Mentre il commissario europeo al Commercio Karel De Gucht fa sapere che la Commissione europea e la Bce stanno lavorando su uno scenario d'emergenza nel caso in cui la Grecia esca dall'euro, ipotesi però immediatamente smentita da Bruxelles, De La Rue, la società britannica che stampa banconote per oltre 150 Paesi al mondo, ha messo al lavoro i propri dipendenti su piani eventuali per stampare di nuovo la dracma e non farsi trovare impreparata nel caso si verifichi lo scenario peggiore.
Al momento sono solo speculazioni e che ricalcano quelle di fine d'anno quando dalla Svizzera rimbalzò l'indiscrezione che il governo tedesco aveva dato mandato a una stamperia elevetica di predisporre un piano per ristampare il deusche mark. Nel caso di De La Rue, si tratta di un'azione predisposta dalla stessa aziendache a novembre, nel bel mezzo della negoziazione del governo ellenico con i bondholder per rinegoziare il taglio del valore nominale e abbattere il debito greco detenuto da investitori privati, aveva sottolineato che la crisi dell'Eurozona avrebbe potuto alimentare la crescita del gruppo. Come dire, business is business e ciò che per molti rappresenta un fonte di preoccupazione, per gli imprenditori del conio, al contrario, è un'occasione di guadagno.
Al momento sono solo speculazioni e che ricalcano quelle di fine d'anno quando dalla Svizzera rimbalzò l'indiscrezione che il governo tedesco aveva dato mandato a una stamperia elevetica di predisporre un piano per ristampare il deusche mark. Nel caso di De La Rue, si tratta di un'azione predisposta dalla stessa aziendache a novembre, nel bel mezzo della negoziazione del governo ellenico con i bondholder per rinegoziare il taglio del valore nominale e abbattere il debito greco detenuto da investitori privati, aveva sottolineato che la crisi dell'Eurozona avrebbe potuto alimentare la crescita del gruppo. Come dire, business is business e ciò che per molti rappresenta un fonte di preoccupazione, per gli imprenditori del conio, al contrario, è un'occasione di guadagno.
Nella foto la copertina dell'Economist sulla crisi ellenica(la Grecia brucia l'euro) in edicola domani
Intanto, mentre la Banca Centrale Europea ha reagito con un secco no comment alle dichiarazioni del commissario Ue al Commercio, Karel de Gucht ("non ci cimentiamo in nessuna speculazione su piani di emergenza o scenari possibili e pertanto non commentiamo la dichiarazione del commissario De Gucht", si legge in una nota dell'Eurotower), in Spagna, di fronte alla grave crisi delle banche iberiche, il governo Rajoy ha fatto sapere che nominerà revisori contabili indipendenti per esaminare la situazione creditizia.
In più Madrid avrebbe dato mandato a Goldman Sachs di fare una valutazione su Bankia, la quarta banca del Paese nazionalizzata la settimana scorsa a causa di una profonda esposizione per 30 miliardi di euro con il settore immobiliare in crisi. Sempre a Madrid, il livello dei crediti inesigibili a marzo ha raggiunto unnuovo record di 18 anni, toccando quota 147,968 miliardi di euro, pari all'8,37% del totale dei prestiti erogati dalle banche spagnole.
MERKEL E REFERENDUM DEI GRECI SULL'EURO. E' GIALLO - Il cancelliere tedesco Angela Merkel, durante una conversazione telefonica con il presidente greco Carolos Papoulias, avrebbe suggerito di accompagnare le prossime elezioni politiche in Grecia a un referendum per chiedere ai cittadini se desiderino o meno restare nell'eurozona. Ma subito dopo arriva la smentita. Il cancelliere Merkel non ha mai suggerito di accompagnare le prossime elezioni politiche a un referendum sulla permanenza di Atene nell'euro. Lo afferma un portavoce del governo di Berlino, che smentisce quindi quanto comunicato dal portavoce dell'esecutivo greco, Dimitris Tsiodrasel.
Il portavoce del governo ad interim guidato da Panagiotis Pikrammenos ha sottolineato come una tale decisione "vada oltre la competenza dell'esecutivo attuale" che ha il solo compito di condurre il paese alla prossima chiamata alle urne prevista per il 17 giugno. Un referendum sull'euro era stato gia' proposto lo scorso ottobre dal premier ellenico di allora, il socialista George Papandreou. Il cancelliere tedesco all'epoca aveva pero' accolto l'idea con un secco no
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