L'ex factotum di Bersani è in aspettativa da docente e quando smetterà con la politica potrà tornare a insegnare. È ancora sua la cattedra di educazione tecnica alla scuola media Tabacchi di Milano
Dalla tangente della Falck alla tangente della circonferenza, dagli interrogatori alle interrogazioni. L’ultima che abbiamo scoperto è questa: se domani Filippo Penati riuscisse a sfuggire la prigione di Stato e quella del Pd, potrebbe ritornare immediatamente in cattedra. E non per insegnare come si rovina l’immagine della superiorità etica della sinistra, come potrebbe pensare qualche malizioso, e nemmeno per dare lezioni sul modo in cui si manda in malora una città o sui metodi per farsi sospendere dal partito.Macché: ritornerebbe in cattedra nel vero senso della parola, cioè avrebbe il suo posto nella scuola pubblica, insegnante alla media Tabacchi di Milano, con tanto di registro e posto in consiglio di classe. Pronto a passare dai colloqui con gli avvocati a quelli con i genitori degli alunni,pronto a fare l’appello in un’aula scolastica magari in attesa dell’appello in un’aula del tribunale. Come ha rivelato Pino Corrias sull’ultimo numero di Vanity Fair su Penati «Google è in grado di trovare 689mila notizie in 0,07 secondi », ma «ne manca una: da una ventina d’anni il politico a tempo pieno che sulla questione morale sta mettendo in ginocchio l’intera sinistra ha un suo paracadute privato sotto forma di impiego pubblico«. Proprio così:Penati,ex insegnante in aspettativa da vent’anni, resta titolare del posto in cattedra. Naturalmente non prende stipendio ( e ci mancherebbe), ma viene sostituito anno dopo anno da un supplente. Il quale resta precario, mentre il titolare diventa politico di professione e s’insedia saldamente nei palazzi del potere.
Qual è la differenza tra i due? Che se arriva la crisi il precario rischia di rimanere a casa. Il politico, invece, male che vada si riprende il suo posto sicuro. Si capisce, un rifugio protetto non si nega nessuno, nemmeno a chi è sospettato di corruzione: hai rubato denaro pubblico? In attesa di scoprirlo, col denaro pubblico ti ridiamo il tuo stipendio. Che non sarà ricco come una tangente alle Coop, ma se non altro è buono e paziente. Ti aspetta anche per vent’anni. Vi pare possibile? Se si parla di costi della politica forse bisognerebbe considerare anche questi. Che forse non sono evidenti come il pranzo da Gambero Rosso regalato al Senato o il profluvio di auto blu per le vie della Capitale, ma che per certi versi sono ancor più urticanti perché nascosti e considerati quasi normali. Prendete Piero Marrazzo: appena finito il suo trans trans da governatore del Lazio, ha riavuto il posto in Rai (che per altro unisce a una pensione da consigliere regionale: oltre 2mila euro già a 52 anni, alla faccia dell’allungamento dell’età pensionabile).
Come ha notato Aldo Grasso sul Corriere della Sera , il suo esordio su Raitre è stato un reportage sulla Somalia: «Se si occupasse di cose italiane la sua credibilità sarebbe messa a dura prova», chiosa il critico. E aggiunge: «Sono convinto che un giornalista, specie se lavora nel servizio pubblico e diventa noto per la conduzione di un programma, una volta che sceglie di entrare in politica non può poi tornare a fare il suo lavoro in Rai come se niente fosse». E invece?
Invece niente: i giornalisti Rai conservano il posto, anche se è sconveniente. Del resto perché stupirsi? Lo fanno anche i magistrati: da Giuseppe Ayala a Adriano Sansa, sono tanti quelli che tornati a rivestire la toga dopo la politica. Nessuno rinuncia al rifugio sicuro.E,per i più fortunati,nel frattempo scorrono pure i contributi figurativi per una bella pensione. Vale la pena ricordare che Oscar Luigi Scalfaro entrato in Parlamento nel 1946 e tutt’ora senatore a vita, e dunque sempre mantenuto da ricche indennità parlamentari o presidenziali, soltanto per aver vestito la toga tre anni (fra il 1943 e il 1946), incassa una pensione Inpdap come ex magistrato pari a 4.766 euro netti al mese (circa 8mila euro lordi, che gli scorrono nelle tasche dal 1988).
Com’è possibile? Ovvio: grazie al versamento fittizio (cioè a carico dei contribuenti). Penati non ha avuto contributi figurativi, non ha maturato la pensione. Però ha mantenuto il suo strapuntino, il suo paracadute scolastico, la sua antica certezza da prof. Non c’è reato, chiaro: però c’è la dimostrazione di come intende la cosa pubblica, che sia una cattedra o l’area Falck.Cioè una cosa da gestire nel proprio esclusivo interesse, magari mentre si dà l’immagine dell’uomo tutto d’un pezzo, dell’amministratore ligio alle regole, dello sceriffo pronto a sacrificare tutto per il rigore.Ecco,no:lui non è così.Tutt’altro. E nell’occasione il finto sceriffo ha un solo merito: con la sua vicenda ci dimostra una volta per tutte che quella norma, conservare il posto pubblico a chi sta in politica per vent’anni,è un’aberrazione.Come tollerarla ancora? O si pone un limite al numero di mandati o si costringe chi si candida a lasciare il posto statale. Fare il moralista, fare i propri comodi e il garantito alla scuola media Tabacchi, tutto insieme e a spese nostre, è un po’ troppo. Persino per chi da sempre è amico di Bersani.
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