mercoledì 18 aprile 2012

Numeri scritti sulla pelle e rinchiusi in un garage: così in Francia trattano i clandestini. Ah, se fosse successo qui…


Avevano sentito che in Italia era in arrivo una sanatoria per i clandestini, che le frontiere si sarebbero aperte e tutti avrebbero potuto entrare nel nostro Paese. Così, 39 tunisini in quel momento in Francia, hanno pensato di mettersi in viaggio verso Milano. Basta prendere il treno, attraversare le Alpi, fare tappa in Svizzera, varcare il confine italiano. Ma siccome la notizia era ovviamente falsa, una volta giunti in Svizzera sono stati bloccati e rispediti tra le braccia di Sarkozy.
Giunti a Pontalier, la gendarmeria transalpina ha proceduto alle verifiche di rito: per prima cosa, tutti e 39 i clandestini sono stati rinchiusi in un garage per più di dieci ore. Nel frattempo, alcuni agenti (per sveltire le pratiche) provvedevano a scrivere sul braccio dei tunisini un numero indentificativo. Con pennarello nero. Sì, come facevano i nazisti nei campi di concentramento, anche se i francesi (più buoni) non tatuano l’identificativo. Solo dopo averli caricati in un aereo destinazione Marsiglia e poi portati a Nimes, sono stati liberati. Già, d’altronde non avevano fatto nulla. Non era stata emessa alcuna ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti, nessun fermo di polizia era stato ordinato.
Provate per un attimo a pensare se tutto questo fosse accaduto in Italia. Pensate se al posto di Pontalier ci fosse stata Lampedusa: apriti cielo. Parlamentari si sarebbero incatenati ai portoni dei centri di permanenza temporanea, l’Onu avrebbe emesso come minimo un comunicato in cui si denuncia il razzismo dei lampedusani, colpevoli di non tollerare che clandestini girino liberamente giorno e notte per le strade dell’isola mettendo a ferro e fuoco ogni cosa che trovano. In realtà, i nostri centri di permanenza temporanea, tanto criticati quasi fossero lager nordcoreani, sono degli alberghi se confrontati con certe schifezze che si trovano in giro per il mondo. Anche se paragonati a un garage (come usano i cugini francesi) fanno la loro bella figura. Ma non vanno bene, devono essere chiusi.
L’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu dice che siamo assassini, che lasciamo morire in queste prigioni i poveri diseredati (magari anche quando li raccogliamo in mare perché Malta se n’è fregata). Da noi sarebbero state presentate interrogazioni parlamentari, richieste di dimissioni del premier. Gad Lerner e Santoro sarebbero andati a Lampedusa sventolando la bandiera tunisina. Beppe Grillo, Don Gallo, Diliberto e qualche imam avrebbero tuonato contro il berciume leghista che ormai si è impossessato degli italiani.
Ma siccome è successo in Francia, nella democraticissima Francia, è tutto normale. La notizia, lo scandalo, finisce a pagina 18 del Corriere della Sera e di qualche altro giornale. Ah, se al posto di Sarkozy ci fosse stato Berlusconi….
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