giovedì 14 giugno 2012

Ultima chiamata per lo Stato


So che la parola Stato suscita in mol­ti let­tori un misto di rigetto e di orti­caria. E non so quanto lo Stato naziona­le e sovrano che abbiamo finora cono­sciuto sia destinato a durare, forse non molto
So che la parola Stato suscita in molti lettori un misto di rigetto e di orticaria.
E non so quanto lo Stato nazionale e sovrano che abbiamo finora conosciuto sia destinato a durare, forse non molto.

Ma so che usciremo da questa crisi bestiale che ci sta ammazzando in tranci solo con un atto sovrano dello Stato.
Non i tecnici, e nemmeno i partiti, ma Sua Maestà lo Stato .L’unico argine allo strapotere delle banche e al mix internazionalista di ideologia, rating e finanza è lo Stato. L’unico soggetto che dispone di una forza per poter fermare la scalata del debito, l’aggressione all’economia reale, l’unico potere legittimo che si può opporre a poteri forti larghi e lunghi è lo Stato.
E lo Stato può frenare, cancellare perfino, il debito, anche quello con se stesso.
Occorre uno strappo e una strategia, occorre un atto di forza per poter praticare il principio evangelico: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Ingabbia il debito. Questo vale per l’Italia, e vale per la Spagna, per la Grecia, probabilmente varrà per la Francia e per altri Paesi europei.
L'unica salvezza è lo Stato. So quanto spiazzi chi proviene da esperienze liberiste, leghiste, antistataliste e chi crede che tutto si risolva in privato, a livello individuale o di mercato. Non sto sognando lo Stato imprenditore o lo statalismo debordante del passato. Dico lo Stato autorevole decisore, che poggia sul principio di sovranità nazionale e popolare e lo fa valere.
Bisogna ripartire da lì. Sarà l'ultima chiamata per lo Stato. E per noi.

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