Lo sfogo di patron Mazzoleni: fondi e tifo latitano, prima squadra a rischio
di Laura Lana
Sesto, 28 aprile 2012 -«Ci siamo dati 35 giorni per decidere se andare avanti con la serie A1, perché Sesto probabilmente non la merita». È un ultimatum alla città, quello che Mario Mazzoleni ha lanciato durante la serata sullo sport organizzata dalla lista «Sesto Nel Cuore» di Gianpaolo Caponi. Dopo 57 anni, il Geas Basket potrebbe perdere la Prima Squadra. Quella della «Divina» Mabel Bocchi, che negli anni d’oro aveva vinto tutto.
Quella di una società di basket che ha collezionato 21 scudetti nelle diverse categorie, una Coppa Italia e una Coppa Europa. «Non so neanche se Sesto merita una serie A2, stiamo pensando di andare avanti solo con le giovanili — confessa patron Mazzoleni —. A noi piacerebbe continuare, ma vogliamo farlo insieme a questa città». Questione di fondi, certo. Un milione di euro costa l’attività del club rossonero: solo 5mila sono arrivati dal territorio.
«Eppure noi diamo tanto a questo territorio. Perché, quando vinciamo uno scudetto, se ne vanta». In questi anni Diana Bracco, main sponsor, ha fatto più del dovuto. «Ci ha dato un aiuto enorme. Ma è sull’attività giovanile che Bracco investe: educazione, benessere, formazione, sfida di genere. Invece, ci ha supportato anche con la serie A — spiega il presidente —. Ce l’abbiamo sempre fatta, ma ora siamo stanchi di non essere riconosciuti dal territorio». Questione di soldi, ma non solo. «Abbiamo chiesto condivisione di progetti. Abbiamo costruito la cooperativa “Amici del Geas”: in quattro anni siamo appena 55 soci. Non ha funzionato. Mi aspettavo l’adesione di tutto il Consiglio di Sesto e Cinisello. E poi gli imprenditori, la banca. Ci piaceva l’idea di poter aggregare».
Un punto di riferimento anche per altri club voleva diventare Mazzoleni. Non ha trovato neanche un volontario per il pullmino o un aiuto per istituire borse sportive per ragazze non abbienti e straniere. «Sono andato, umiliandomi, col cappello in mano da tutti. Quanto sarebbe bello se una città investisse sull’integrazione attraverso lo sport. Conoscevo la Sesto delle grandi sfide. Possibile sia sparita?». Per 35 giorni la partita è aperta. «Vogliamo un segnale, un abbraccio dalla città o andare avanti è inutile».
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