sabato 17 novembre 2012

Il segreto di Vendola è nella lingua

Ma chi vota Vendola capisce il suo linguaggio assiro-babilonese, innaffiato dalla zeppola delle sue esse che funge da impianto d'irrigazione della ricca flora linguistica?
di Marcello Veneziani

Ma chi vota Vendola capisce il suo linguaggio assiro-babilonese, le sue frasi elicoidali, la sua aggettivazione lussureggiante, innaffiata dalla zeppola delle sue esse che funge da impianto d'irrigazione della ricca flora linguistica? Se davvero i ceti proletari, gli umili e gl'immigrati sono con lui, quanto capiscono delle sue parole così difficili, così alte, sospese tra poesia intellettuale e filosofia teoretica? Pochi. Ma ho l'impressione che l'incomprensibilità non sia un handicap per Vendola, anzi sia l'arma segreta.
Il paragone che sorge spontaneo è con un suo, un nostro, conterraneo famoso, Aldo Moro. Era proverbiale il suo linguaggio criptico, anche se la sua tortuosità era più quella di una mente giuridico-gesuitica, mentre l'astruseria di Vendola attinge da arsenali linguistici poetico-ideologici. Sul linguaggio di Moro, sia Pasolini sia Sciascia rilevarono una cosa: il lessico moroteo era come il latino usato dalla Chiesa per rendersi impenetrabile al volgo e suscitare supina devozione. Moro parlava difficile, secondo Sciascia, per rendere oscura e inaccessibile la chiave del potere. Alla fine Moro fu vittima del suo stesso linguaggio incomprensibile perché non capirono a fondo i messaggi cifrati nelle sue lettere dal carcere delle Br.
Torno a Vendola e mi chiedo: vuoi vedere che il segreto del suo fascino è lo stesso della lingua sacra, misteriosa e incomprensibile ai più? Chi lo sostiene fa parte della sinistra arcaica, colta o proletaria, che preferisce la messa in latino? Pater Nichi, ora pro nobis.
http://www.ilgiornale.it/news/interni/856343.html

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