Il primo ministro Jibril: "La transizione può durare da un mese a una settimana". Il presidente del Cnt Jalil parla della reintroduzione della legge islamica, la sharia. Le organizzazioni dei diritti umani: giustiziati 53 fedelissimi di Gheddafi. E sul web spunta un altro video sulla cattura del Colonnello
Tripoli - La Libia del dopo Gheddafi comincia a prendere forma. Bisogna capire cosa succederà nel Paese che dovrà mettersi sui binari democratici dopo quarant'anni di dittatura.
Basti pensare che le generazioni più giovani sono nate sotto la dittatura, non hanno mai conosciuto la libertà di pensiero e di espressione. Ma sono gli stessi giovani libici che hanno dato il viaalla rivolta contro il regime. Il nodo da sciogliere è come intendano gestire questa delicatissima fase di transizione. Tante voci si rincorrono e tante anime dialogano dentro la nuova Libia. Islam moderato contro chi rivuole la sharia, la legge islamica. Prima di tutto bisogna capire i tempi. Cioè entro quanto tempo considerare chiusa la fase di transizione. A fare chiarezza ci prova il primo ministro del Cnt Mahmoud Jibril che ha spiegato che questo processo può durare da una settimana a un mese. Il presidente del Cnt si porta già avanti e annuncia senza mezzi termini che la Libia
"come nazione musulmana la sharia è alla base della legislazione: tutte le leggi che contraddicono i principi dell’Islam sono annullate".
Queste dunque le prime promesse sul fronte interno davanti ad una piazza che raccoglie la Libia in festa. Ma davanti all'Onu i leader del Cnt Mustapha Abdul Jalil e Mahmoud Jibril sposano una posizione comune, promettendo un Paese democratico, moderno, aperto e rispettoso della dichiarazione universali dei diritti umani. Ma mettere davvero insieme tutte le anime del Paese non è facile.
Al primo posto c'è il problema delle anime islamiche più integraliste. All'interno del Cnt, Abdulhakim Beladhj, capo del Consiglio militare di Tripoli, autoproclamatosi governatore della capitale, con un passato da leader del Gruppo islamico dei combattenti libici, ritenuto vicino alla rete guidata da al Zawahiri, membro di Al Qaeda. Ed è il mondo di Al Qaeda ad esultare già sul web per la deriva islamista che avrebbe intrapreso la nuova Libia. I post sui forum jihadisti, che veicolano la propaganda di al-Qaeda recitano parole di ammirazione per il nuovo governo: "La sharia islamica sarà alla base del nostro ordinamento giuridico", "Abdel Jalil è ora il principe dei credenti", "Tutti i musulmani libici devono unirsi dietro questo leader e consegnare le loro armi. Ormai non abbiamo più nulla da temere perchè a Bengasi ha pubblicamente annunciato di aver creato uno stato islamico dove vige la sharia". Parole che fanno pensare ad un probablile nuovo avamposto del mondo isalmico integralista proprio sul medietrraneo e con base a Tripoli.
Poi c'è da mediare con la componente tribale. Alcune tribù sono molto potenti, come i Warfalla e i Magariha, e rivendicano un ruolo guida. Come i Senussi, che sono più una confraternita e potrebbero avere una funzione chiave per il coordinamento della nuova Libia. La prima cosa che dovrà fare il Cnt è dare al Paese una forza di sicurezza nazionale che risponda alle autorità lettimamente designate. Il primo banco di prova per la nuova Libia riguarda i prigionieri di guerra.
Oltre settemila prigionieri sono rinchiusi da settimane all’interno disquallide prigioni di fortuna in Libia, senza che alcuna accusa sia stata mossa a loro carico. Questi detenuti sono stati anche vittime di torture ed abusi, stando alle denunce dei gruppi per il rispetto dei diritti umani e alle testimonianze rese dagli stessi detenuti. Le prigioni sono gestite da milizie locali che fanno parte dei ribelli. Il nuovo governo non ha ancora detto nulla su come intenderà agire contro i fedelissimi di Gheddafi.
"Quello che abbiamo passato è inusuale. Non abbiamo un tribunale che si occupi di questo",spiega Ali Sweti, avvocatoche lavora con le forze rivoluzionarie a Misurata e gestisce un carcere allestito all’interno della sede di un liceo. Intanto oggi l'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (Hrw) fa sapere che la scorsa settimana in un albergo di Sirte sono stati giustiziate 53 persone appartenenti alle milizie di Gheddafi.
"Abbiamo trovato 53 corpi in decomposizione, apparentemente di sostenitori di Gheddafi, in un albergo abbandonato di Sirte e alcuni di loro avevano le mani legate dietro la schiena quando sono stati uccisi - ha detto Peter Bouckaert, responsabile di Hrw che sta indagando sulla vicenda - questo caso richiede l’immediata attenzione delle autorità libiche perché indaghino su quanto accaduto e ne chiamino a rispondere i responsabili".Questi episodi lanciano un'ombra sulla nuova Libia che sta cominciando a correre verso il futuro. Ma fa anche pensare ai tanti regolamenti di conti che fanno parte, purtroppo, degli effetti collaterali di tutte le guerre civili e non. La speranza è che Tripoli si metta alle spalle il passato torbido e si imbarchi in una nuova avventura che sia semplicemente civile.
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