Tra le vie Milanese e Fulvio Testi si trova un vero e proprio supermercato della prostituzione, con le zone divise fra africane, russe e romene
di Gabriele Gabbini
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Sesto San Giovanni, 30 agosto 2012 - «Che volete? Andatevene via. È meglio per tutti, credi a me». Sesto, sono da poco passate le nove di sera. Il cielo promette ancora un po’ di luce ma il buio comincia già a fare a spintoni per rubargli la scena. Davanti allo stadio Breda, che ha visto i fasti (e i fiaschi) di quella Pro Sesto che un tempo fu la terza società calcistica milanese dietro a Milan e Inter, non c’è un’anima. Cantieri mal segnalati, ferite aperte e rattoppate alla meglio sul cemento di via Clerici, intrappolano continuamente le tante auto di passaggio all’angolo con viale Fulvio Testi. Fin qui niente di nuovo.
Nell'ombra, costeggiando lo stadio, si apre via Milanese. Cento metri al buio con le transenne dei lavori stradali che bloccano ogni via d’uscita. Si può solo andare avanti, o tornare indietro. In fondo si intravede una luce, uno spiazzo. Alcune auto si muovono, qualcuna è a fari spenti. Gli stop illuminano di rosso uno scambio di opinioni tra cliente e venditore. Una sgasata, poi via. L’affare non si è chiuso.
È il supermarket del sesso, un angolo peccaminoso nascosto nel buio, a un passo dal Carroponte e pure allo stesso tempo così distante dall’ex deposito Breda, epicentro della Sesto che si diverte tra musica e birra. Divise per settori, nel lato cieco del distributore che si affaccia su viale Fulvio Testi, ci sono prostitute per tutti i gusti. Si parte dalle africane, le prime ad accogliere i passanti nel girone dei lussuriosi. «Loro sono le più aggressive - ci viene spiegato, dopo, al baracchino di bibite all’angolo -. Ti trattano come un re se le fai lavorare, ma sanno come liberarsi di qualcuno che le disturba... Non ve le consiglio». Non lo sapevamo.
Appena vedono i fari di un’auto scendono in strada e si fermano davanti al cofano. Un’inchiodata, ma loro non ci fanno caso. Sono già all’opera. «Qui siamo tutte ghanesi, ti facciamo felice». Poi l’occhio cade sulla fotocamera, una borbotta qualcosa e va via. Al secondo passaggio fermiamo la macchina e una ragazza ci viene incontro, il vestitino è rosa fosforescente. Ha il sorriso ma quando siamo vicini ringhia: «Andatevene via. Qui stiamo lavorando, state fuori dai... o peggio per voi».
Torniamo al benzinaio, che non è solo un accessorio inutilizzato. Una macchina scura si muove a passo d’uomo, i suoi fari illuminano il movimento sinuoso delle anche che la precedono. Una giovane ghanese la accompagna, a piedi, fin dietro il gabbiotto chiuso, vicino all’autolavaggio. Uno scambio di sguardi, lei sorride. É fatta. L’uomo in macchina fa manovra e si ripara in retro dietro il gabbiotto del benzinaio. Le serrande sono abbassate, non c’è nessuno da disturbare. O che disturbi. «Quando non è occupato andiamo lì - spiega un’altra africana -. Non fate foto, è una zona tranquilla questa, lasciateci lavorare in pace. Fate troppe domande, siete della tv?». Continuiamo a girare e poco più avanti, tra via Clerici e via Carducci, entriamo nel regno delle russe. Una mora e una bionda. A ognuno la sua fetta di mercato.
L’altra zona critica a Sesto è in via Marconi, dentro il cuore del quartiere Rondò. «C’è un ristorante che ci dà spesso problemi», confessano alcuni agenti. È un feudo egizio: «Spesso alzano troppo il gomito e bisogna andare a sedare qualche rissa. Ormai sta diventando quasi un appuntamento quotidiano». Ma la scorsa sera, alle 11 circa, la zona era deserta.
Sulla strada di casa, spunta un nuovo angolo del regno a luci rosse. Quello delle romene. Sono sempre a un passo dalle pompe di benzina di Fulvio Testi, tra il parcheggio e i campi aperti. Una giovane donna è seduta proprio sul distributore della verde, le gambe accavallate. Arrivano i ghisa e lei scatta verso di noi: «Vi prego niente foto, non posso». A casa c’è chi la aspetta, ignaro del suo lavoro. «Mio marito non sa nulla, vi prego. Lui abita in Sicilia - ci spiega -, se lo sa mi ammazza. Abbiamo una bimba piccola, i soldi mi servono per darle da mangiare. Vi prego, non rovinatemi». Storie e volti diversi, uno stesso mondo.
Sulla strada di casa, spunta un nuovo angolo del regno a luci rosse. Quello delle romene. Sono sempre a un passo dalle pompe di benzina di Fulvio Testi, tra il parcheggio e i campi aperti. Una giovane donna è seduta proprio sul distributore della verde, le gambe accavallate. Arrivano i ghisa e lei scatta verso di noi: «Vi prego niente foto, non posso». A casa c’è chi la aspetta, ignaro del suo lavoro. «Mio marito non sa nulla, vi prego. Lui abita in Sicilia - ci spiega -, se lo sa mi ammazza. Abbiamo una bimba piccola, i soldi mi servono per darle da mangiare. Vi prego, non rovinatemi». Storie e volti diversi, uno stesso mondo.
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