Per due giorni i media italiani hanno portato avanti una campagna martellante di incredibile ruffianeria nei confronti del presidente del Consiglio Mario Monti. “Vittoria personale di Monti”, “Trionfo del premier Monti”, “L’Italia vince anche a Bruxelles”.
Ma cos’era successo? Al vertice dell’Ue, dopo 13 ore di trattative, è stato dato il via libera al cosiddetto “scudo anti-spread”, un meccanismo di “salvataggio” semi-automatico per soccorrere quei Paesi i cui titoli di Stato vengono piazzati a interessi maggiormente elevati.
Un sistema per ridurre la speculazione e far respirare quei Paesi che soltanto per pagare gli interessi sul debito rischiano di collassare: Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e anche l’Italia. Questo, perlomeno, in teoria.
Sfruttando il buon umore e l’entusiasmo degli italiani per la bella vittoria nella semifinale degli Europei contro gli eterni rivali della Germania, i media e alcuni segretari di partito (Bersani e Casini su tutti, ma anche Alfano) hanno pensato bene di affannarsi a trovare parallelismi tra calcio e politica. “Non c’è solo il Mario di ieri da ringraziare, ma anche il Mario di oggi” sosteneva Pier Ferdinando Casini, il principale sostenitore politico del governo tecnico, riferendosi alla semifinale calcistica del giorno prima.
I due gol di Mario Balotelli contro la Germania, per un curioso caso del destino e di omonimia, agevolavano tale parallelismo: un super Mario del calcio ha messo k.o. i tedeschi agli Europei, il super Mario della politica avrebbe parimenti sconfitto Angela Merkel nel vertice di Bruxelles.
Peccato che se sulla vittoria della nazionale di calcio dubbi non ci possono essere, non si può dire altrettanto sul successo personale di “super Mario Monti” al vertice Ue.
Innanzitutto Monti stesso ha dichiarato che l’Italia non farà mai uso dello scudo anti-spread. Allora dove sta la vittoria? A cosa serve lo scudo anti-spread se l’Italia ha intenzione di rinunciarvi?
Ma anche se l’Italia decidesse di usufruirne, dovrebbe essere di fatto commissariata dalla “troika” Ue-Bce-Fmi, che avrebbe il compito di vigilare sugli aiuti e destinarli solo ai Paesi “virtuosi”. Questo in virtù degli accordi che hanno entusiasmato i media della Penisola.
I Paesi indebitati e nel mirino della speculazione dovrebbero quindi dimostrare di attuare politiche di rigore e austerità per potersi meritare la ciambella di salvataggio. In soldoni: “Tu, Paese indebitato, mi dimostri che stai tartassando i cittadini, io troika ti concedo di ridurre lo spread a colpi di acquisti dei tuoi titoli di Stato”. Proprio come vorrebbe (e neanche a torto) Angela Merkel.
Ecco lo scudo anti-spread. Nulla che possa agevolare l’economia di un Paese o il benessere dei cittadini, semmai soltanto tentare di salvare le casse di uno Stato nel mirino degli speculatori.
Eurobond? Neanche a parlarne.
Dove sta quindi la vittoria di Monti? Non si sa.
Tg e giornali hanno fatto a gara a chi faceva l’apologia più ruffiana del premier; Bersani, Casini e Alfano hanno tentato in tutti i modi di prendersi i meriti per aver sostenuto o addirittura “influenzato e convinto” un governo “così prestigioso” che “ottiene risultati importanti a livello internazionale”.
A differenza del passato, sottinteso.
Tra le pochi voci contrarie, quella di wallstreeitalia, che ha fatto notare come lo scudo anti-spread potrebbe rivelarsi un fuoco di paglia: troppe condizioni e troppa politica, modifiche di trattati, ratifiche, fondi salva-stati e salva-banche.
Insomma, passata l’euforia iniziale anche dei mercati, le perplessità non faticherebbero a venire fuori.
E così è: Finlandia e Olanda hanno già detto no allo scudo anti-spread, idem Horst Seehofer, leader del partito bavarese della Csu, che ha minacciato di causare una crisi di governo in Germania in caso di aiuti a Paesi periferici dell’Eurozona.
E in Italia? La metafora calcistica torna comoda. La nazionale ha perso malamente la finale contro la Spagna, sotto gli occhi di un Mario Monti visibilmente poco a suo agio in veste di calciofilo. La vittoria contro la Germania, pur pregevole e destinata in ogni caso a essere ricordata negli annali del calcio, si è rivelata un fuoco di paglia. Esattamente come quella, del tutto fasulla, di Monti a Bruxelles. Nella Borsa di Milano sta accadendo lo stesso: dopo i fuochi d’artificio di venerdì sull’onda del finto e indotto entusiasmo, ieri una giornata negativa e oggi solo un lieve rialzo: lo spread Btp-Bund resta sopra i 400, a quota 410 ma con picchi massimi fino a 423.
Ora che la nazionale ha perso, per di più con un sonoro 0-4, forse anche gli italiani non saranno più dell’umore giusto per farsi influenzare dalla falsa propaganda entusiastica dei media.
Non c’è stato alcun successo di Mario Monti a Bruxelles: lo scudo anti-spread è un bluff.
Presto, forse, lo dirà anche il Financial Times.
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