Esterofilia eccessiva delle nostre squadre
il 75% degli acquisti sono giocatori stranieri
MILANO - Le prime settimane della sessione estiva 2011 confermano una tendenza consolidata: il mercato del calcio, in Italia, soffre di esterofilia estrema. Se si eccettuano gli sforzi della Juventus per riportare in Italia Giuseppe Rossi (ieri ulteriori passi avanti), quelli della Fiorentina per Aquilani, e il recente interessamento del Milan per Montolivo, è difficile trovare nomi di giocatori italiani nel ruolo di protagonisti dei principali racconti di mercato.IL CASO MONTOLIVO - Lo stesso Montolivo è un caso a suo modo esemplare. Il centrocampista viola non sarà il nuovo Pirlo, ma rimane uno dei migliori interpreti italiani del suo ruolo. Si pensava che la sua decisione di non rinnovare il contratto con la Fiorentina, in scadenza a giugno 2012, avrebbe scatenato, se non un’asta furiosa, quanto meno un’accesa concorrenza tra le big del nostro campionato. Forse ci sperava lo stesso giocatore, che invece si è ritrovato sostanzialmente dimenticato, fino appunto alla recente apertura del Milan. Per media e tifosi, rimane comunque una soluzione di ripiego rispetto ai nomi, ovviamente stranieri, che di volta in volta danno identità alla sagoma di Mister X. Come dire che il misterioso Danilo, di cui fino a 6 mesi fa nessuno aveva sentito parlare, accende la fantasia più del solido Montolivo. Lo stesso club rossonero non fa molto per smentire questa interpretazione, giocando al ribasso: la Fiorentina vuole 12 milioni, il Milan punta a investirne la metà. Trenta-trentacinque milioni per Ganso, 5 o 6 per Montolivo: davvero c’è tutta questa differenza?
I GIOIELLI DIMENTICATI DEL CESENA - Probabile comunque che il nome del 26enne centrocampista di Caravaggio torni d’attualità da qui alla fine del mercato. Difficile invece al momento prevedere che tornino d’attualità i nomi di due suoi coetanei, appena arrivati alla grande ribalta della serie A e subito capaci di mettersi in luce nella buona stagione del Cesena: Giaccherini e Parolo. Il primo sognava il grande salto, magari in una delle squadre cui nello scorso campionato è riuscito a segnare, Milan o Juventus. Un interessamento dei bianconeri sembra ci sia stato, poi tra un Piatti e un Vucinic, un Bastos e un Vargas (nomi questi ultimi che stanno tornando di moda a Torino) non se n’è fatto nulla. La Juve forse era obiettivo troppo ambizioso, ma il trasferimento in una piazza pronta a lottare per un posto Uefa invece che per la salvezza sembrava scontato: per ora invece rimane in piedi un timido interessamento della Fiorentina, comunque più impegnata a inseguire il brasiliano del Livorno Paulinho. Ancora più emblematica la situazione di Parolo. In primavera, le voci impazzavano: lo vuole il Milan, l’Inter si prepara al rilancio, occhio che piace anche alla Juve. Ora restano l’ipotesi di uno scambio con Candreva dell’Udinese, e i sondaggi del Cagliari, con friulani e sardi che ritengono però eccessiva la valutazione (9 milioni) fatta dal Cesena. Un ritornello che si sente spesso: gli italiani non hanno mercato perché costano troppo. Sarà, ma intanto il prezzo di un brasiliano come Casemiro, 20 anni e un talento indiscutibile ma ancora tutto da verificare nell’impatto col calcio europeo, ha raggiunto i 20 milioni, grazie al pressing sul San Paolo di Inter, Roma, Milan, Genoa, e diversi club esteri.
L’ESEMPIO DEL GENOA - D’altronde basta dare un’occhiata a numeri e nomi della tabelle «trasferimenti ufficiali». A parte pochi casi, come il Parma che scommette sul rientro in Italia di Pellè, Borini e Sansone, ma anche sulla voglia di riscatto di Blasi e Santacroce, circa il 75% dei movimenti finora conclusi (escludendo riscatti e soluzioni delle comproprietà) riguarda giocatori stranieri. La società più attiva, ancora una volta, è stata il Genoa, che si prepara per ora ad accogliere a Marassi ben 9 volti nuovi: dall’ottimo Constant all’interessante Ribas, passando per il giovanissimo sloveno Kranjc (16 anni ma è già «il nuovo Nesta») e il bomber argentino Pratto (Malesani sembra se ne sia già innamorato, nonostante - o proprio per - il soprannome «el camello»), non c’è ovviamente posto per nessun italiano. Preziosi d’altronde ha fatto scuola, insieme a Zamparini: sul mercato, prima ancora che rinforzare la squadra per la stagione che arriva, bisogna fare incetta di giovani promesse sconosciute, sperando che qualcuno le promesse le mantenga e diventi il prossimo Pastore, pronto per essere ceduto dopo un paio d’anni a un valore quintuplicato rispetto al prezzo d’acquisto.
IBARBO SÌ, OKAKA NO - Il punto è che queste scommesse vengono fatte quasi esclusivamente all’estero, ignorando per lo più il mercato nostrano. E allora prepariamoci a conoscere El Kabir e Ibarbo (Cagliari), Nastasic e Romulo (Fiorentina), Larangeira e Doubai (Udinese) e decine di altri personaggi esotici, mentre l’ex baby fenomeno Okaka Chuka, italiano, a 22 anni sembra già relegato al triste ruolo di promessa mancata: la Roma non l’ha convocato per il ritiro, e pare che fuori dalla porta di Sabatini non ci sia proprio la fila, almeno tra i club di serie A.
SERIE B, UNA VETRINA NASCOSTA - Non basta nemmeno più mettersi in luce in Serie B, per sperare di attirare l’attenzione del calcio che conta. Quest’anno qualche movimento importante tra i due campionati c’è già stato (El Shaarawy, Pisano, Acerbi) qualcun altro potrebbe ancora esserci (Ogbonna piace a tanti, ma Cairo chiede troppo), ma nel complesso l’appeal di chi si è messo in luce nel campionato cadetto nostrano appare inferiore a quello di chi ha fatto faville in un qualunque torneo del Centro America o dell’Est Europa. Valga per tutti l’esempio di Bertani, 18 gol in 38 presenze col Novara: sognava una piazza più prestigiosa, l’ha trovata, ma a costo di ripartire dalla serie B con la Sampdoria. Il club piemontese invece, dopo aver ceduto anche Gonzalez al Palermo, affronterà il grande ritorno in serie A con una nuova coppia d’attacco: Morimoto e Granoche. Rigorosamente straniera, ça va sans dire.
Guido Guenci
16 luglio 2011 14:34
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