A Natale vestiamo a festa le rovine di Dio e della famiglia. Sospendiamo la verità giornaliera e ci caliamo nell'amabile bugia di una vita ancora piena di Dio e di famiglia
di Marcello Veneziani
A Natale vestiamo a festa le rovine di Dio e della famiglia. Sospendiamo la verità giornaliera e ci caliamo nell'amabile bugia di una vita ancora piena di Dio e di famiglia. Natale a BolognaIngrandisci immagineMa è un addobbo natalizio per l'anima, è una recita a fin di bene, una tregua dalla vita vera sempre più disabitata di Dio e di famiglia, sempre più chiusa nella solitudine dell'io, senza scampo. O dispersa nella moltitudine del globale. La finzione è reciproca.Di Dio osanniamo il lato nascente, Gesù bambino- che è poi per i credenti la vera particella di Dio - e per un giorno scansiamo la sua inesistenza o la sua abissale lontananza. E della famiglia celebriamo il ricordo dal vivo, quando era vera, totale, magari asfissiante ma insostituibile. A Natale torna la festa e si attacca a chi ancora resiste e a chi ancora non sa: sono loro- i vecchi e i bambini- a tenere acceso il Natale. E quando non ci sono più loro, il Natale si riempie del loro ricordo, diventa la mimesi allusiva di un tempo, di un mondo, di una pienezza domestica.Natale è intimità con angeli, madonne e re magi, è confidenza con Dio, il cosmo ospitato in casa, il cielo in una stanza, le stelle sotto il lampadario. A Natale facciamo finta di credere, facciamo finta di essere quelli di allora. Vogliamo far credere che noi siamo quelli di Natale e il resto dell'anno siamo falsi ed alieni. Ma in verità pensiamo il contrario. Spacciamo illusioni per buona creanza. Delicate bugie, estreme tracce d'amore. Natale è Dio in famiglia. Anche se non c'è più Dio, anche quando non c'è più famiglia.
http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/gesu_bambino_e_particella_dio/24-12-2011/articolo-id=564148-page=0-comments=1
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