Ennesimo imprenditore vittima di Equitalia. Ma questa volta a Napoli è andata in scena una vicenda diversa da quelle cui siamo purtroppo testimoni in questi ultimi tempi ed alle quali faremmo volentieri a meno di assistere. Una storia diversa perché è il protagonista ad essere una persona particolare, fuori del comune. Sì, perché Diego Peduto, l’immobiliarista che si è ucciso ieri a Napoli gettandosi dal balcone di casa, era diventato un fuoriclasse del triathlon, la disciplina olimpica considerata la più difficile e massacrante tra tutti gli sport, scoprendo il gusto di gareggiare nelle categorie Master, over 50. Era diventato campione per caso, un po’ per l’incredibile tenacia che l’ha sempre contraddistinto, un po’ per evadere dalla insopportabile monotonia di una vita sedentaria passata tra scrivanie, panini e sigarette.
Ma anche per mettersi alla prova e cercare nuovi stimoli e nuove emozioni in una vita monotona che gli stava diventando troppo stretta. Così, in pochi mesi, per inseguire un cambiamento, si era trasformato in un Superman, in un eroe dello sport capace di sbalordire tutti con le sue prestazioni tecniche. La prova più bella, quella che lo ha consacrato campione, l’ha affrontata l’estate scorsa, nella finale mondiale di Francoforte, dove Diego si è affermato come il più forte triathleta over 50 del pianeta. Un risultato eccezionale per una persona eccezionale : del resto, il triathlon è sport per gente speciale e le gare degli iron-man rappresentano un inferno dove la sofferenza raggiunge livelli inimmaginabili, al limite dell’umana sopportazione. Una maratona di 42 km, poi una corsa di 180 km in bici, poi 3,8 km a nuoto. Una vita che tra gare ed allenamenti era diventata tutta sudore e sacrificio che però non gli sono bastati per trovare il coraggio di affrontare una prova che si è rivelata per lui molto più dura del triathlon: la cartella di Equitalia. Al suo club, il Circolo Posillipo, stava ottenendo splendidi risultati come maestro dei ragazzi che si affacciano a questa durissima disciplina sportiva. Avrebbero voluto che si fosse impegnato anche nel nuoto e nella pallanuoto, sue grandi passioni. Prima o poi lo avrebbero convinto. “Era avanti come atleta e come dirigente – spiega sconvolto Alessandro Fattore, l’amico e dirigente che lo aveva avvicinato al triathlon; leale, sincero, deciso come nessuno, capace di insegnare i valori dello sport ai ragazzi. Dirlo ora è banale, ma è così. Faceva bene tutto, era perfetto come dirigente sportivo”.
Ma ieri il dramma che nessuno s’aspettava ha posto fine a tutto: ai suoi progetti, ai suoi sogni, alla sua vita.
Ma anche per mettersi alla prova e cercare nuovi stimoli e nuove emozioni in una vita monotona che gli stava diventando troppo stretta. Così, in pochi mesi, per inseguire un cambiamento, si era trasformato in un Superman, in un eroe dello sport capace di sbalordire tutti con le sue prestazioni tecniche. La prova più bella, quella che lo ha consacrato campione, l’ha affrontata l’estate scorsa, nella finale mondiale di Francoforte, dove Diego si è affermato come il più forte triathleta over 50 del pianeta. Un risultato eccezionale per una persona eccezionale : del resto, il triathlon è sport per gente speciale e le gare degli iron-man rappresentano un inferno dove la sofferenza raggiunge livelli inimmaginabili, al limite dell’umana sopportazione. Una maratona di 42 km, poi una corsa di 180 km in bici, poi 3,8 km a nuoto. Una vita che tra gare ed allenamenti era diventata tutta sudore e sacrificio che però non gli sono bastati per trovare il coraggio di affrontare una prova che si è rivelata per lui molto più dura del triathlon: la cartella di Equitalia. Al suo club, il Circolo Posillipo, stava ottenendo splendidi risultati come maestro dei ragazzi che si affacciano a questa durissima disciplina sportiva. Avrebbero voluto che si fosse impegnato anche nel nuoto e nella pallanuoto, sue grandi passioni. Prima o poi lo avrebbero convinto. “Era avanti come atleta e come dirigente – spiega sconvolto Alessandro Fattore, l’amico e dirigente che lo aveva avvicinato al triathlon; leale, sincero, deciso come nessuno, capace di insegnare i valori dello sport ai ragazzi. Dirlo ora è banale, ma è così. Faceva bene tutto, era perfetto come dirigente sportivo”.
Ma ieri il dramma che nessuno s’aspettava ha posto fine a tutto: ai suoi progetti, ai suoi sogni, alla sua vita.
“Non difenderò più Equitalia. E rinuncerò al mio onorario per le cause fatte finora”. Così si sfoga l’avvocato Gennaro De Falco, 55 anni, napoletano, che faceva parte del nutrito pool di legali che assistono la società pubblica – 51 per cento Agenzia delle Entrate e 49% Inps – incaricata della riscossione dei tributi su scala nazionale.
E lo fa con una lettera aperta ad un popolare quotidiano di Napoli. De Falco scrive:
E lo fa con una lettera aperta ad un popolare quotidiano di Napoli. De Falco scrive:
Conoscevo Diego Peduto. L’ho incontrato per la prima volta nel ’95 quando gli diedi incarico di vendere la mia casa. Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere vicino al mio studio. Insomma, le nostre vite scorrevano quasi parallele. Questo suicidio di cui a torto o ragione mi sento corresponsabile mi ha convinto a non accettare più incarichi di difesa di Equitalia. Sto pensando di devolvere alla sua famiglia la quota dei miei onorari quando mi verranno corrisposti. In queste condizioni non mi sento di andare avanti, in Italia in questi anni si è messo in moto un meccanismo diabolico che sta distruggendo famiglie, persone ed imprese
e poi conclude:
Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa, ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati ed a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi
Dichiarazioni che fanno riflettere tutti quelli che hanno un minimo di sensibilità, di dignità e di solidarietà umana. Doti evidentemente sconosciute a chi, di fronte a questa drammatica sequela di suicidi, non ha avuto null’altro da dire, per alleggerirsi la coscienza, che “tutto sommato in Grecia il fenomeno si presenta con intensità più cospicua che qui in Italia”.
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