di Marcello Veneziani
Anche questa volta l’hanno fatta franca. Dico i politici, dico la Casta. Di questa sanguinosa manovra non pagano nulla, niente tagli, niente riduzioni sensibili, vengono eliminati solo i poveri sfigati dei consiglieri provinciali con i loro miseri gettoni, poi nulla.
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Quel che più fa vergogna della classe politica non è la conservazione dei privilegi, ma la miseria del loro baratto: rinunciano al ruolo di classe dirigente del Paese ma non ai loro benefici. Accettano di farsi decurtare la dignità, non l’indennità; si fanno ridurre nel ruolo ma non nel numero.
Non sono tra quelli che si lamentano dei loro emolumenti. No, io dico: costano troppo perché valgono poco, sono troppi e servono poco.
Accetterei - e onorerei perfino- l’esistenza di una vera Casta e il loro trattamento speciale se fossero speciali, cioè più capaci e più meritevoli della media nazionale. Li accuso non di essere una casta, ma di non esserlo sul serio. Non sono un corpo eletto, in alcun senso.
Qualcuno ci ha fatto credere che il guaio italiano fosse tutto nel governo; e se fosse invece il Parlamento, suk indecente in cui la politica si squalifica da sola, muta casacca e rende ingovernabile il Paese? Per non dire delle Regioni e di quello scandalo speciale chiamato Regione Siciliana che meriterebbe d’essere sciolta, cassata (la cassata siciliana).
P.S. Piccola curiosità. Ho conosciuto una ragazza calabrese che si chiama Stella Rizzo. L’ho ribattezzata la Casta e lei pensava che ironizzassi sulla sua virtù. Ignorava beatamente gli autori omonimi del libro.
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