Il nuotatore Oussama Mellouli è l’atleta tunisino più medagliato nella storia delle olimpiadi: due ori e un bronzo. I gradini più alti del podio sono stati conquistati da Mellouli a Pechino 2008 nei 1500 metri stile libero e a Londra 2012 nella estenuante maratona dei 10 km di fondo in acque libere, stessa specialità in cui ha vinto il bronzo l’italiana Martina Grimaldi nella gara femminile svoltasi il giorno prima. A Londra 2012, il nuotatore tunisino ha vinto anche il bronzo nei 1500 metri stile libero.
Nella sua carriera anche una squalifica di 18 mesi per doping in seguito alla positività all’anfetamina riscontrata in un controllo antidoping risalente a novembre 2006. Questo non ha impedito al plurimedagliato Mellouli, che non ha mai smesso di vincere neppure dopo la squalifica, di essere un eroe in Patria.
Con una macchia. La squalifica per doping? Nient’affatto. Mellouli, islamico praticante, è stato “sorpreso” dalle telecamere mentre beveva e ingeriva degli zuccheri durante la gara di nuoto di fondo, al termine della quale ha vinto l’oro.
Nulla di strano, tutto normale. Ci mancherebbe che un atleta non si possa rifornire nel bel mezzo di una delle gare più faticose e massacranti delle olimpiadi. Eppure, alcune intransigenti e fanatiche associazioni islamiche non hanno voluto sentire ragioni: quel giorno si era ancora in pieno Ramadan, ed ogni buon islamico non può mangiare e bere prima del tramonto.
Tutti gli atleti di fede islamica, Mellouli compreso, hanno ricevuto da parte delle autorità religiose il permesso di contravvenire alle regole durante le olimpiadi, ma evidentemente qualcuno non ha gradito.
La Gazzetta dello Sport di oggi e alcuni siti on line raccontano l’odissea del campione olimpico, fatto oggetto persino di minacce di morte che hanno spaventato i familiari. Tali minacce sono state pubblicate persino sull’account facebook dell’atleta.
“Sono in stato di choc” ha commentato un sorpreso Oussama Mellouli “penso che chi mi ha minacciato rappresenti soltanto l’1% della popolazione tunisina. Non è il caso che i miei famigliari si inquietino, ma bisogna stare attenti”.
Una minoranza, sicuramente. O perlomeno si spera. Ma la follia dell’integralismo islamico non ha risparmiato neppure gli atleti medagliati.