Il 97% dei sardi ha votato per l'abolizione delle nuove Province. Uno snellimento burocratico e di riduzione dei costi che i cittadini chiedono a gran voce
Dalla Sardegna arriva un segnale forte che esprime la voglia di cambiamento dei cittadini, all'insegna della lotta agli sprechi di denaro pubblico e alla gestione troppo allegra della cosa pubblica.
Il presidente del Consiglio Mario Monti
Quegli sprechi che sino ad ora il governo non è riuscito a toccare fino in fondo ma che i sardi, con i referendum, hanno dimostrato di voler rimuovere. Qualcuno attribuisce al voto dell'isola un significato anticasta con il taglio dei costi della politica. Senza se e senza ma. Un voto (525mila sardi sono andati alle urne) che esprime un no seccco agli sprechi e pretende un sistema amministrativo più efficiente e che costi meno. Ma vediamo l'esito del voto nei referendum abrogativi: abolite quattro Province su otto (Gallura, Olgiastra, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente), cancellate le indennità dei consiglieri regionali. Per i referendum consultivi (di fatto privi di effetti pratici) ridotti i consiglieri regionali (da 80 a 50), elezione diretta del presidente della Regione, con primarie obbligatorie, assemblea costituente per riscrivere lo statuto regionale, abolizione dei cda di enti e aziende regionali (guarda tutti i risultati dei referendum).
Il risultato più eclatante è l'abolizione delle quattro Province, istituite una decina di anni fa e operative dal 2005. Il 97% dei votanti si è espresso per la loro cancellazione. Un voto bulgaro. Ma ora che succede? Entro 15 giorni la Corte di Appello ufficializzerà i risultati, poi toccherà al presidente della Regione abolire, con decreto, le quattro Province.
Restano aperti alcuni problemi sui passaggi di competenze, i dipendenti e gli appalti. Le Province storiche (Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari) rimangono: il quesito referendario, anche se hanno vinto i Sì per l'abrogazione (con il 67% dei voti), era solo consultivo. Per cancellarle servirebbe una norma costituzionale. Ed è competenza del parlamento...
I politici sardi come hanno reagito? Il presidente della provincia di Carbonia-Iglesias Salvatore Cherchi (Pd), si è dimesso dicendo di voler rispettare il voto". Quello del Medio Campidano,Fulvio Tocco (Pd), prende tempo. In Gallura prevale la rabbia, si parla di "colpo all’indipendenza del territorio" e gli amministratori per il momento non vogliono lasciare. Infuriato il senatore Pd Gian Piero Scanu (Pd): "Eliminare le nuove Province significa affossare l’economia e sfregiare l’autodeterminazione dei sardi che, come nel caso della Gallura, hanno lottato per 30 anni per costruire la Provincia". Protesta anche il deputato Settimo Nizzi (Pdl): "Dopo anni di lotte ci troviamo davanti a un risultato devastante. I cittadini alla politica chiedono risposte e non false rivoluzioni su false emergenze. Siamo nel caos giurisprudenziale. Perché le Province nuove devono essere cancellate, ma anche le vecchie...". La polemica non accenna a diminuire. Dalla Sardegna, intanto, un segnale forte e chiaro contro gli sprechi è arrivato. La politica non si muove? Ci pensiamo noi cittadini.
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