lunedì 19 dicembre 2011

Corea del Nord, morto il "caro leader" Kim-Jong-il. Gli succede il terzogenito ma il passaggio di poteri si annuncia complesso

Kim Jong-il (Afp)Kim Jong-il (Afp)
Harem di Stato per Kim Jong Il
«15enni obbligate a prostituirsi»


di Junko Terao

ROMA (31 gennaio) - Sa essere galante con le donne, ma solo quando beve, adora la musica russa e quella giapponese ma quando canta è stonato come una campana, è un abile cacciatore e ama offrire ai suoi ospiti i fagiani a cui spara: è Kim Jong Il, il leader della Corea del Nord, in un insolito ritratto molto intimo e, secondo gli analisti, assai prezioso.

Il “Caro leader” ha fatto spesso parlare di sé negli ultimi anni, non solo per le ripetute minacce lanciate contro Stati Uniti e Corea del Sud o per i provocatori test nucleari e missilistici volti a tenere alta le tensione e strappare aiuti e concessioni: più volte, a partire dall’agosto del 2008 quando non si presentò alla cerimonia per il sessantesimo anniversario della fondazione della Corea del Nord, sono girate voci sulla sua presunta morte. Che Kim Jong Il sia malato è stato confermato da più fonti, ma c’è chi sostiene addirittura che sia deceduto. Le ultime rarissime immagini fatte circolare da Pyongyang, tuttavia, lo ritraevano dimagrito e con lo sguardo perso del vuoto: insomma, vivo ma malconcio.

Adesso, invece, a dare notizie sul Caro leader è una esule nordcoreana fuggita a Seul che per due anni ha lavorato negli harem di Kim. Mi Hyang, il cognome è volutamente tenuto nascosto, ha fatto parte delle cosiddette “unità del piacere” del Caro leader, vere e proprie squadre di ragazze di bella presenza reclutate per allietare le ore libere dell’elite del paese. Non solo con prestazioni sessuali ma anche con massaggi, esibizioni di danza e canto.

L’esistenza dei bordelli del Caro leader è nota da tempo, ma è la prima volta che una testimonianza diretta li descrive nei particolari. Secondo gli esperti di cose nordcoreane, le case di piacere sono gestite a livello statale e il servizio prestato dalle ragazze reclutate è come il servizio militare, obbligatorio. Solo per le prescelte, ovviamente, che devono avere determinate caratteristiche. Come per esempio quella di non superare il metro e 65 di altezza, visto che Kim Jong Il non spicca per la sua statura fisica, di avere una voce delicata e femminile, e di non avere cicatrici sul corpo. Le candidate devono sottoporsi ad esami medici e se li superano è quasi fatta: se passano anche la selezione finale possono entrare a far parte della squadra.

«Avevo 15 anni quando due funzionari governativi sulla quarantina visitarono la mia scuola - racconta Mi Hyang al fondatore di Nambuk, un famoso blog che tratta temi relativi al rapporto tra Nord e Sud-. Esaminarono tutte le studentesse e ne misero da parte alcune, me inclusa, e registrarono le informazioni sulla mia famiglia e sul mio andamento scolastico. Mi chiesero anche se avessi mai dormito con un ragazzo, il che mi imbarazzò molto».

La stessa cosa capita a trenta o quaranta ragazze selezionate ogni anno in tutto il paese. Dopo sei mesi di formazione possono incontrare lui, il Caro leader, per il colloquio finale. A quel punto lui decide chi vuole nell’harem. Ci resteranno fino a venticinque anni, dopodiché andranno in “pensione”. Durante i circa dieci anni di servizio, le ragazze non sono autorizzate ad avere contatti coi familiari. Mi Hyang, tuttavia, non ha completato l’intero periodo: quando la sua famiglia è stata accusata di tradimento e ne è stata ordinata l’esecuzione, lei è stata risparmiata ma ha smesso di prestare servizio e poco dopo è riuscita a fuggire dal paese. «In seguito ho saputo che è stato lui a volere che non fossi uccisa. In un certo senso gli devo la vita». Il ritratto che Mi Hyang fa del Caro leader e dei suoi harem - che in pochi giorni è stato letto da quasi otto milioni di visitatori del blog - mette in una nuova luce i leggendari bordelli nordcoreani, di cui tanto si parla ma che nessuno, finora, aveva mai visitato.

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