venerdì 10 agosto 2012

Spagna, sanità pubblica a pagamento per gli immigrati irregolari


Ospedale Vall d'Hebron di Barcellona

Il governo Rajoy garantisce l’assistenza solo agli stranieri senza documenti che potranno pagare da un minimo di 710, 40 euro l’anno fino a un massimo 1.864, 80. Esclusi i minori, le donne incinte e i casi di emergenza

di Cristina Artoni

In Spagna la sanità pubblica si prepara a essere un miraggio per gli immigrati irregolari. Il governo Rajoy ha infatti deciso di garantire l’assistenza agli stranieri senza documenti, con meno di 65 anni, che verseranno 710, 40 euro all’anno, pari a 52,20 al mese. Per chi supera i 65 anni il costo aumenta a 1.864, 80 euro per 12 mesi, cioè 155 ogni 30 giorni. Da questa misura vengono esclusi solo i casi di emergenza che verranno assistiti ai pronto soccorso.
Il governo spagnolo, preso dalla foga di  tagliare ha giustificato la misura: “Il Paese deve smettere di essere il paradiso dell’immigrazione illegale – ha dichiarato Rafael Hernando, portavoce aggiunto del partito popolare al Congresso – quindi chi si trova in situazione irregolare deve tornare al proprio paese. Qui si deve entrare legalmente. E’ una riflessione di carattere generale ma che deve concretizzarsi”. Il ministero della Sanità prevede di risparmiare circa 1.500 milioni di euro con questa nuova decisione.

Il decreto che riguarda i “sin papeles” è una proposta che si aggiunge alle decisioni assunte dal governo Rajoy lo scorso aprile. Non è possibile calcolare con certezza quante personea andrà a colpire dalla sua introduzione a partire da settembre. In Spagna secondo alcune inchieste sarebbero 150.000 i migranti in situazione irregolare, di cui circa il 15% minori. Per questi ultimi e per le donne incinte la sanità è comunque garantita. Per il resto dei migranti si apre un nuovo capitolo nell’odissea per ottenere i diritti base di qualsiasi cittadino.
Le comunità di Andalusia, Paesi Baschi e Catalogna hanno duramente criticato il decreto, dopo che si erano rifiutati all’inizio dell’estate di chiudere le porte dei centri di salute agli immigrati. Dal mondo politico le critiche dell’opposizione sono arrivate puntuali, ma non vi sono margini per fermare la misura, che già prevede che entro il 31 agosto vengano ritirate le tessere sanitarie ai “sin papeles”.
Il partito socialista, tramite il portavoce alla sanità, José Martinez Olmos ha messo in dubbio la legalità del decreto: “Prima di tutto non vedo come verranno versati i pagamenti per le convenzioni, da persone irregolari a degli enti ufficiali. Inoltre anche coloro che pagheranno, non verranno coperti per malattie come il diabete che richiedono dei lunghi trattamenti”.
Per il portavoce di Izquierda Unida nella commissione Sanità, Gaspar Llamazares “il prezzo imposto dal governo per i migranti rappresenta la concezione che ha il partito popolare degli stranieri, oltre a concretizzare il concetto che la sanità non è un diritto ma una fonte lucrativa”.
Proteste ancora più accese arrivano dai professionisti del settore, che hanno subissato il governo di critiche. Per il presidente della Società spagnola di medicina (Semfyc), Josep Basora la proposta è profondamente ingiusta: “Non me la spiego né dal punto di vista etico né sanitario. Queste persone non hanno i soldi per poter affrontare questi costi. Noi che li curiamo ogni giorno lo sappiamo molto bene. Stiamo parlando di esclusi, che non hanno ricorsi e che non hanno un permesso di residenza legale”.
Secondo molti medici il governo Rajoy punta con questa misura a far emergere l’economia sommersa. “Se così fosse aggiunge Basora – stiamo parlando di persone che cercano ogni giorno di sopravvivere, tra l’altro grazie anche al sostegno e agli aiuti delle organizzazioni umanitarie”. I medici e il resto dei lavoratori della sanità stanno respingendo il nuovo decreto del governo e in moltissimi si definisco obiettori. Per raccogliere le adesioni è stato aperto un sito web che sotto lo slogan “curiamo persone senza assicurazione” ha raccolto tra i medici fino ad ora oltre 900 adesioni.


fonte: Il Fatto Quotidiano

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