lunedì 13 agosto 2012

I Fondi stranieri si liberano dei Btp italiani: è il totale fallimento di un governo abusivo ed incapace


Frottole e menzogne di Monti e della Repubblica & Co. non riescono a mascherare il fallimento totale di un governo abusivo, fatto di presuntuosi ed incapaci, e segnalato dai fatti e con ampio risalto sulla stampa internazionale. La grande banca americana, Goldman Sachs, nel trimestre marzo-giugno, ha ridotto il suo portafoglio di Btp italiani da 2,5 miliardi di dollari a soli 191 milioni. Il fatto suscita scalpore se si pensa che Monti è stato consulente di quel gigante della finanza, che di recente è stato anche l’advisor del Tesoro per la valutazione delle quote di Fintecna, Sace e Simest, ai fini della loro cessione alla Cassa depositi e prestiti. E non si tratta di un fatto isolato. Anche il colosso francese Société Générale, che assieme a Goldman Sachs è stata scelto da Monti come advisor del Tesoro per la cessione di cui si è detto, ha ridotto la propria quota di Btp. Lo ha fatto insieme a Bnp Paribas, che possiede il 100% di Bnl, e a Crédit Agricole, che controlla Cariparma e Banca Popolare Friuladria. Insomma, in epoca Monti, le banche estere che conoscono bene le faccende di casa nostra svendono Btp a tutto spiano. Addirittura la Morgan Stanley, altro gigante bancario americano, si è disfatta di tutte le sue quote, mentre la Jp Morgan le ha notevolmente ridotte. Quanto agli altri istituti europei, essi hanno ridotto di 95 miliardi in un anno il valore dei nostri titoli in portafoglio.
Pensare che ancora una settimana fa, un premier irascibile e frastornato è passato in pochi giorni dal “vedere la luce in fondo al tunnel della crisi”, alle lamentazioni per il mancato intervento del “fondo salvastati” che in effetti è solo un fondo per la stabilizzazione monetaria e non c’entra nulla con i debiti sovrani e gli spread. Poi, di ritorno dal tour organizzato per attirare l’attenzione degli investitori stranieri sul nostro Paese, ha giurato che all’Italia non serve l’aiuto dell’Europa, salvo poi ammettere il giorno dopo, preso dallo scoramento per l’impennata dello spread, che in effetti un qualche aiuto potrebbe servirci, per poi rincarare la dose e prendersela con quei governi che si lasciano “condizionare” dai rispettivi parlamenti, anzichè prendere decisioni a favore dell’Italia ignorandone i pareri. In palese difficoltà su tutti i fronti, il premier ha pensato bene di ricorrere ad innescare la solita torbida polemica per sviare le attenzioni e scaricare su altri colpe che sono solo sue. Ecco allora quattro giorni fa La Repubblica riportare un’affermazione di Monti, enucleata da una intervista che il premier aveva rilasciato al Wall Street Journal parecchio tempo prima, con la quale sottolineava che con “il precedente governo in carica ora lo spread starebbe a quota 1200″. Una vera calunnia spudorata, acriticamente fatta propria da tutti i media di regime e che si è rivelata un boomerang per Monti, costretto a chiedere scusa a Berlusconi al quale ha fornito una giustificazione più puerile che squallida. “Siccome in pochi mesi lo spread era passato da 150 a 400, con quel trend adesso si starebbe a 1200″. Sarebbe facile ribattergli che applicando lo stesso criterio al suo operato, dovremmo trarre le conclusioni che l’aliquota fiscale sulle buste paga degli italiani, passata dal 43 al 58 % in pochi mesi, tra un po’ raggiungerà il 98 %, che tra due anni tutti gli Italiani saranno disoccupati, mentre nel nostro Paese si sarà azzerato il turismo, crollato del 30 % in una sola settimana. Ma secondo La Repubblica, in un momento così difficile, “Monti ha almeno incassato il sostegno del WSJ”. Lapsus freudiano, perchè quell’almeno significa che quello del giornale americano in pratica sarebbe l’unico apprezzamento per un Monti isolato in un mare di critiche. Ma il “sostegno” millantato da e per Monti è una vera bufala. Testualmente, il WSJ ha solo osservato che “il professore rappresenta un’anomalia in Europa: un leader non eletto chiamato a realizzare impopolari cambiamenti nei cui confronti i politici del paese erano riluttanti”. Dove sta l’elogio? Ma nè a Monti, nè alla Repubblica viene da rimarcare due velenosissime sottolineature del giornale conservatore statunitense: la prima è che lui rappresenta una “anomalia” perchè ad “un leader non eletto”, secondo le tradizioni e la legislazione americane ed anglosassoni – noi diremmo di tutte le democrazie occidentali industrializzate -non viene in nessun modo consentito di imporre tasse ed oboli; la seconda, più sottile, è che “il professore è stato chiamato a realizzare impopolari cambiamenti nei cui confronti i politici del paese erano riluttanti”. E’ solo una constatazione questa, mica si afferma che Monti è stato bravo a farli questi “impopolari cambiamenti”, ma solo che ci si aspetta che li faccia. Nel merito della sua azione politica il WSJ ha ripetutamente ed esplicitamente bocciato Monti, arrivando a chiedere scusa ai propri lettori ammettendo letteralmente che “Su Monti c’eravamo sbagliati” in un articolo dal titolo “Resa all’italiana”, cui seguì un mese dopo una critica spietata sul modo nel quale Monti intendeva scialbe ed inutili riforme che avrebbero invece dovuto e potuto essere “epocali”, (post Qelsi dell’11 aprile e del 15 giugno scorso). La realtà è che questo governo è assolutamente incapace a governare. Privo di strategie a lungo respiro, senza uno straccio di politica estera, senza riservare alcuna attenzione ai grandi problemi da risolvere per costruire un futuro per i giovani, per tutelare la sicurezza, per gestire la piaga dell’immigrazione, per rilanciare l’opzione del turismo di massa e d’elite, per l’approvvigionamento energetico, per sostenere la produzione e dotare il Paese di grandi infrastrutture ha fallito completamente nel suo compito ed anzichè sollevare il Paese l’ha definitivamente affondato. E pensare che c’è qualcuno che rema perchè Monti venga mantenuto al suo posto anche nella prossima legislatura, con un governo tecnico o politico che sia, magari mascherato da grande coalizione. Adesso Monti se ne è andato in vacanza in Svizzera.
Speriamo ci rimanga per un bel po’.

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