domenica 3 giugno 2012

Ma il 2 giugno le forze armate non dovrebbero mai sfilare


Il Regno Unito celebra il “Remembrance sunday” ogni seconda domenica di novembre, a commemorare le vittime della Prima guerra Mondiale, e osserva due minuti di silenzio ogni 11 novembre, giorno dell’armistizio. Durante il “Remembrance sunday” si svolgono cerimonie presso i monumenti di guerra, mentre la regina, il primo ministro e i rappresentanti delle istituzioni e delle forze armate si incontrano con i veterani a Whitehall, nel centro di Londra.
In Francia è festa nazionale il 14 luglio, giorno dell’anniversario della “presa della Bastiglia” (14 luglio 1789) che ha dato avvio alla Rivoluzione francese: la celebrazione più solenne avviene nella Avenue des Champ-Élysées, a Parigi, in presenza del presidente della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato. Inutile ricordare cosa sia il 4 luglio negli Usa, anniversario dell’indipendenza (4 luglio 1776), data molto sentita e celebrata dagli statunitensi.
E in Italia? Una festa di questo tipo non esiste. O meglio, c’è, dovrebbe esserci: il 2 giugno. Festa della “repubblica italiana”. La retorica, con il trascorrere degli anni, l’ha fatta passare come festa dell’unità nazionale, o dell’orgoglio patriottico, addirittura facendo sfilare le forze armate in una parata ogni anno sempre meno solenne, con tanto di esibizione delle frecce tricolori. E’ chiaro che la parata militare renda accattivante una ricorrenza che per altri motivi non sarebbe granché ricordata. Chi ama le forze armate, chi si sente orgogliosamente “italiano”, chi adora le frecce tricolori, alla fine rischia di restare davvero folgorato dal 2 giugno.
A questo punto sorge spontanea una domanda: cosa si festeggia, in realtà, il 2 giugno?
La risposta potrebbe lasciare un po’ di amarezza. Niente di paragonabile al “Remembrance sunday”, o al 14 luglio francese, o al giorno dell’indipendenza statunitense. Il 2 giugno è l’anniversario del referendum (2 giugno 1946) in cui i cittadini italiani hanno scelto la repubblica, bocciando la monarchia. Un referendum macchiato da accuse di brogli, ricorsi, nonché intimidazioni, agguati e ferimenti durante la campagna elettorale. Insomma, ben poco da festeggiare. Si inneggia a una “forma di governo”? Non è nemmeno così vero, perché la repubblica è stata proclamata il 18 giugno dalla Corte di Cassazione, dopo che il risultato del referendum è stato reso noto soltanto il 10 giugno. Se fosse la festa di tutti gli italiani, dovrebbe esserlo anche di quelli che volevano la monarchia. Invece non è così. Cosa si festeggia, in buona sostanza? Probabilmente l’anniversario, oltre che del referendum-farsa, anche delle prime elezioni politiche del post-fascismo, che si sono tenute proprio il 2 giugno 1946 contemporaneamente al referendum istituzionale. Un’altra ricorrenza “politica”, quindi, esattamente come il 25 aprile, a celebrare quello che poi è diventato il “regime anti-fascista”.
Ma perché, in questo caso, utilizzare e strumentalizzare le forze armate, in una data in cui i successi militari o “l’orgoglio patriottico” non c’entrano proprio nulla?
Se parata militare deve essere, sia solo il 4 Novembre, ricorrenza dell’armistizio con l’Austria-Ungheria (Prima guerra mondiale) e dell’ingresso delle truppe italiane a Trento e Trieste. Dovrebbe essere una celebrazione solenne, in quanto ricorda una vittoria militare costata 700mila vittime ed un milione di feriti, in gran parte mutilati. Una data paragonabile al “Remembrance sunday”, ma che in in Italia è dimenticata da quasi tutti e non è celebrata come festa nazionale.
Altro che 2 giugno.
di Riccardo Ghezzi © 2012 Qelsi

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