di Carlo Maria Lomartire
L’assessore Granelli vuole regolarizzarlo e non esclude contributi per i nuovi progetti. Pisapia: «Non ne so nulla». Ormai l’esposizione è come una parolina magica per risolvere ogni intoppo
Il Leoncavallo sarà «regolarizzato». A spese di chi? Per ora non è chiaro anche se stando alle parole dell’assessore alla Sicurezza Marco Granelli sembra abbastanza probabile che a pagare saranno i milanesi: «L’obbiettivo - ha annunciato l’assessore- è valorizzare la positività di questo luogo che in futuro potrebbe anche ricevere contributi per determinati progetti». Via libera dunque al Leonka. Con grande soddisfazione, anche dei Cabassi, proprietari dell’immobile, i quali ora potranno riscuotere un affitto concordato in cambio diritti di costruzione in altre zone della città. Scambio anomalo ma nessuna meraviglia: Pisapia - che, interpellato ieri dalla nostra Chiara Campo, cadeva o fingeva di cadere dalle nuvole - proprio glielo doveva, a quelli del Leoncavallo. Giacché per farlo eleggere sindaco ce l’hanno messa tutta, insieme agli altri centri sociali. E non poteva essere diversamente visto che, ad esempio, il coordinatore di Sel, il partito del sindaco, è Daniele Farina, l’ex portavoce proprio del Leoncavallo. Se qualcosa del genere fosse avvenuta con un candidato di centrodestra forse qualche fantasioso sostituto procuratore della Repubblica avrebbe ipotizzato il reato di voto di scambio. Il Leoncavallo, dunque, «diventerà un grande luogo d’incontro con servizi per la città», riferiva ieri la Repubblica , giornale che il sindaco conosce benissimo. L’espressione è quanto mai fumosa: «Luogo d’incontro » per chi? Quali «servizi», con quali controlli? Ma lasciamo perdere. Quello che trovo veramente bizzarro, per non dire incomprensibile, è che il progetto debba essere «messo a punto in vista dell’Expo 2015». Scusate, ma che centra l’Expo col Leonka? Mi risultava che il tema della grande esposizione fosse «Nutrire il pianeta. Energia per la vita». Cioè il grande problema globale dell’alimentazione. Ebbene, per quanto mi sforzi, faccio molta fatica e trovare dei collegamenti fra le attività del Leoncavallo - forse anche meritorie, non è questo il punto - e quel tema, «Nutrire il pianeta », che riguarda qualcosa di molto serio e complesso e che, credo, vada ben oltre gli abituali orizzonti culturali dei frequentatori di via Watteau. Perché, dunque, si tira in ballo Expo? Probabilmente quella ormai è diventata una sorta di parolina magica per liberare qualsiasi iniziativa imbrigliata dall’infernale intreccio politica-burocrazia. Basta dire «serve per l’Expo» e tac! Magicamente ogni problema si risolve, ogni intoppo scompare e la macchina si mette in motto. Oppure - diceva Andreotti che a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina - l’Expo viene tirata in ballo per partecipare alla spartizione della torta: se il Leoncavallo «regolarizzato» serve per l’Expo, è ovvio che per la sua «regolarizzazione», cioè sistemazione e ristrutturazione, si potrà attingere ai fondi per quell’evento. Il quale rischia così di diventare una specie di pasticcio, di minestrone (a proposito di alimentazione) nel quale si può ficcare dentro di tutto. Sarebbe un precedente molto pericoloso: a quel punto come dire di no, ad esempio, a qualche centro sportivo, alla federazione degli oratori o all’Orchestra Verdi? E giacché ci siamo: pare che domenica a scatenare la guerriglia in Val di Susa, insieme ai criminali black block ci fossero anche giovani dei centri sociali. Ebbene, vogliamo sinceramente sperare che fra quei delinquenti non ci fosse nessuno del Leoncavallo. Possiamo essere rassicurati dal signor Daniele Farina?
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