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04/07/2011 11:49:00
E paghiamo 63 milioni di euro ai partiti morti e sepolti
Sulla carta non esistono più almeno da un paio d’anni. Assorbiti da Pd, Pdl, Sel e dai nuovi partiti. Ma come gli zombie anche quest’anno i partiti che non ci sono più (Margherita, Ds, Forza Italia, An e perfino Unione, Ulivo, Rosa nel pugno, Casa delle libertà etc...) escono dalle loro tombe dorate prendendo al volo quel contributo che misteriosamente e generosamente lo Stato ancora concede a loro. Mica uno scherzo: gli zombie della politica hanno portato via al guardiano delle finanze pubbliche, Giulio Tremonti, anche nell’ultimo anno 63 milioni di euro. E pensate un po’ che la parte del leone- 15 milioni pappati in un solo boccone, l’ha fatta l’Ulivo di Romano Prodi, formazione politica che sembrerebbe appartenere all’archeologia della prima Repubblica. Alle sue spalle a sinistra c’è anche la Margherita di Francesco Rutelli (terzo posto), ancora in grado di prendersi poco meno di 12 milioni di euro. E leggere quel bilancio per il povero Rutelli deve essere stato un colpo al cuore. Pubblicato come tutti quelli dei partiti politici secondo la legge sui quotidiani di partito e non entro il 30 giugno scorso, il conto economico della Margherita per ironia della sorte è finito nella pagina a fianco del bilancio 2010 dell’Api, la nuova formazione politica di Rutelli. La Margherita era il secondo partito del centrosinistra, Api è poco più di una pallida apparizione nel nuovo firmamento: messi uno di fronte all’altro fanno impressione. Perché lo Zombie potrebbe avere di fronte a sé ben più futuro del minuscolo Api. La Margherita, lungi dall’essere scomparsa, spende ancora 14,4 milioni di euro all’anno che per un caro estinto è una bella sommetta. Ha personale a proprio carico ancora per 1,7 milioni di euro all’anno e soprattutto ha ancora fieno in cascina per 25,8 milioni di euro, circa 100 volte il patrimonio di Api. L’ex partito di Rutelli non è l’unico caro estinto a godere di ottima salute. Il primato dello zombie resuscitato a tutto tondo spetta naturalmente ad Alleanza Nazionale. Pur essendo in via di scioglimento traghettato verso una fondazione, il partito della destra storica italiana ha incassato ancora dallo Stato 12,7 milioni di euro, spendendone meno della metà (5,3 milioni). Il patrimonio netto (il fieno in cascina per continuare a uscire dalla tomba e vivere alla grande) ammonta a 83,5 milioni di euro. Una somma che da sé consente di rifondare un partito. Buona salute anche per un quasi-caro estinto come Rifondazione comunista, orfano di Fausto Bertinotti e secondo i più destinato ormai a sposarsi con il Sel di Nichi Vendola. Può contare su 17,7 milioni di euro messi da parte, e nell’ultimo anno ha anche preso dallo stato 6,6 milioni di euro. Entrate che rendono irrilevante il debito bancario a breve e medio termine, che ammonta a 1,5 milioni di euro. Più a rischio invece la Federazione dei Verdi di Angelo Bonelli e dove un tempo il leader era Alfonso Pecoraro Scanio: ha patrimonio per 3,6 milioni di euro e debiti con le banche per 2,3 milioni. La sinistra estrema non ha più posto in parlamento ma conta ancora su una nutrita serie di sigle: oltre a Rifondazione e Verdi ci sono ancora sinistra arcobaleno, Pdci, Sinistra europea e sinistra democratica tutti foraggiati dallo Stato. Anche i socialisti sono scomparsi solo sulla carta: vivono e prendono da tutti noi un po’ di soldini il Psi, lo Sdi e la Rosa nel Pugno. I due colossi che hanno fondato la Seconda Repubblica hanno invece ossa assai rotte. Forza Italia non ha preso più contributi dallo Stato, ma è viva: spende 13,6 milioni e soprattutto ha un patrimonio netto negativo di 34,2 milioni e debiti con le banche per poco meno di 43 milioni. A non farla fallire ci pensa Silvio Berlusconi, che ha concesso di tasca sua fidejussioni a garanzia per 178,9 milioni di euro. I Democratici di sinistra non hanno alle spalle un Berlusconi e navigano in acque assai più agitate. Dallo Stato hanno ancora ricevuto un contributo da 9,4 milioni. Ma il patrimonio netto è negativo per 136 milioni di euro e i debiti con le banche ammontano a 180 milioni. Grazie a loro il crack degli zombie incombe su Tremonti ancora per circa 260 milioni di euro. Prima o poi bisognerà pagarli. di Fosca Bincher
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