giovedì 7 febbraio 2013

Mamme della crisi: aumentano gli abbandoni Commenti Otto i casi registrati soltanto all'ospedale di Sesto. La maggior parte delle volte si tratta di madri straniere


Otto i casi registrati soltanto all'ospedale di Sesto. La maggior parte delle volte si tratta di madri straniere
di Chiara Giaquinta

Una mamma allatta al seno (Frascatore)
Una mamma allatta al seno (Frascatore)

Sesto San Giovanni, 7 febbraio 2013 - L'abbraccio di mamma e papà, il loro profumo e il loro calore. Un inizio scontato per ogni vita, sempre straordinario. Che non tutti i bambini hanno, però, il privilegio di vivere. Nelle corsie colorate e accoglienti del reparto di ginecologia e ostetricia di Sesto otto piccoli batuffoli non lo hanno avuto. Otto bambini che, una volta partoriti, non sono stati riconosciuti dalle loro mamme naturali, affidati alle cure e all’affetto di medici e ostetriche prima di essere affidati ai loro futuri genitori adottivi. Tanti sono stati nel 2012 gli abbandoni alla nascita, quasiraddoppiati rispetto al 2011, quando per cinque volte il Tribunale dei Minori è stato allertato dall’ospedale di Sesto.
Un dato significativo se si pensa che in città si è registrato circa il 3 per cento degli abbandoni sul totale nazionale, attestato intorno ai 400 mancati riconoscimenti ogni anno (dati della Società Italiana di Neonatologia). "E' il segno dei tempi, purtroppo — spiega il primario dell’Unità di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale di Sesto, Giuseppe Ricciardi —. Le mamme che non riconoscono il loro bambino dopo il parto sono nella maggior parte straniere, spesso sole e senza possibilità economiche per mantenere il loro bambino. Situazioni difficili, nella maggior parte dei casi, in cui la scelta dell’abbandono è la più responsabile".
Una decisione consapevole, che solitamente arriva dopo un percorso che le mamme affrontano insieme a medici e infermiere, attenti a non far mancare loro il sostegno necessario per affrontare uno dei momenti più difficili della loro vita. "Se una donna che partorisce nel nostro ospedale ci comunica di non voler riconoscere il bambino, ha tempo dieci giorni prima di confermare la sua decisione — spiega Ricciardi —. In quel tempo cerchiamo, insieme al Tribunale dei Minori, di aiutarla a valutare la situazione. Nel caso non cambiasse idea, i bimbi rimangono in reparto una quindicina di giorni, in attesa delle famiglie adottive. Nel frattempo vengono coccolati e amati da tutti, come se fossero figli nostri".
In effetti la sensazione di essere in famiglia, nelle corsie del reparto al settimo piano dell’ospedale è palpabile. E' forse anche per questo che sono sempre tante le mamme che qui scelgono di partorire: nel 2012 sono state 975 (meno di 100 con il cesareo), qualcuna in meno rispetto al 2011, anno in cui si sono registrati 1071 parti. "Una tendenza in linea con la media nazionale, in calo ormai da tempo,ma anche determinata dal fatto che quest’anno il nostro reparto è stato interessato da un’ampia ristrutturazione — spiega il primario —. Poi c’è anche la crisi, che di certo non fa venir voglia di far figli, soprattutto alle italiane". E i dati lo confermano: le mamme straniere che hanno partorito a Sesto sono state ben 430, quasi la metà del totale dei parti. Anche l’età media è più bassa: le nostre concittadine iniziano a pensare a un bebè tra i 30 e i 35 anni, mentre le straniere lo fanno molto prima, intorno ai 20-25 anni.

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