E'
l’ultima grana scoppiata nella sinistra italiana. Uno scontro feroce (altro non poteva essere) fra la proprietà del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, L’Unità, e un cane lupo di nome Gunther. Cose da combattimenti clandestini, ma il tema è serio perché in mezzo c’è un assegno da 1,75 milioni di euro che il cane lupo avrebbe dovuto versare nelle casse non proprio floride del quotidiano, controllato da Renato Soru. Avrebbe dovuto farlo entro il 31 dicembre 2010 sottoscrivendo una quota di 1,25 milioni di azioni di un aumento capitale a lui riservato con sovrapprezzo di 40 centesimi per ogni azione da un euro. Solo che il cane lupo ha promesso, ma non ha sottoscritto e l’aumento di capitale è lì aperto per l’inutile attesa. Lo ha rivelato Fabrizio Meli, presidente del consiglio di amministrazione della Nie, società editrice dell’Unità, nella nota integrativa al bilancio 2010 depositato con un certo ritardo alla Camera di commercio solo questa settimana. «La quota di capitale», scrive Meli, «a disposizione di Gunther Reform Holding Spa non è stata sottoscritta alla data di scadenza, in quanto è in corso un arbitrato». Gunther è proprio un cane lupo vero, che appartiene a un eccentrico farmacologo pisano, Maurizio Mian. Fu lui a inventarsi anni fa l’avventura finanziaria del suo cane lupo facendo circolare una leggenda metropolitana costruita per divertirsi con la stampa credulona (quasi tutta). Mian diffuse la notizia di un cane lupo che aveva ereditato una fortuna inestimabile da una contessa tedesca (mai esistita), Charlotte Lieberstein. Con quei soldi il cane lupo si era dato a spese pazze acquistando piccole squadre di calcio (Pontedera e Pisa), e ville appartenute a vip dello spettacolo (Sylvester Stallone e Madonna). Fino a prendere una quota in società che controllavano l’Unità. Poi rivelò la beffa, spiegando che però tutto il suo Gunther group portava proprio il nome del cane lupo di casa Mian, che se non ne era il proprietario, era comunque l’ispiratore. Certo avrebbe preferito continuare la manfrina quando venne fuori la storia del conto in Lichtenstein di Gunther. Ma anche lì se la cavò nel modo più semplice possibile: scudando tutto grazie alla nuova legge varata da Giulio Tremonti. I soldi scudati sarebbero serviti a sottoscrivere l’aumento di capitale dell’Unità, a cui non avrebbero fatto proprio alcun schifo. Non è nota la ragione del contrasto per cui tutto ciò non è avvenuto. Il contratto fra il giornale di Gramsci e la holding del cane lupo però esisteva, e di fronte al litigio non è restato che attivare l’arbitrato. Si può capire che a Gunther non debbano stare troppo simpatici quelli del Pd che vorrebbero bastonare chiunque abbia aderito allo scudo fiscale. Ma qualche salvacondotto all’Unità glielo avrebbero comunque trovato. Secondo il bilancio 2010 la situazione non è un granché florida: ci si è già mangiati per coprire le perdite negli ultimi tre anni più di 10 milioni di capitale. E gli amministratori lanciano l’allarme: «L’indice di liquidità è pari al 56%. La situazione finanziaria della società evidenzia la difficoltà a mantenere l’equilibrio finanziario e a fronteggiare le uscite nel breve termine». Servirebbe come il pane quella ciotola del lupo Gunther...di Fosca Bincher
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