venerdì 22 luglio 2011

Ora Galimberti si fa beccare pure dall'università: richiamo ufficiale di Ca' Foscari per aver copiato

Dopo gli articoli del Giornale in cui veniva svelato il copia incolla della firma di Repubblica, se ne accorge anche Ca' Foscari. Il filosofo è accusato di non avere citato le fonti nella redazione di alcuni testi scentifici

Venezia - Galimberti ha il vizietto del furto di citazioni altrui. Ovviamente senza citare la fonte. Il Giornale lo ha scoperto tre anni fa e lo ha messo alla berlina con gli articoli di Matteo Sacchi e ora arriva il richiamo ufficiale dell'università Ca' Foscari per la mancata citazione delle fonti nella redazione di alcuni suoi testi scientifici. Al senato accademico era giunta una segnalazione sull’uso sistematico di "copia ed incolla" nella produzione scientifica del professore, senza l’adeguata citazione delle fonti. Oggi Cà Foscari ha reso noto che l’Advisory board ha concluso l’esame della segnalazione giunta nei mesi scorsi relativa al lavoro del filosofo. La procedura - informa l’ateneo - si è conclusa "con un richiamo affinchè il docente voglia adeguarsi nella redazione dei testi scientifici all’uso sistematico della citazione delle fonti secondo la prassi condivisa e consolidata nel campo della ricerca nazionale e internazionale".

"Abbiamo affrontato con serietà e tempestività questa vicenda - spiega il rettore, Carlo Carraro - Così come abbiamo scelto di valutare con attenzione l’originalità dei lavori dei nostri studenti attraverso l’introduzione del software anti-plagio, allo stesso modo esaminiamo con cura i lavori dei suoi docenti. Il nostro obiettivo è quello di garantire la qualità della produzione scientifica dell’ateneo". Il prorettore alla valutazione, Agostino Cortesi, aveva chiesto alla fine di maggio a Galimberti una memoria scritta in risposta alle accuse di "clonazione libraria" segnalate. Il docente aveva risposto l’8 giugno con un documento in cui precisava la sua posizione, chiarendo "gran parte degli episodi attribuitigli" e dimostrando - conclude l’ateneo veneziano - di aver "già provveduto a correggere in edizioni successive dei volumi le omissioni nelle citazioni".

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