di Paolo Bracalini
«Primo requisito la competenza e passione nell'arte contemporanea, secondo la capacità manageriale, terzo i rapporti internazionali» dice il ministro Ornaghi consegnando la presidenza del Maxxi alla deputata Pd Giovanna Melandri, che non è né uno storico dell'arte, né un manager, né un'esperta di relazioni internazionali, ma si è insediata lo stesso.
La Melandri è espertissima invece di altre relazioni, non internazionali ma politiche (con risvolti parentali), che forse spiegano meglio dei tre presunti requisiti la sua nomina (contestatissima da critici d'arte e curatori di mostre).Basta scorrere i nomi dell'advisory board della sua Fondazione Uman, inaugurata con tutti gli onori il 9 ottobre, cioè pochi giorni prima della decisione di non ricandidarsi e della successiva proposta di guidare il Maxxi (sesto senso?), all'Auditorium Enel di Roma, con la presenza del prof. Mario Monti, capo del governo che l'ha nominata. Nei vertici della Uman troviamo Andrea Riccardi, ministro come Ornaghi, cattolico come il ministro dei Beni culturali. Poi c'è Giuliano Amato, chiamato da Monti come commissario straordinario dell'esecutivo. Poi c'è Marta Dassù, altro esponente del governo Monti in qualità di sottosegretario agli Esteri. La Dassù è anche direttore generale di Aspen Institute (carica lasciata al momento della nomina a sottosegretario) del cui comitato esecutivo fa parte lo stesso Mario Monti, ma anche Giuliano Amato. Un comitato montiano che deve aver facilitato la nomina della Melandri da parte del governo Monti.
Oltre a queste relazioni ci sono, secondo i maligni, anche quelle famigliari ad aver spinto la Melandri su quella poltrona. Il nodo centrale è Salvatore Nastasi, già capo di gabinetto del ministro dei Beni culturali, direttore generale per lo Spettacolo dal vivo sempre al ministero, considerato il vero dominus dei Beni culturali. Nastasi ha sposato Giulia Minoli, la figlia del giornalista Rai Giovanni Minoli, che a sua volta è stato nominato presidente del Museo d'Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Il legame con la Melandri? Semplice, Minoli è suo cugino (e caso vuole che la Melandri sia figlia di ex dirigente proprio della Rai).
Poi ci sono le sponsorizzazioni da parte di imprese, e qui troviamo, oltre a BancaMediolanum di Doris, anche Sorgenia, la società green di Carlo De Benedetti proprietario del gruppo Espresso. Finanziatori della Melandri sono anche Enel, Generali, Deutsche Bank, Prysmian (cavi trasporto energia e telecomunicazioni), KME (prodotti in rame). Anche queste aiutano.
Ma come mai quest'improvvisa infatuazione della Melandri per l'arte contemporanea, subito ricompensata con una maxxi poltrona dopo la rinuncia a ricandidarsi? Giovanna Boursier di Report ha provato a dare una risposta confrontando le legislature passate della Melandri con le regole che impongono un limite alla permanenza tra gli scranni del Parlamento. Lo statuto del Pd prevede che non ci si possa ricandidare oltre la terza legislatura, ovvero oltre i 15 anni di Parlamento, salvo deroghe che però sono limitate. «Essendo alla 5ª legislatura e in parlamento da 18 anni, è legittimo chiedersi se la nomina della Melandri non sia uno strapuntino d'emergenza sulla porta d'uscita del Parlamento per trovarle un nuovo incarico». La tempistica brevissima tra annuncio e nomina sembra suggerire una risposta positiva. Insieme ad una grande passione per l'arte contemporanea, capacità manageriali e relazioni internazionali.
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