Rapporto malato con il cibo per circa 3 milioni di italiani, il 5% degli abitanti della Penisola. Anoressia e bulimia sono i disturbi alimentari più frequenti: un'epidemia che colpisce soprattutto il sesso femminile (95% dei pazienti che chiedono aiuto) e la fascia d'età 12-25 anni (fra le under 25 le malate arrivano al 10%), ma che sempre più spesso 'contagia' anche donne quarantenni e uomini. E i primi segnali del disagio davanti allo specchio (in gergo tecnico dismorfofobia) possono comparire già nei bimbi minori di 10 anni.
Lo stesso 'target' al quale è rivolto un libro per bimbi over 6 che sta suscitando accese polemiche online, 'Maggie goes on a diet' (Maggie fa la dieta), scritto dall'autore Usa Paul M. Kramer, in libreria negli States da ottobre, ma già in vendita sul web. All'inizio d'agosto un altro allarme era arrivato dal Regno Unito: bambine che, invece di giocare con le bambole, contano le calorie.
Piccole di 5 anni curate in ospedale per gravi forme di anoressia, in crescita preoccupante secondo i dati del National Health System britannico: negli ultimi 3 anni, negli ospedali inglesi sono stati ricoverati per disturbi alimentari normalmente associati ad adolescenti e adulti ben 98 bambini fra 5 e 7 anni.
Ma il fenomeno è presente da tempo anche in Italia. Secondo l'esperienza di Maria Gabriella Gentile, direttore del Centro per i disturbi del comportamento alimentare dell'ospedale Niguarda di Milano, una delle strutture di riferimento contro il 'mal di cibo', 9 pazienti su 10 sono ragazze di età media 15-16 anni. E all'esperta è capitato di curare anche piccole di 9 anni, magrissime ed emaciate. E' la 'baby-anoressia', ancora più pericolosa perché rischia di bloccare la crescita.
Un dramma che nel 5% dei casi rischia di uccidere chi ne soffre, ma che viene negato a oltranza proprio da chi lo vive. Una paziente anoressica su 3 bussa alle porte dei centri specializzati in condizioni gravissime, in bilico tra la vita e la morte. Prima di chiedere aiuto, una su 4 ha aspettato che la malattia la consumasse per almeno 3 anni.
Anche nella società del benessere, insomma, si può morire di fame. Per evitarlo, la parola d'ordine è riconoscere e affrontare il problema prima che sia troppo tardi, ma soprattutto fare prevenzione. Tra le associazioni in prima linea su questo fronte c'e' ad esempio l'Aba fondata e presieduta da Fabiola De Clerq, che la guerra contro 'il nemico' l'ha combattuta in prima persona. L'associazione punta a sensibilizzare i giovanissimi sfruttando Internet e social network, e sul suo sito web (www.bulimianoressia.it) elenca i centri Aba attivi lungo la Penisola.
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