mercoledì 21 dicembre 2011


llora bambino, ero stupito davanti al presepe che mio padre faceva sotto il portico prospiciente alla cucina riscaldata dalla stufa a legna. I doni che mi portava Gesù Bambino nel cestino di vimini erano sempre gli stessi: un’arancia, un torrone, qualche caramella, poche castagne bollite.L’attesa di quei poveri regali si rinnovava ogni anno, insieme all’invidia per il mio compagno di scuola Gianfranco che si cuccava una nuovissima bicicletta, un pallone di cuoio, un paio di scarpe con i tacchetti. Gianfranco entrava in classe e mi guardava con aria di sfida, quasi per dirmi: «Io sono un amico di Gesù, quello che gli ho chiesto, subito me lo ha portato». Credo che incominciassero in quegli anni di scuola elementare le mie contestazioni sulle ingiustizie commesse da quel Bambino nato in una grotta. Non ero d’accordo che lui, nato povero, elargisse regali ai ricchi; non sopportavo che, dopo tanti fioretti e sacrifici fatti durante la novena natalizia, il mio cestino di vimini contenesse solo qualche castagna e caramella. Gianfranco, a mio giudizio, non era più bravo, buono per meritarsi tanto. La maestra Maria non sapeva come spiegare questa diversità di trattamento nella distribuzione dei regali da parte di Gesù. Ci assicurava però che Gesù era nato povero come tanti di noi. Il mio amico Mario che veniva a scuola con gli zoccoli, un panino e quattro fichi secchi in tasca, un giorno sbottò: «Maestra, allora Gesù adesso è ricco come il papà di Gianfranco, se regala una bici». E poi aggiunse: «Io gli avevo chiesto un paio di scarpe che mi tenessero caldi i piedi, ma si vede che non le aveva». Ora le cose sembrano andare meglio, la fantasia commerciale ha messo in circolazione Babbo Natale per dispensare i doni ai bambini buoni. Si tratta di un simpatico nonnino con la barba bianca e il mantello rosso che arriva all’improvviso a far contenti i bambini. Pure lui fa delle differenze e i suoi regali, anche quest’anno, saranno motivo di confronto, di lamentel
I bambini poveri non capiranno come mai, Babbo Natale, girando per le case, lasci i regali più belli ai bambini ricchi. Per favore, non alimentiamo nei piccoli sensi di ingiustizia, invidie e gelosie. Diciamo loro la verità sull’origine dei regali natalizi. Qualcuno sostiene che queste ingenue bugie, creano nei bambini l’atmosfera natalizia e servono per renderli allegri, contenti e per lasciare in loro qualcosa di misterioso, di magico. Non sono d’accordo. I bambini devono sapere che i regali ricevuti sono stati pensati, voluti e acquistati dai genitori. Sono i genitori che esprimono il bene, l’amore verso di loro, anche attraverso alcuni doni. Anzi, i regali natalizi diventino l’occasione per dire ai propri bambini l’attenzione, la premura, l’affettività dei genitori. I regali natalizi evidenzino due presenze importantissime nella nostre case: quella dei genitori che festeggiano la nascita e presenza dei loro bambini e quella di Gesù che rende tutti capaci di volersi bene. Basta quindi con certi racconti e leggende che vogliono far credere ai bambini che Gesù Bambino o Babbo Natale possiedono supermercati di regali in cielo e in terra con catene eccellenti di distribuzione. Le leggende alimentate dal consumismo per vendere i prodotti, danneggiano i nostri piccoli… Che bello dire a questi pargoli festanti in questi giorni di euforia natalizia: «Papà e mamma hanno pensato a te e ti regalano alcune cose utili e altre divertenti. Tutte le volte che le guarderai, pensa a noi e ringrazia Gesù che ci fa vivere insieme». Lasciamo che i nostri bambini sentano, vedano i loro genitori, anche attraverso i regali … Ciò vale anche per noi adulti che in questi giorni siamo indaffarati a scegliere i regali per le persone care. Il regalo è un segno che esprime un legame di affetto e di riconoscenza verso chi lo riceve. Va quindi scelto con gusto e, se è possibile, personalizzato tenendo presente le motivazioni di chi lo fa e i desideri di chi lo riceve. Il regalo è sempre una espressione di affetto e di stima verso qualcuno: ha in sé le attese, la storia, le sofferenze, i vissuti in comune. Inoltre va guardato con l’occhio del bambino che tutto trasforma e sublima e con l’intelligenza dell’adulto che coglie in esso un messaggio profondo, una comunicazione intima da percepire. I regali quindi ci vogliono in un mondo fin troppo razionale e utilitaristico. Aiutano le persone a vivere insieme e a trasmettersi sentimenti, stima, tenerezze che vanno oltre il presente. Facciamoci dunque regali secondo le nostre possibilità: ciò che conta però che al regalo ci sia attaccato il cuore.

di Don Chino Pezzoli

http://www.liberoquotidiano.it/news/896771/Babbo-Natale-è-una-bufala--Genitori-non-fate-male-ai-figli.html

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