Un altro dei primi provvedimenti del governo Berlusconi si avvia ad essere accantonato, proprio come l’abolizione dell’Ici.
Parliamo della detassazione degli straordinari e dei premi aziendali, misura finalizzata ad aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori e a migliorare produttività e flessibilità. Apprezzata da Confindustria, contestata dai sindacati, la detassazione sugli straordinari ha visto la luce nel 2008 con il decreto legge n.93 del 27 maggio 2008, tramite il quale è stata introdotta un’aliquota secca del 10% sulle ore di lavoro che i dipendenti di aziende private avrebbero maturato come straordinario, incentivi o premi di produzione. L’importo detassabile, all’epoca, non poteva essere superiore ai 3.000 euro, il tetto massimo imposto per la nuova procedura di calcolo era invece fissato su un reddito lordo annuo di 30.000 euro dichiarato nel 2007. Un provvedimento costato circa un miliardo di euro, interamente coperto con tagli di spesa.
Con il passare del tempo si è riusciti a fare di meglio, in modo progressivo, arrivando nel 2011 ad un importo detassabile pari al doppio, ossia 6.000 euro, e a un reddito massimo dichiarato per poter accedere al beneficio pari a 40.000 euro lordi annui.
A novembre 2011, come ben sappiamo, il governo è cambiato, e da quest’anno cambieranno (in peggio) pure i parametri per la detassazione raggiunti in questi ultimi tre anni.
Anche se la notizia sta passando in sordina e nessuno ne sta parlando, né sui giornali né in tv né tanto meno su internet, la detassazione sugli straordinari si avvia ad essere prima ridotta e poi eliminata.
A stabilirlo, nel silenzio generale, è il decreto legge del presidente del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 30 maggio 2012 (pubblicazione n. 125).
Ecco cosa recita l’articolo 1 (unico articolo del decreto):
1. Per il periodo dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012, sono prorogate le misure sperimentali per l’incremento della produttività
del lavoro previste dall’articolo 2, comma 1, lettera c), del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 126. Tali misure trovano applicazione entro il limite di importo complessivo di 2.500 euro lordi, con esclusivo riferimento al settore privato e per i titolari di reddito di lavoro dipendente non superiore, nell’anno 2011, a 30.000 euro, al lordo delle somme assoggettate nel medesimo anno 2011 all’imposta sostitutiva di cui all’articolo 2 del citato decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008.
Il presente decreto sara’ pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana.
Roma, 23 marzo 2012
Si tratta, in poche parole, di un decreto che va a toccare direttamente l’Irpef, e che incrementa l’imposta sui redditi versata esclusivamente dai lavoratori dipendenti in rapporto sia all’anno 2011 sia all’anno 2010. L’importo massimo detassabile si abbassa a 2.500 euro (dai 6.000 dell’anno scorso, inferiore persino ai 3.000 euro del 2008) e il reddito annuo lordo massimo per poter accedere al beneficio torna ai 30.000 euro del 2008.
Tutto questo sta avvenendo senza dibattito né pubblico, né tanto meno parlamentare. Non si era mai vista, prima d’ora, una decisione finalizzata ad aumentare l’Irpef rispetto al biennio precedente imposta in sordina e probabilmente con la complicità dei sindacati e delle associazioni di categoria.
Anche questo è governo tecnico, una nuova forma di dittatura con la complicità, colpevole, dei media.