita ai cadutiNessuna pietà per il sangue dei vinti. Il sindaco Giuliano Pisapia fa riprecipitare Milano nella stagione dell’ideologia e dell’odio. E così ieri, nella sua prima visita al cimitero Maggiore, ha fatto netta la sua scelta di campo. Visitando quello della Gloria dove sono sepolti i partigiani e non quello dell’Onore che accoglie chi scelse la Repubblica sociale. «La pietà umana dovuta a chi è caduto - diceva ieri - non può far dimenticare i fatti, la storia e le ragioni di chi si è battuto per un’Italia migliore». Un passo indietro rispetto a Gabriele Albertini e Letizia Moratti che rendevano omaggio, a tutti i caduti della guerra civile. Impeccabile il protocollo di Albertini che con la fascia di sindaco presenziava alla cerimonia per i combattenti della Resistenza. E, dopo averla tolta, si dirigeva incurante delle polemiche, al Campo 10 a rendere omaggio alla tomba dell’eroe di guerra Carlo Borsani, trucidato dai partigiani il 29 aprile del 1945. A guerra finita.
http://www.ilgiornale.it/milano/pisapia_morti_non_sono_tutti_uguali/04-11-2011/articolo-id=555191-page=0-comments=1

venerdì 23 settembre 2011

Regione Lombardia: 8 milioni di euro per la pensione di 203 ex consiglieri


Ogni anno i contribuenti versano questa cifra per i "vitalizi" di chi è stato almeno una legislatura in Consiglio Regionale a Milano. Il Pd propone di abolirli fin da subito ma la Lega frena "Non è possibile, sono diritti acquisiti"

Costano più di 8 milioni di euro l’anno. Questa la cifra che i contribuenti lombardi versano ogni dodici mesi per pagare le pensioni – i cosiddetti “vitalizi” – a 203 ex consiglieri regionali. Tutte persone che hanno vissuto almeno una legislatura da consigliere e che per questo hanno diritto a un assegno mensile di tutto rispetto.

I conti sono presto fatti: dividendo la cifra totale per il numero degli ex consiglieri e poi per 12 si arriva a una pensione media mensile di 3mila euro per politico. Naturalmente questa è solo la media, c’è chi prende meno e chi di più. La differenza di cifre viene fissata in base alle legislature e agli incarichi occupati nel corso dell’impegno politico prestato. 

In Consiglio c’è ora chi vorrebbe tagliare immediatamente i vitalizi futuri, già a partire da questa legislatura. Sono gli esponenti del Pd, in minoranza, che chiedono di verificare se una decisione di questo tipo possa essere legalmente presa. La risposta arriva però direttamente dalla Lega Nord, partito della maggioranza, che ricorda come una decisione del genere farebbe partire immediatamente un numero imprecisato di ricorsi perché andrebbe a intaccare un diritto acquisito. 

Tra le proposte del Pd c’è anche quella di ridurre la liquidazione dei consiglieri: oggi corrisponde a 12 mensilità (per un totale di circa 120mila euro di liquidazione per quattro anni di lavoro), la si vorrebbe portare a 5.

http://milano.virgilio.it/primopiano/regione-pensione-ex-consiglieri.html

martedì 6 settembre 2011

Da vent'anni Penati sta rubando il posto fisso a un professore precario

di Mario Giordano

L'ex factotum di Bersani è in aspettativa da docente e quando smetterà con la politica potrà tornare a insegnare. È ancora sua la cattedra di educazione tecnica alla scuola media Tabacchi di Milano

Dalla tangente della Falck alla tan­gente della circonferenza, dagli in­terrogatori alle interrogazioni. L’ul­tima che abbiamo scoperto è questa: se do­mani Filippo Penati riuscisse a sfuggire la prigione di Stato e quella del Pd, potrebbe ri­tornare immediatamente in cattedra. E non per insegnare come si rovina l’immagine della superiorità etica della sinistra, come potrebbe pensare qualche malizioso, e nem­meno per dare lezioni sul modo in cui si manda in malora una città o sui metodi per farsi sospendere dal partito.
Macché: ritor­nerebbe in cattedra nel vero senso della pa­rola, cioè avrebbe il suo posto nella scuola pubblica, insegnante alla media Tabacchi di Milano, con tanto di registro e posto in consiglio di classe. Pronto a passare dai col­loqui con gli avvocati a quelli con i genitori degli alunni,pronto a fare l’appello in un’au­la scolastica magari in attesa dell’appello in un’aula del tribunale. Come ha rivelato Pino Corrias sull’ultimo numero di Vanity Fair su Penati «Google è in grado di trovare 689mila notizie in 0,07 se­condi », ma «ne manca una: da una ventina d’anni il politico a tempo pieno che sulla questione morale sta mettendo in ginoc­chio l’intera sinistra ha un suo paracadute privato sotto forma di impiego pubblico«. Proprio così:Penati,ex insegnante in aspet­tativa da vent’anni, resta titolare del posto in cattedra. Naturalmente non prende stipen­dio ( e ci mancherebbe), ma viene sostituito anno dopo anno da un supplente. Il quale re­sta precario, mentre il titolare diventa politi­co di professione e s’insedia saldamente nei palazzi del potere.
Qual è la differenza tra i due? Che se arriva la crisi il precario rischia di rimanere a casa. Il politico, invece, male che vada si riprende il suo posto sicuro. Si ca­pisce, un rifugio protetto non si nega nessu­no, nemmeno a chi è sospettato di corruzio­ne: hai rubato denaro pubblico? In attesa di scoprirlo, col denaro pubblico ti ridiamo il tuo stipendio. Che non sarà ricco come una tangente alle Coop, ma se non altro è buono e paziente. Ti aspetta anche per vent’anni. Vi pare possibile? Se si parla di costi della politica forse bisognerebbe considerare an­che questi. Che forse non sono evidenti co­me il pranzo da Gambero Rosso regalato al Senato o il profluvio di auto blu per le vie del­la Capitale, ma che per certi versi sono an­cor più urticanti perché nascosti e conside­rati quasi normali. Prendete Piero Marraz­zo: appena finito il suo trans trans da gover­natore del Lazio, ha riavuto il posto in Rai (che per altro unisce a una pensione da con­sigliere regionale: oltre 2mila euro già a 52 anni, alla faccia dell’allungamento dell’età pensionabile).
Come ha notato Aldo Grasso sul Corriere della Sera , il suo esordio su Rai­tre è stato un reportage sulla Somalia: «Se si occupasse di cose italiane la sua credibilità sarebbe messa a dura prova», chiosa il criti­co. E aggiunge: «Sono convinto che un gior­­nalista, specie se lavora nel servizio pubbli­co e diventa noto per la conduzione di un programma, una volta che sceglie di entrare in politica non può poi tornare a fare il suo la­voro in Rai come se niente fosse». E invece?
Invece niente: i giornalisti Rai conservano il posto, anche se è sconvenien­te. Del resto perché stupirsi? Lo fanno anche i magistrati: da Giuseppe Ayala a Adriano Sansa, sono tanti quelli che tornati a rivesti­re la toga dopo la politica. Nessuno rinuncia al rifugio sicuro.E,per i più fortunati,nel frat­tempo scorrono pure i contributi figurativi per una bella pensione. Vale la pena ricorda­re che Oscar Luigi Scalfaro entrato in Parla­mento nel 1946 e tutt’ora senatore a vita, e dunque sempre mantenuto da ricche inden­nità parlamentari o presidenziali, soltanto per aver vestito la toga tre anni (fra il 1943 e il 1946), incassa una pensione Inpdap come ex magistrato pari a 4.766 euro netti al mese (circa 8mila euro lordi, che gli scorrono nel­le tasche dal 1988).
Com’è possibile? Ovvio: grazie al versamento fittizio (cioè a carico dei contribuenti). Penati non ha avuto contributi figurativi, non ha maturato la pensione. Però ha man­tenuto il suo strapuntino, il suo paracadute scolastico, la sua antica certezza da prof. Non c’è reato, chiaro: però c’è la dimostra­zione di come intende la cosa pubblica, che sia una cattedra o l’area Falck.Cioè una cosa da gestire nel proprio esclusivo interesse, magari mentre si dà l’immagine dell’uomo tutto d’un pezzo, dell’amministratore ligio alle regole, dello sceriffo pronto a sacrificare tutto per il rigore.Ecco,no:lui non è così.Tut­t’altro. E nell’occasione il finto sceriffo ha un solo merito: con la sua vicenda ci dimostra una volta per tutte che quella norma, conser­vare il posto pubblico a chi sta in politica per vent’anni,è un’aberrazione.Come tollerar­la ancora? O si pone un limite al numero di mandati o si costringe chi si candida a lascia­re il posto statale. Fare il moralista, fare i pro­pri comodi e il garantito alla scuola media Tabacchi, tutto insieme e a spese nostre, è un po’ troppo. Persino per chi da sempre è amico di Bersani. 

domenica 4 settembre 2011

Bersani spiegaci questo


di Alessandro Sallusti

Penati non parla dei soldi ma è libero. Tarantini parla ma resta in galera. Il leader del Pd invece di minacciare querele dovrebbe dare delle spiegazioni


La storia di Penati un po' ricorda la ragazza di Bube


Le distanze che il Pd ha preso dall’imbarazzante Filippo Penati mi fanno ricordare quell’uomo politico che alcuni anni orsono fu “beccato” mentre faceva salire in auto un trans. Anche lui ebbe il trattamento di forzato all’anonimato e trasformato in un signor nessuno. Vuoi nascondere un albero? Mettilo in una foresta. Elena, ilgiorno.it
MI È VENUTA in mente una pagina della «Ragazza di Bube», il romanzo di Carlo Cassola, quella in cui descrive l’amarezza del giovane partigiano mandato in galera e abbandonato dal partito, il Pci, da cui si aspettava protezione, essendosi reso colpevole di un grave reato. Si sfoga Bube con la sua ragazza: «Sono stati loro a rovinarmi. Ho capito che la mia colpa non era niente in confronto a quella degli altri. Dimmi un po’, Mara: non è forse vero che mi hanno spinto a fare quello che ho fatto? C’è stato forse qualcuno che mi ha fermato? (...) Li odio, non voglio più saperne. Perché sono più colpevoli di me e se ne stanno liberi a godersi la vita». Storie ed epoche diverse ma che hanno forse in comune una concezione quasi sacra del partito, che va difeso anche calpestando i crediti dei più fedeli.

giovedì 1 settembre 2011

E' sparito il braccio destro di Bersani

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NOTAVO leggendo le cronache sull’inchiesta Penati sulle presunte tangenti intascate dall’esponente del Pd un crescendo di vaghezza, che sempre di più circonda questo uomo politico, che fino a poco tempo fa era sugli altari e che ora è caduto nella polvere tanto che dalla lettura dei quotidiani non si capisce più di chi figlio sia. Tansini Talarico, Pavia
I TITOLI di merito sono inversamente proporzionali alla gravità delle inchieste. Così è successo a Penati, che all’inizio dell’indagine poteva contare su definizioni di questo tipo: indagato il braccio destro di Bersani, perché era considerato se non il delfino un uomo a lui molto vicino, poi s’è dovuto accontentare di essere indicato come ex braccio destro di Bersani, passano i giorni, le settimane, i mesi e il povero Penati è diventato l’ex presidente della Provincia di Milano, poi declassato a dirigente del Pd, poi a ex dirigente del Pd e infine al solo Filippo Penati senza nemmeno il legittimo titolo di professore di educazione tecnica. Così Penati in disgrazia è diventato un Signor Nessuno. Filippo chi? Non lo chiamano più nemmeno ex sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia, che pure era una cosa che lo mandava in bestia.

lunedì 29 agosto 2011

Penati e le tangenti in commissione di garanzia

Il Pd cerca di fare chiarezza sui fatti e le accuse che coinvolgono il consigliere regionale. Penati ha deciso di autosospendersi dal Partito Democratico e di uscire dal gruppo consiliare regionale, per "scindere nettamente la mia vicenda personale dalle questioni politiche" e "per non creare problemi e imbarazzi al Partito".

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Il 20 luglio Filippo Penati è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Monza per concussione e corruzione in merito a presunte tangenti intascate sulla riqualificazione dell'ex Area Falck di Sesto San Giovanni.
Ci sono in ballo quattro "fatture" da circa 620 mila euro l'una e una "richiesta" di altri "2 miliardi di lire", per un totale di quasi 3,5 milioni di euro. Questa è la cifra stimata dai pm di Monza che l'imprenditore Giuseppe Pasini avrebbe dovuto versare alle "cooperative emiliane" su indicazione di Penati, il dimissionario esponente Pd ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani.

A un mese dall'iscrizione nel registro degli indagati la polemica non si è mai fermata.

BORGHEZIO: SARANNO ANTIXENOFOBI E ANTIFASCISTI, MA LADRI
"L'Italia amministrata dalla Sinistra è tutta una Sesto San Giovanni''. Lo afferma in una nota l'europarlamentare della Lega Mario Borghezio commentando la vicenda delle tangenti che vede coinvolto Penati. ''Inutile e persino grottesca l'inquietudine di certi esponenti del Pd che implorano Penati di rinunciare alla prescrizione, illudendosipenosamente di poter preservare cosi' l'immagine di 'diversita'' morale degli amministratori di sinistra''.
''La realta', come tutti gli addetti ai lavori ben sanno - aggiunge - e' invece molto diversa e si puo' sintetizzare inquesta frase, che mi auguro nessuno osi contestare: 'Tutta l'Italia amministrata dalla sinistra e' un 'immensa Sesto San Giovanni', finora beneficata da una, diciamo, benevola disattenzione della magistratura inquirenti. Antifascista,antirazzisti, antixenofobi a diciotto carati, certamente. Ma ladri''.
GASPARRI, PENATI? E' UN GREGANTI AL CUBO
"La vicenda Penati dimostra una serie di cose. In primo luogo colpisce il fatto che nei confronti del braccio destro di Bersani alcuni magistrati muovano accuse di corruzione causando un effetto prescrizione che in altri casi avrebbe fatto gridare allo scandalo. Altri magistrati contestano la mancata accusa di concussione che avrebbe determinato ben altre conseguenze. Si conferma poi il sospetto che nel mondo del Pd sia proseguito un illecito sistema di finanziamento al partito in quanto tale, pi- che la corruzione dei singoli''. Lo afferma in una nota il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri sottolineando che ''la storia della sinistra è piena di vicende del genere. E non è un caso che oggi insorgano politici-giornalisti in difesa del sistema Sesto''. ''Penati - prosegue Gasparri - è stato il braccio destro di Bersani. E appare risibile immaginare che il segretario del Pd non conosca logiche e fatti che emergono dal caso Penati. Intrecci con imprese che passavano dai capi Ds-Pd e poi dai
potentati locali. Per definire vicende inquietanti come quella dell'autostrada Serravalle. Bersani nasce e vive dentro vicende di questo tipo. Urli pure ma non allontana i sospetti che gravano sulla sua parte politica. Non siamo insomma di fronte a un 'mariuolo', ma davanti a un sistema, antico e mai morto. Penati è un Greganti al cubo. Avendo riunito nella sua persona funzioni di massimo livello politico con altre e meno nobili incombenze. Certamente - conclude - la vicenda non finisce qui. E serve a poco tessere le lodi del modello Sesto negando l'evidenza".

RENZI: NESSUN DUBBIO SU BUONA FEDE DI BERSANI
"Non ho motivi per mettere in discussione la buona fede di Bersani; pero' c'e' molta apprensione nel
quartier generale, la questione e' umorale oltre che morale". E' quanto afferma il sindaco di Firenze ed esponente del Partito democratico, Matteo Renzi intervistato dal 'Corriere della sera' sul caso Penati e la situazione nel Pd.
Renzi suggerisce a Bersani: "Lancerei un appello pubblico a Filippo Penati, perche' rinunci alla prescrizione: un bel gesto. Mi auguro che possa provare la sua innocenza. La vicenda sembra abnorme, io pero' sono sempre garantista e il garantismo non va esercitato solo per la propria parte. Penati - aggiunge - ha fatto due passi indietro, che a destra neanche sotto tortura... Ma dovrebbe fare anche il terzo, lasciare il Consiglio regionale, senno' pare una furbizia e gli italiani non reggono piu' le furbizie". Piu' in generale, Renzi osserva: "Non ho mai creduto nella
diversita' etica del centrosinistra; la differenza e' fra chi scappa davanti ai giudici e chi si difende". Quindi, "sarebbe meglio la rinuncia alla prescrizione" perche', spiega, "non possiamo accusare Berlusconi di sfruttare la prescrizione e poi utilizzarla: suona strano".
VIOLANTE: PENATI ALLONTANI SU DI NOI L'OMBRA DEL SOSPETTO
"Non possiamo essere duri e rigorosi con i nostri avversari politici e poi permissivi con noi stessi". Lo sottolinea Luciano Violante, ex presidente della Camera, in una intervista al 'Quotidiano nazionale', parlando del caso Pionati. "Io non devo dare lezioni a nessuno. Pero' e' arrivato il momento che si decisa: o si dimette da consigliere regionale della Lombardia o rinuncia alla prescrizione. Questa situazione e' in grado di risolverla solo lui".
"Non possiamo criticare gli esponenti del Pdl sotto processo -avverte Violante- e poi essere permissivi con i nostriesponenti, di qualsiasi livello, dobbiamo essere coerenti. Bersani ha fatto quello che poteva fare, il problema e' Penati, che deve allontanare l'ombra del sospetto dal partito".
PD CONVOCA COMMISSIONE GARANZIA
A seguito degli sviluppi del caso Filippo Penati - si legge in una nota del Partito Democratico - il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il presidente della Commissione nazionale di garanzia del Pd, Luigi Berlinguer, hanno ritenuto opportuno che si avvii un'azione di immediata verifica a tutela della onorabilità del partito. A questo scopo ilpresidente Berlinguer ha deciso di invitare Filippo Penati ad ottemperare al dovere - previsto dallo stesso codice etico del Pd - di informare tempestivamente la Commissione provinciale di garanzia di Milano sui fatti che, allo stato delle indagini, lo hanno investito. Anche in funzione di quanto stabilito dallo statuto del partito, che affida alla Commissione nazionale di garanzia la vigilanza sulla correttezza dei comportamenti politici, il presidente Berlinguer ha convocato una riunione della Commissione stessa per il giorno 5 settembre al fine di esaminare le iniziative da porre in essere nel quadro di una concreta azione di vigilanza.

BERSANI: IL PD DIRA' LA SUA
"Il partito dira' la sua -sottolinea Bersani riferendosi al lavoro che e' stato affidato alla Cng- alla luce delle valutazioni e delle determinazioni che faro' la commissione di garanzia, prevista dallo statuto del partito come organismo preposto". La commissione di garanzia (che Bersani definisce "il nostro tribunale interno") ha "a sua disposizione una gamma di interventi che comprendono anche l'espulsione". Mentre "sull'aspetto giudiziario sara' lui a dover valutare", lasciando intendere chiaramente che un'eventuale rinuncia alla prescrizione e' una decisione che deve prendere Penati.
PENATI: DISPONIBILE A FORNIRE QUANTO E' UTILE A RICOSTRUZIONE FATTI
"Desidero comunicare che ho informato il Partito democratico della mia totale disponibilita' a mettere a disposizione della commissione provinciale di Milano quanto utile per la ricostruzione dei fatti che mi hanno, come e' noto,investito". Ad affermarlo e' Filippo Penati coinvolto nell'inchiesta della Procura di Monza su un presunto giro di tangenti. "Ho altresi' informato il Pd -aggiunge - che ho richiesto ai miei legali di essere a disposizione , tenuto conto dei vincoli processuali attualmente in essere, per fornire eventuali chiarimenti tecnico giuridici".

martedì 2 agosto 2011

Tangenti, trovati a casa di Penati 11mila euro Ma lui assicura: "Mi servono per i miei viaggi"

di Andrea Indini

Durante una perquisizione fatta dalle Fiamme Gialle lo scorso 20 luglio sarebbero spuntati 11mila euro in contanti. Gli inquirenti avrebbero etichettato l’operazione come "perquisizione con esito positivo". L’ex presidente della Provincia minimizza. Ma nel pc dell'amico spuntano nuovi file

Milano - Mentre i mal di pancia agitano sempre di più il Partito democratico, si aggiungono nuovi tasselli che sembrano spiegare meglio il "sistema Sesto", messo in piedi da Filippo Penati nell'assegnazione degli appalti pubblici. Secondo Repubblica, infatti, durante una perquisizione fatta dalle Fiamme Gialle lo scorso 20 luglio sarebbero spuntati 11mila euro in contanti: sessantasei banconote in tutto, diciassette da 500 euro, una da 100 e 48 da 50. Il ritrovamento è stato bollato come "perquisizione con esito positivo". Cosa ci faceva il braccio destro di Pier Luigi Bersani in Lombardia con quella cifra ingente di denaro? L’ex presidente della Provincia, indagato per presunte tangenti nell’ambito dell’inchiesta sull’ex area Falck, ha tuttavia minimizzato spiegando che i soldi servivano a coprire certi suoi viaggi.

"Se una persona viene inquisita, fino a quando non è completato il percorso di accertamento delle sue responsabilità è indispensabile che si sospenda da incarichi istituzionali o dall’adesione al partito. Toglie i sospetti, cancella le remore, dopodichè alla fine del percorso quel rapporto si può ricostruire serenamente o interrompere definitivamente". L'ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati sembra farsi portavoce di un mal di pancia che da giorno attraversa il Partito democratico. Come se l'arringa di Bersani contro la macchina del fango non sia riuscita a convincere. Ora che i contorni della vicenda si fanno più chiari, ecco che i mugugni aumentato e i sospetti si infittiscono. Dalla perquisizione fatta dalla Guardia di Finanza sono emerse, oltre agli 11mila euro, anche una Bmw serie 5, intestata a una società finanziaria di San Donato San Milanese, e una chiave di cassetta di sicirezza di una banca milanese, che però "ha dato esito negativo". "La Bmw serie 5 - assicura Penati - è vecchia di cinque anni ed è intestata a una società finanziaria di San Donato Milanese, in quanto questa è la società di leasing della stessa Bmw. Ma è sui contanti che l'ex primo inquilino di Palazzo Isimbardi si sofferma. "Le somme in contanti ritrovate - spiega - erano nella mia camera da letto e sono riferibili alle mie disponibilità e non riconducibili a fatti che mi sono contestati vecchi di dodici anni". L'esponente pd assicura di tenere "quel denaro a disposizione per i miei viaggi in Italia e all’estero": "Desidero chiarire tutto questo per evitare suggestioni che non hanno nessuna ragione d’essere nei fatti".

Al di là del contenuto della perquisizione, sono molti gli imprenditori che, sentiti dai magistrati di Monza, stanno spiegando il funzionamento del "sistema Sesto". "Noi ti garantiamo un iter burocratico snello, non ti facciamo perdere tempo... Però tu ci devi dare i soldi...", racconta aPanorama Diego Cotti, imprenditore ed ex politico di Sesto San Giovanni. Secondo Cotti, fu di 20 miliardi di lire la richiesta per agevolare l’acquisto e la riqualificazione delle ex acciaierie Falck. Denaro, afferma l'imprenditore, che secondo lui era destinato alla segreteria degli allora Ds. "Pasini compera i terreni, li compera di fatto grazie a noi perchè siamo noi i mediatori in questi affari. Ci riconosca la mediazione che si pattuisce abitualmente. I soldi servono non solo a noi, la politica ha dei costi, servono per milano provincia, servono per scalare il partito, servono per roma". A parlargli così, secondo Cotti, fu Giordano Vimercati, oggi sotto inchiesta, all’epoca influente capo della segreteria del sindaco Penati. La richiesta sarebbe avvenuta nel suo ufficio, in piazza della Resistenza, nel palazzo del Comune di Sesto San Giovanni a cavallo dell’estate del 2000. Cotti racconta a Panorama che nell’ufficio di Vimercati era presente anche "Filippo", che lasciava parlare il suo funzionario. "Serve per penati - diceva - per avere un ruolo più importante nel partito".

Cotti è considerato un teste importante perchè all’epoca dei fatti rivestiva un duplice ruolo: capogruppo in consiglio comunale della lista civica "Sesto per Penati" e genero (oggi separato) del destinatario della richiesta di tangente, il costruttore Giuseppe Pasini, candidato all’acquisto dell’area Falck, che ha raccontato ai pm della stessa richiesta ricevuta dallo staff di Penati. Nel racconto che ha fatto ai pm Cotti spiega anche il ruolo che doveva essere assegnato al Consorzio cooperative di Bologna. Vimercati torna di nuovo in ballo. Avrebbe spiegato: "L’area Falck la può comprare solo uno che diciamo noi, perché fa parte di un accordo più vasto. La può comprare Pasini se vuole, perché noi abbiamo garantito che lui è un imprenditore serio e corretto e noi lo possiamo gestire perchè è amico mio. Però se fa questa cosa deve coinvolgere le cooperative".

giovedì 28 luglio 2011

Dossier Penati,lo scandalo del PD

dossier penatiDossier Penati, tutto quello che c’è da sapere sullo scandalo che sconvolge il Partito Democratico: è questo il titolo di un pdf esclusivo che ci ha inviato un nostro lettore, Giuseppe, e che mettiamo a disposizione di tutti. È un ottimo lavoro, ed è utilissimo per capire come è nato, cosa è, e che strade potrebbe prendere lo scandalo che ha investito Penati e il Partito Democratico.







DOSSIER PENATI

giovedì 21 luglio 2011

Penati si autosospende "In rispetto delle istituzioni"

Il vicepresidente del Consiglio regionale ha indirizzato una lettera a Davide Boni, Roberto Formigoni e ai capigruppo: "Confido nella celerità della giustizia"

Filippo Penati
Milano, 21 luglio 2011 - Si è autosospeso dalle cariche Filippo Penati, indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti dalla procura di Monza.
"Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti per rispetto dell’istituzione mi autosospendo da vicepresidente". Filippo Penati con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, Davide Boni, al presidente della Regione, Roberto Formigoni e ai capigruppo ha annunciato la sua autosospensione da vicepresidente. “A seguito del mio coinvolgimento nella vicenda giudiziaria relativa all’area Falck di Sesto San Giovanni - scrive Penati nella lettera - desidero ribadire la mia totale estraneità ai fatti. In merito anche alle notizie apparse sulla stampa voglio precisare che non ho mai chiesto e ricevuto denaro da imprenditori. Voglio altresi ribadire la mia assoluta fiducia nell’operato della magistratura. Per profondo rispetto dell’istituzione nella quale sono stato eletto e per evitare ogni imbarazzo al Consiglio mi autosospendo dall’esercizio e dalle prerogative di vicepresidente, certo che tutto verrà completamente chiarito e confido a breve”.
“Da subito - spiega Penati - rinuncio alle prerogative connesse alla vicepresidenza , non parteciperò più all’ufficio di presidenza e già dal prossimo consiglio siederò tra i banchi dei consiglieri di minoranza. Sono certo di interpretare anche i sentimenti di chi mi ha eletto nel voler garantire in queste circostanze il massimo rispetto delle istituzioni".
PIPPO CIVATI ribatte con sdegno. "Mi segnalano un articolo secondo il quale sembrerebbe che ‘il biondino Pippo Civati, rottamatore e già compagno di merende di Matteo Renzi, stia guardando con interesse alla carica di vicepresidente del consiglio regionale’. Al posto di Filippo Penati. Ovviamente non è affatto vero - dice il consigliere regionale lombardo - non c’è alcun interesse, e alcuna sua manifestazione, nè da parte mia, nè da parte di altri. Oltre a non essere vero, è molto triste, anche, che tutto sia ridotto a questo schifo. Ogni volta che si può".
Da Roma il segretario del Pd Bersani, intervenuto in su seminario del partito dedicato alla democrazia e senza fare accenni all'attualità, esprime un plauso velato al comportamento di Alberto Tedesco e Filippo Penati. Entrambi infatti si sono subito dimessi dagli incarichi che ricoprivano nel momento in cui sono finiti sotto inchiesta. "Sul tema della legalità serve trasparenza, onestà, sobrietà, bisogna dire parole chiare, essere intransigenti e rigorosi" sostiene Bersani e questo vuol dire che "se c'è un problema con la magistratura, la magistratura deve fare il suo mestiere ed è corretto che chi è indagato faccia un passo indietro se ha funzioni pubbliche".  "Un deputato o un senatore e nemmeno un amministratore - ha aggiunto il segretario del Pd - non deve essere diverso da un marocchino".
Il numero uno del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, interviene sulla decisione di Penati, esprimendo apprezzamento per il gesto. Il presidente afferma: "Prendo atto della lettera ricevuta dal Vicepresidente Penati, auspicando che possa chiarire presto la sua posizione per garantire all'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale lombardo di continuare a lavorare con la preziosa collaborazione della totalità dei suoi membri. Personalmente apprezzo il gesto di grande responsabilità compiuto da Penati nei confronti del Parlamento regionale".

mercoledì 20 luglio 2011

Penati è indagato per corruzione

Il vicepresidente del Consiglio regionale lombardo è indagato per concussione e corruzione in un'inchiesta della procura della Repubblica di Monza in merito all'area Falck di Sesto San Giovanni

Milano - Piovono grane sul vicepresidente del Consiglio regionale lombardo ed ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati (Pd). Infatti, secondo quanto riportato dal Corriere.it, l'esponente del Partito democratico è indagato per concussione e corruzione in un'inchiesta della procura della Repubblica di Monza in merito all'area Falck di Sesto San Giovanni. "La guardia di Finanza sta eseguendo sette perquisizioni disposte dal pm Walter Mapelli - si legge sul sito del Corriere - L'inchiesta fu avviata a Milano nell'ambito di quella sull'area Santa Giulia. L'ipotesi di accusa parla di quattro miliardi di lire di tangenti pagate tra il 2001 e il 2002".

Denaro per agevolare concessioni L’operazione "ade", questo il nome in codice dell’indagine, sta portando a diverse perquisizioni da parte del nucleo di polizia tributaria della gdf di milano presso abitazioni private, sedi di società e alcuni uffici del comune di sesto san giovanni. I reati contestati, allo stato, sono concussione, corruzione e illecito finanziamento ai partiti. Secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare secondo determinati criteri il piano di governo del territorio.

Capezzone: presunzione di innocenza valga per tutti "Apprendo dalle agenzie la notizia di un’indagine che riguarderebbe Filippo Penati. In attesa di saperne di più, va però subito ribadito un punto di carattere generale, politicamente e ancor più culturalmente irrinunciabile: la presunzione di innocenza deve valere per tutti, amici o avversari che siano". Così Daniele Capezzone, portavoce Pdl, che aggiunge: "Sarebbe bene che la lotta politica, pur nelle sue comprensibili asprezze, non dimenticasse la presunzione di non colpevolezza che è scolpita nella nostra Costituzione, e non avesse atteggiamenti differenziati a seconda del fatto che un’indagine riguardi un esponente del proprio schieramento o di quello avversario. La sinistra ha da sempre avuto un atteggiamento opposto: garantisti con gli amici, giustizialisti con gli avversari. Per noi vale invece la regola del garantismo verso tutti, che è naturale complemento di una difesa rigorosa della legalità"

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lunedì 6 giugno 2011

No global, una violenza al giorno Ecco la "nuova" Milano di Pisapia

di Giannino della Frattina

La mobilitazione e le minacce lanciate dai siti antagonisti costringono la questura a cambiare collocazione alla manifestazione programmata per la settimana del turismo al via da lunedì: lontana da piazza Duomo per il timore di violenze. In imbarazzo il nuovo sindaco che doveva partecipare a un forum con il ministro dell'Industria di Gerusalemme

Tutto come previsto. Una settimana di Giuliano Pisapia sindaco a Milano ed ecco no-global e centri sociali pronti a rialzare la testa. La notte della vittoria l'assedio con fumogeni e bombe carta sotto casa dell'ex vicesindaco Riccardo De Corato, reo semplicemente di aver sempre considerato la sicurezza dei milanesi una priorità per l'amministrazione. Domenica addirittura la violazione di un luogo sacro. Con quelli che amano definirsi "antagonisti" pronti a interrompere la messa con un blitz nella chiesa di san Giuseppe Calasanzio, in via don Gnocchi. Botte ai fedeli e minacce a padre Alberto, il parroco colpevole di aver organizzato dei corsi di educazione sessuale fedeli al dettato del Vangelo. Ora le minacce a Israele e la richiesta ai militanti di impedire lo svolgimento della settimana di Israele in piazza Duomo. Che rischia addirittura di saltare a causa del tam tam della sinistra antagonista milanese e degli attivisti palestinesi. Il progetto era l'allestimento in piazza Duomo di una esposizione dedicata a Israele nell'ambito della Settimana del turismo. A denunciarlo il giornale israeliano "Yediot Ahronot", secondo il quale la polizia italiana avrebbe manifestato dubbi sulla possibilità di garantire la sicurezza dell'evento in quel luogo, suggerendo di trasferirlo altrove. Magari al chiuso. Stando a quanto scrive il corrispondente di "Yediot Ahronot" dall'Italia Menachem Gantz, la faccenda potrebbe mettere in imbarazzo il sindaco eletto del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, atteso fra i relatori di uno dei forum organizzati in occasione della rassegna in programma la prossima settimana.
Le minacce, dunque, e poi decisione di spostare in altro luogo, meno a rischio, l'Esposizione celebrativa delle realizzazioni tecniche e culturali di Israele "Unexpected Israel". Una decisione che sarà resa ufficiale solo nei prossimi giorni con l'indicazione della nuova sede. Un luogo in cui le forze dell'ordine e in particolare la questura potranno garantire la sicurezza dopo l'annuncio della mobilitazione lanciata dai siti antagonisti dove si leggono dure prese di posizione contro l'evento che prevede la realizzazione di un padiglione di 900 mq e momenti culturali come un concerto di Noa, una mostra a Palazzo Reale o a Palazzo Litta, un'installazione tra piazza Duomo e piazza Castello, una serie di incontri con i principali scrittori israeliani, una mostra di design e quattro eventi realizzati con la Camera di commercio.
Gruppi filopalestinesi hanno lanciato su internet petizioni contro l'occupazione israeliana di piazza del Duomo e minacciano di colpire la manifestazione, scrive anche "Ynet", l'edizione online dello "Yedioth Ahronoth" che riferisce anche che la polizia italiana si sarebbe "rifiutata di garantire la sicurezza" della manifestazione israeliana nel capoluogo lombardo. La Settimana di Israele a Milano che prevede anche per la giornata del 14 giugno un forum economico Italia-Israele, a cui parteciperanno tra gli altri il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, il ministro dell'Industria israeliano Shalom Simhon e il neo sindaco di Milano Giuliano Pisapia, ha ricevuto tutte le autorizzazioni da parte delle autorità locali. Ma la polizia, scrive "Ynet", ha fatto sapere che ci potrebbero "essere difficoltà a garantire la sicurezza nel caso scoppiassero violenze" nella piazza

venerdì 3 giugno 2011

ELEZIONI AMMINISTRATIVE: CENTROSINISTRA O CENTRODESTRA? CAMBIA POCO, PROGRAMMI FOTOCOPIA ED ESERCITO DELLE POLTRONE

Sesto San Giovanni -    "Tanto tuonò che piovve e alla fine a Milano ha vinto uno schieramento con tanta sinistra e poco centro. E a Napoli ha vinto il magistrato De Magistris, anche lì appoggiato dall'estrema sinistra, tanto per far capire che le toghe rosse non esistono. Ma chissà come mai la maggior parte di esse sono elette nel Pd ed estrema sinistra. Comunque, sia chiaro, sui risultati niente da eccepire". Lo scrive Giovanni, lettore di sestonotizie.it, effettuando una sua analisi del voto delle amministrative. "Milano - secondo Giovanni - paga una Caporetto della Lega che ormai non è un partito di protesta e neanche di proposta e la gente del federalismo ne ha piene le tasche,essendo entrato in ogni programma di partito anche in quelli ultra nazionalisti. Napoli invece abbiamo una sinistra che ha saputo giocare d'astuzia non candidando De Magistris assieme al Pd e facendolo passare per il volto nuovo e la sua discesa in campo come sacrificio per Napoli,si discesa in campo,ma quanta gente scende in campo tanti,troppi che si sacrificano per noi almeno dicono loro. Che aggiungere vediamo cosa faranno a Milano, Napoli e nelle altre città, province che il centrosinistra governerà perché non basta vincere l' elezioni per dire che il vento cambia ma bisogna anche governare e non cadere dopo un paio d'anni come fece l'ultimo governo Prodi. Per il bene delle città sopracitate spero che governino bene anche se ci credo poco,ma ormai sia che vinca il centrodestra o il centrosinistra cambia poco o niente essendo ormai uno schieramento la fotocopia dell'altro, cambiano i generali, i colonnelli e l'esercito ma sempre esercito sono, l'esercito delle poltrone, poltroncine e dopo le elezioni come non negare un posto minimo in un consiglio d'amministrazione municipalizzato a chi ti ha aiutato a farti mettere la striscia tricolore di Sindaco..." 
http://sestonotizie.it/leggi.php?artID=1939256

martedì 15 marzo 2011

INNO NAZIONALE: LA LEGA IN REGIONE DISERTA L'AULA. PDL: COMPORTAMENTO VIGLIACCO E MESCHINO! IL CARROCCIO: PAROLE DA REPUBBLICA DI SALO'


Sesto San Giovanni -    La Lega Nord ha disertato l'aula del Consiglio Regionale della Lombardia che oggi è iniziato con l'esecuzione dell'Inno di Mameli. Duro l'attacco dell'ex consigliere comunale sestese, oggi assessore alla Sicurezza e coordinatore provinciale del PDL, Romano La Russa: "Totale disprezzo per il gesto inqualificabile di quei consiglieri che si sono rifiutati di entrare in aula durante l'esecuzione dell'inno nazionale. Chi non rende onore alla propria bandiera, al proprio inno e alla Patria non puo' che essere definito vigliacco e la sua esistenza meschina". Il vice presidente della Regione e assessore all'Industria e Artigianato, Andrea Gibelli della Lega Nord replica: "Pensavo che gli insulti oggi non fossero contemplati e invece le parole di Romano La Russa si addicono di piu' alla Repubblica di Salo' che all'Italia. Mi auguro che in futuro torni il sereno perche' non vorrei che i nostalgici passassero alle vie di fatto: in quel caso ci comporteremo di conseguenza".
http://sestonotizie.it/leggi.php?artID=1840411

giovedì 17 febbraio 2011

UNITA' ITALIA, L'EX SINDACO PENATI (PD) PROPONE: TRICOLORE IN VENDITA A PREZZO SIMBOLICO E BANDIERA SU TUTTE LE FINESTRE

Sesto San Giovanni -    "Il Consiglio regionale della Lombardia segua le orme del Piemonte e metta in vendita, in vista delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unita' d'Italia, la bandiera tricolore a un prezzo simbolico". E' la proposta che lancia l'ex sindaco si Sesto, Filippo Penati (Pd), vice presidente dell'assemblea lombarda, che chiede di 'importare' l' esperienza promossa dal Consiglio regionale del Piemonte di vendere il tricolore nell'ufficio dedicato ai rapporti con il pubblico. 'Esporre il tricolore alle finestre - spiega Penati - sarebbe il miglior modo per celebrare i 150 anni dell'Unita' d'Italia, il 17 marzo prossimo. Sono certo che moltissimi cittadini desiderano onorare in questo modo la ricorrenza, ma in molti casi non sanno dove trovare le bandiere'. Per questo l'esponente Pd propone che l'assemblea lombarda, 'sul modello di quanto gia' realizzato da quella del Piemonte, metta in vendita a un prezzo simbolico i tricolori'.
http://sestonotizie.it

sabato 15 gennaio 2011

Milano: dopo la sentenza del Tribunale assegnate le prime case popolari ai rom di via Triboniano

Milano: dopo la sentenza del Tribunale assegnate le prime case popolari ai rom di via Triboniano
MILANO, 14 GENNAIO - Molte polemiche aveva suscitato la decisione dell’amministrazione comunale di bloccare l’assegnazione delle case popolari ai nomadi di via Triboniano prevista da accordi firmati con le associazioni 'Casa della carita'', 'Ceas' e 'Consorzio Farsi Prossimo'. Un diniego che aveva portato un ricorso da parte di dieci famiglie del campo rom sgombrato. Dopo la recente sentenza, in cui il tribunale civile di Milano ha stabilito l'obbligo da parte dell’amministrazione comunale di assegnare le case popolari ai rom, due nuclei famigliari hanno già preso possesso delle abitazioni a canone convenzionato.

Sono dieci le famiglie di nomadi che hanno avuto ragione nella causa civile in primo grado contro il sindaco Letizia Moratti, il ministro Roberto Maroni e il prefetto Gianvalerio Lombardi. Il 20 dicembre scorso, infatti, il giudice Roberto Bichi, ha accolto il ricorso e ha stabilito che le suddette famiglie possono entrare nelle case popolari entro il 12 gennaio, sulla base della intesa del maggio 2010 tra Prefettura, Comune e alcune onlus, tra cui la Casa della Carità, con la quale era stato deciso un piano di aiuto per l'inserimento abitativo dei rom.
Oggi, davanti al collegio del tribunale civile di Milano (Miccichè, Bernardini, Dorigo), si è svolta l’udienza per discutere il reclamo del Comune di Milano contro l’ordinanza di Bichi. I legali dell'amministrazione comunale, Maria Rita Surano e Sabrina Maria Licciardo, hanno chiesto di “revocare o comunque riformare l'ordinanza” sostenendo che spetterebbe alla Casa della Carità l'assegnazione degli alloggi e non alle amministrazioni citate in giudizio.
I giudici della prima sezione civile si sono riservati di prendere nei prossimi giorni una decisione in merito.
Sulla vicenda c'è anche un'inchiesta penale, aperta dalla procura di Milano, per valutare eventuali comportamenti di discriminazione razziali. «È assurdo che si parli di discriminazione “, hanno commentato gli avvocati Maria Rita Surano e Sabrina Maria Licciardo, “visto che il Comune sta portando avanti progetti speciali proprio legati alle famiglie rom”.
http://www.infooggi.it