martedì 6 dicembre 2011

Più ombre che luci nella manovra di Monti: lavoreremo solo per le banche?


Sabato scorso, il quotidiano dell’ultrasinistra statunitense, il New York Times, ha dedicato il post settimanale al nostro presidente Napolitano, definito “King Giorgio” per “l’abilità” con cui ha saputo sottrarre il governo alla maggioranza eletta per affidarlo ad un coacervo di inesperti ragionieri. Certo, per loro che vivono in una repubblica federale presidenziale la cosa è apparsa normale. Naturalmente la notizia è stata ripresa con toni trionfalistici dalla stampa da Water Close di casa nostra, ed i lettori di Qelsi ormai sanno bene a chi ci riferiamo. Peccato che nessuno, né in Italia, né in USA, abbia fatto notare che il trapasso è potuto avvenire solo con l’esplicito consenso del trapassato, il quale è il vero protagonista di questa vicenda per il semplice fatto che se si fosse opposto, anziché accettare questa situazione per evidente senso di responsabilità in rapporto all’irresponsabilità mostrata nella circostanza da forze politiche ed Istituzioni, nulla sarebbe accaduto ed ora saremmo in campagna elettorale in attesa delle elezioni sotto la neve. E non va dimenticato che la manovra, se passerà al Senato, lo farà solo col chiaro consenso dell’ex maggioranza che in quella sede non è stata scalfita da fughe e tradimenti come accaduto a Montecitorio. Tornando alla manovra che il premier Monti si appresta a presentare alle Camere, prima di esprimere su di essa giudizi definitivi, occorre aspettare di leggerne il contenuto e vedere che cosa succederà in sede di lettura del testo e le modifiche che subirà il decreto prima della sua definitiva approvazione in legge. Stando alle indiscrezioni di stampa circolate nelle ultime ore, l’impressione è che si tratti di una manovra più orientata ad “accontentare le pressanti richieste dell’Europa”, piuttosto che a creare solidi presupposti per il rilancio dell’economia e dell’occupazione in Italia. Insomma si vede che è una manovra concepita più per sanare i conti che per lo sviluppo, e questo preoccupa perchè è esattamente l’opposto di quello che invece servirebbe. E’ evidente che la Francia alle prese con le Agenzie di rating che minacciano di declassarla, e la Germania, in cui la Merkel ha già annunciato per il prossimo anno un taglio di 13 mdi di euro delle tasse per sostenere la ripresa, si preoccupino del rischio di default italiano e che facciano con ilconcorso di Bce e della Ue ogni tipo di pressione perchè Monti prenda decisioni favorevoli alla stabilizzazione della moneta comune. Infatti questo corrisponde agli interessi dell’Europa, ma non a quelli dell’Italia alla quale una riduzione dell’attuale sopravvalutazione dell’euro sarebbe una manna per mitigare gli interessi passivi del debito e divenire più competitiva per le esportazioni al di fuori dell’Eurozone. Nel merito, si deve notare che, mentre gli altri le tasse le tagliano o non le aumentano, a noi viene imposto un eccessivo inasprimento fiscale e tagli di spesa drammatici e queste sono misure che servono solo a regalare euro da bruciare nel falò dello spread, venendo distratti da impieghi a favore dell’occupazione giovanile e dell’alleggerimento del carico fiscale e della stretta creditizia delle imprese. Nel post Qelsi del 27 novembre scorso (Ma l’Italia si può salvare?) avevamo elencato una serie di misure a costo praticamente zero per il rilancio economico del Paese. Di queste Monti ne ha considerata solo una, cioè la defiscalizzazione degli oneri per le imprese che assumono i giovani (e le donne?). Ma questa è una iniziativa destinata all’insuccesso se non sarà accompagnata dalla contemporanea revisione dell’Art. 18 dello Statuto del Lavoro, cosa che segnaliamo agli addetti ai lavori. I quali sembrano invece aver tardivamente preso in considerazione l’altra proposta di Qelsi, che riguarda una disponibilità di 150 € / mese medi in più per una decina di milioni di famiglie italiana di fascia medio-bassa, tramite lo “splitting fiscale”. Nella proposta Monti non c’è indicazione di questa cosa, ma pare che la questione sia stata sollevata in un mini-dibattito sulla manovra svoltosi stamane ad 1 mattina Rai, tirata fuori nientemeno che da Boccia, un parlamentare del PD il quale è evidente che si informa sul nostro blog visto che ha sparato esattamente la cifra, 150 €/mese medi, da noi indicata come plausibile e realistica. In conclusione, ci aspettiamo che la manovra di cui si ha notizia venga integrata con proposte che ricalchino quelle fondamentali indicate da Qelsi per l’occupazione ed il rilancio dei consumi, mentre si proceda ad un profondo ripensamento di misure che potrebbero essere controproducenti. L’Ici è un balzello cervellotico ed iniquo sulla prima casa, mentre sulle seconde, terze ecc. sarebbe controproducente per lo sviluppo del settore immobiliare che ha un indotto largamente ritenuto il motore dell’economia nazionale. Anche altre misure collaterali sembrano più autolesionistiche che efficaci. Ci conviene mettere un’imposta gravosa sui posti barca facendo emigrare la nostra flotta da diporto in Croazia, in Grecia od in Spagna, col relativo taglio di migliaia di posti di lavoro? Conviene questo al Paese leader mondiale per la nautica di lusso che vende a mezzo mondo? Ed i tagli sulla sanità chi colpiscono, le fasce povere o quelle di chi si va a curare a Zurigo o Boston? I veri interventi bisogna farli sugli sprechi, sui costi della politica (86.000 auto blu ci costano 5 mdi € l’anno), sull’evasione fiscale. Se continuiamo a mettere tasse ed ad aumentare aliquote lo sviluppo non ci sarà e continueremo a vivere per passare i soldi alle banche italiane, francesi e tedesche. E’ questo che vuole imporci sen.Monti?

http://www.questaelasinistraitaliana.org/2011/piu-ombre-che-luci-nella-manovra-di-monti-lavoreremo-solo-per-le-banche/

Nessun commento:

Posta un commento