Le Pen va oltre, sventola la bandiera della Patria perché se siamo convintamente europei, non per questo smettiamo di essere italiani, francesi, tedeschi o spagnoli, attacca la finanza speculativa e le politiche migratorie che stanno imbarbarendo l’Europa, sempre più vicina a quel mostruoso coacervo di illegalità e prevaricazioni multirazziali e multiculturali che Oriana Fallaci chiamava Eurabia. In dieci anni di Euro senza una banca centrale garante e “datore di ultima istanza” la crescita non c’è stata e la burocrazia bizantina e l’egoismo teutonico hanno prodotto questo risultato, che a prevalere sono quelli che prendono le distanze da tutto ciò che abbia una relazione condizionante con Bruxelles, la moneta unica e la Banca centrale europea. Sino a prova contraria, sono i popoli che votano, non i consigli d’amministrazione, e quanto accade in Francia, rappresenta un fenomeno in crescita anche in Inghilterra, in Spagna ed in altri Paesi e presto, liquidati Monti e la sua banda, sarà così anche in Italia. Sarkozy ha pagato la sua acritica sintonia con Angela Merkel. La stessa cosa accadrà dappertutto perché gli elettori non sono dei creduloni che si possono raggirare impunemente, ma sanno leggere, e bene, cosa sta accadendo nel Vecchio Continente. Chi afferma di voler salvare la Grecia strangolandola ha creato un mostro che si aggira per l’Europa rivoltandoglisi contro, perché nessuno dà fiducia a chi affama un popolo, né esistono popoli disposti ad essere sacrificati sull’ara della Bce o di Odino.
Sarkozy ha minimizzato definendo il risultato che lo riguarda un “voto di crisi”, ma sbaglia se è convinto di questo e dovrebbe invece recitare il “mea culpa” per essersi reso responsabile di aver contribuito ad alimentare questa crisi perversa, commettendo un grande errore di valutazione, sconcertante per un politico così ricco di talento come lui. Avrebbe dovuto mettersi a capo con Italia e Spagna di un “asse mediterraneo” perché si deve rendere conto che la Francia per i tedeschi è e resta un Paese del meridione latino. Avrebbe dovuto battersi per una riforma strutturale della politica europea, per contribuire a tracciare un sentiero virtuoso verso l’identità politica, economica e culturale del continente, privilegiando la collaborazione costruttiva tra i popoli dell’unione, non la loro competizione sotterranea a chi concede di meno ed arraffa di più. Ha sbagliato tutto il possibile, ed assecondando i piani egemonici tedeschi ha contribuito a mettere in ginocchio l’economia europea, oltre che ad essersi quasi giocato l’Eliseo. Al secondo turno può ancora succedere di tutto, con Sarkò che però corre il serio rischio che gli elettori di destra stavolta gli voltino le spalle proprio perché rifiutano la regia di Berlino. Non si fidano più e per convincerli Sarkozy dovrà dipingere ai francesi, ed a tutti noi, una versione sostenibile dell’Unione Europea, smettendo di raccontarla solo dietro una tazza di the alla presenza di Carlà, ma trovando il coraggio di sbatterla sul tavolo di Frau Angela ed ai burocrati inutili e superpagati di Bruxelles. Se saprà essere convincente e si dimostrerà capace di cambiare passo potrà coltivare la fondatissima speranza di non traslocare dall’Eliseo. Gli ultimi eventi gli vengono incontro e lo incoraggiano a prendere l’iniziativa per far scendere la Merkel dal piedistallo. Il violento attacco che la sua connazionale Christine Lagarde ha portato dal Fondo Monetario Internazionale alla cancelliera accusata di “egoismi e sotterfugi per proprio vantaggio a scapito dell’Europa”, costringerà la Merkel, presa con le mani nel barattolo della marmellata, a considerare con meno scetticismo e maggior interesse l’introduzione degli Eurobond, l’unico mezzo efficace per cercare di ridurre gli effetti devastanti del debito pubblico di tre quarti d’Europa e sostenere la ripresa.
In ogni caso, il messaggio che arriva dal primo turno francese è trasparente e facilmente leggibile, per cui in Italia il governo ed i partiti dovrebbero meditarci su, perché l’ondata di rinnovamento europeista non si infrangerà sulle mura di Parigi. Nel frattempo, a Palazzo Chigi possono annotare sul taccuino il fatto che la cancelliera Merkel da oggi è più debole. In questo scenario, comportarsi da filotedeschi, da “collaborazionisti” può rivelarsi un boomerang. Allora, per una volta, cerchiamo di ricordarci di essere italiani, tiriamo fuori il nostro orgoglio e facciamo sventolare fieri il tricolore, perché stanno tornando le Nazioni.
Questo hanno annunciato i francesi, non il ritorno degli sfascisti di sinistra
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